BRAMBILLA A COURMAYEUR

A chiusura di questo incontro, e dopo aver ascoltato le vostre ragioni e i vostri obiettivi, vorrei focalizzare l’attenzione su tre punti fondamentali.
Il primo riguarda il turismo, le prospettive e le tendenze, con particolare riguardo alla montagna. Il secondo le figure professionali del turismo, i loro ruoli e le problematiche di cui oggi si è discusso. Infine il terzo verterà su cosa si può fare per rispondere alle vostre istanze.
Come tutti voi sapete, stiamo affrontando un anno difficile per l’economia mondiale. Ma anche se dati e informazioni ci raccontano di contrazione nei consumi, ci dicono pure che in Italia l’ondata di piena della crisi nel turismo non è arrivata. In un simile contesto risulta strategico puntare sui propri asset e quindi promuovere e sostenere il turismo, quale ricchezza inesauribile di risorse per il nostro Paese. 
Certo siamo consapevoli del fatto che le famiglie a più basso reddito hanno oggi serie difficoltà, ed è per questo che abbiamo istituito i buoni vacanza per aiutarle.
Ma per il turismo abbiamo anche informazioni positive. E la portabandiera di queste buone notizie è proprio la montagna. Ormai possiamo tranquillamente dire che la fine del 2008 e l’inizio del 2009 hanno segnato inequivocabilmente l’importanza delle destinazioni montane come traino per l’economia del turismo.
Quando pensiamo al turismo di montagna, ormai sappiamo con certezza che stiamo parlando del prodotto turistico italiano più consolidato in termini di successo e di evoluzione. Infatti ha retto il primo ventilato urto della crisi, sia questa estate che ora in questi mesi, quando tutto lasciava pensare a una forte diminuzione delle vacanze invernali.
E questo successo si deve anche e soprattutto al fatto che le destinazioni montane alpine in pochi anni sono riuscite ad offrire un prodotto estivo e invernale convincente per le famiglie, con servizi ad hoc per i bambini e anche per gli sportivi. Sono riuscite a diventare sistemi territoriali completi ed integrati per la vacanza. Non solo molte destinazioni si distinguono per aver mantenuto (modernizzando le strutture e i servizi) il radicamento con la tradizione e la cultura locale. Hanno coniugato la modernità con la loro storia e cultura, e questo connubio è risultato vincente. Anche i mercati internazionali preferiscono ormai le piccole eccellenze (collegate in rete fra loro) alle grandi stazioni alpine oltre confine.
Grazie a tutto ciò, la nostra montagna ha acquisito una posizione di primato sul mercato interno e mondiale, e in questo senso il fronte della competizione sui prezzi non diventa più per il turista il solo fattore di confronto e scelta predominante.
Il prodotto montagna ha dimostrato quindi di essere in grado di esercitare il suo fascino non solo su coloro che praticano l’attività sportiva sciistica tradizionale, ma anche su chi è motivato da una vacanza all’aria aperta, a stretto contatto con la natura. Insomma, la montagna sta facendo scuola alle altre offerte italiane su come si deve fare sistema per ottenere successi turistici. Infatti, le proposte attuali si stanno dirigendo su molte specializzazioni che vanno da quelle sportive tradizionali (come il trekking e lo sci alpino) a quelle più estreme come l’alpinismo, ma ad anche attività giovanili e ad un’altra serie di proposte che aiutano a vendere la montagna tutto l’anno.
Parliamo di grandi numeri: dai dati dell’Osservatorio nazionale del turismo risulta infatti che questi sport sviluppano milioni di presenze turistiche, 19 milioni  le presenze legate al turismo bianco.
Ma non solo, basti pensare che durante tutto l’anno solo l’alpinismo ne sviluppa oltre 3 milioni  e il trekking oltre 5 milioni.
E i turisti premiano l’offerta di vacanza in montagna grazie alla presenza di servizi mirati alle loro esigenze, e di facilitazioni per fruire del territorio e di tutte le sue risorse. E se trovano tutto questo durante la loro vacanza diventeranno ambasciatori per nuovi turisti. Quest’anno sono 4 su 10 gli ospiti che sono venuti in vacanza  in montagna grazie al consiglio di turisti soddisfatti. 
Le indicazioni dettate dal mercato della domanda ci dicono quindi che è necessario proseguire sulla via dell'”essere i migliori”; non basta proporre diverse attività sportive (sport estremi o altre) ma occorre creare servizi, scuole, eventi, proposte ad hoc (come ad esempio la settimana del parapendio, delle escursioni sulle alte vie eccetera), così come migliorare e creare le infrastrutture per il loro svolgimento.
Più in generale le leve sulle quali le destinazioni alpine dovrebbero puntare sono essenzialmente legate a fattori come:
– la qualità ospitale, che ha reso forte il modello italiano delle destinazioni montane,
– l’attenzione alla sostenibilità eco ambientale, per salvaguardare il delicato ecosistema delle nostre meravigliose montagne
– le innovazioni tecnologiche, in termini anche di impianti efficienti e sicuri
– le specializzazioni sportive che il turista può praticare e i servizi necessari.
Pensare in questi termini vuol dire ribadire che attrarre turismo significa puntare sulle motivazioni,  sulle attività e sui servizi. E qui affrontiamo la seconda tematica.
Il passaggio da un turismo per destinazioni ad un turismo per motivazioni comporta il bisogno di moltiplicare le tipologie di prodotto offerto e, allo stesso tempo, di specializzare sempre meglio le figure professionali finora coinvolte nel processo produttivo tradizionale.
La plurispecializzazione è necessaria per rispondere ad un turismo più esigente ed evoluto e porta alla inevitabile richiesta di nuovi ruoli e di nuovi addetti, o meglio alla valorizzazione ed al rinnovamento di figure professionali tradizionali.
Il turismo verde e naturale sarà ad esempio il pretesto per formare nuove figure come addetti all’accoglienza ed alla animazione, accompagnatori di turismo equestre, guide naturalistiche, esperti di turismo ambientale, della flora e della fauna,  tecnici di agriturismo, tecnici addetti alla progettazione e realizzazione delle aree verdi, e così via.
Il turismo di montagna può portare soprattutto alla valorizzazione degli operatori, e tra questi in particolare le guide alpine, verso professionalità in grado di far fruire il territorio e le proposte culturali e sportive nel miglior modo possibile. In questo appare necessaria una maggiore attenzione delle politiche turistiche verso una vera formazione e la possibilità di ricambio delle risorse umane, ma anche un abbattimento degli ostacoli soprattutto burocratici per l’esercizio delle professioni. È necessaria quindi chiarezza sui ruoli e le figure professionali per aiutarne lo sviluppo e per valorizzarne le competenze.
Pertanto oggi è sull’offerta di servizi sempre più specializzati e soluzioni di nicchia che deve puntare l’offerta turistica e la ricerca di professionalità. Contemporaneamente però è necessario da parte delle Pubbliche Amministrazioni interrogarsi su come facilitare una maggiore apertura all’inventiva imprenditoriale che nel turismo troppo spesso è bloccata da vincoli legislativi distanti dalla realtà dinamica del mercato.
Su questi aspetti grande è il lavoro che voi Guide Alpine portate avanti. È grazie a voi che abbiamo sentieri curati, segnalati, seguiti e sicuri. È grazie a voi che la cultura della montagna si perpetua. È anche grazie a voi che i turisti possono godere della montagna più nascosta, e sempre grazie a voi che molte vite vengono salvate.
Pensare al vostro lavoro solo in termini di “guida” sarebbe un sostanziale errore, perché il vostro caso è sintomatico del discorso fin qui fatto. Non si  può pensare al ruolo della guida alpina dimenticando il valore culturale della vostra professione. Non si tratta di diventare accompagnatori turistici, non si tratta solo di portare turisti in cerca di emozioni in alta montagna, ma si tratta soprattutto di riconoscere il vostro ruolo centrale di portatori della cultura della montagna. Si tratta di considerarvi come chi ha la conoscenza della montagna e può e deve trasmetterla all’ospite. Si tratta di aiutarvi ad espletare un compito così importante, per far conoscere e rispettare le nostre valli e le nostre delicate e amate montagne.
Come ho detto prima, la competizione delle nostre destinazioni turistiche si vince grazie ad una serie di componenti, non è solo il prezzo o una tariffa ad attrarre un turista, è soprattutto la capacità di far vivere fino in fondo e far apprezzare la cultura della montagna a chi ci sceglie. 
E ora arriviamo al terzo punto, quello che mi piace di più perché mi permette di fare qualcosa e di intervenire affinché il turismo finalmente in Italia possa prendere il posto che merita e cioè quello di un settore economico primario per lo sviluppo del nostro sistema Paese.
Oggi ho ascoltato le vostre istanze, così come nei giorni e mesi passati ho concentrato la mia attenzione ad ascoltare le istanze delle imprese e dei territori. Ora posso cominciare a dare delle risposte, a lavorare affinché vi possa dare delle risposte.
Prima di tutto rispetto alle figure professionali turistiche, aprirò un canale di concertazione con le Regioni, in sede alla conferenza Stato Regioni. Questo perché nonostante si possa attribuire ai poteri dello Stato e del Governo la possibilità di legiferare per definire gli albi professionali e le nuove figure professionali, ho intenzione di lavorare in sinergia con le Regioni, per evitare innalzamenti di scudi e barriere che non faciliterebbero anzi ostacolerebbero le vostre richieste. È mia intenzione stimolare le Regioni a concordare su una semplificazione e una contemporanea definizione chiara dei ruoli e delle competenze, per evitare sovrapposizioni di figure di difficile comprensione per il turista ospite. Il convegno di oggi mi dà l’occasione e lo spunto per aprire questa nuova linea di lavoro con le Regioni per tutte le professioni turistiche.
Per quanto riguarda invece le richieste di aiutarvi ad essere più competitivi nei confronti delle destinazioni montane oltre confine, vi posso assicurare che è una mia linea prioritaria lavorare per migliorare la competitività delle nostre imprese e dei professionisti quali voi siete. Ho intenzione di istituire immediatamente una commissione di lavoro su queste tematiche presso il mio dipartimento ed un colloquio interministeriale per capire quali leve si possano attivare per incentivare, sviluppare e migliorare le performance degli operatori, anche attraverso leve di incentivazione fiscale. Adottando ad esempio possibili misure per contrastare una crisi annunciata ma soprattutto per migliorare e permettere di sviluppare efficacemente questo comparto economico fondamentale per il nostro futuro.