“Se malauguratamente il disegno di legge Amato-Ferrero sull’immigrazione dovesse passare in Parlamento, un minuto dopo saremmo pronti a raccogliere le firme per un referendum abrogativo». Michela Vittoria Brambilla, presidente dei Circoli della libertà, girando l’Italia per fondare nuovi circoli ha scoperto che «alla gente comune non piace affatto il progetto del governo Prodi di aprire le frontiere in modo indiscriminato, anzi è molto preoccupata e se ne sente quasi minacciata». Per questo, spiega a Panorama, ha deciso di contrastare il provvedimento con le armi tipiche dei movimenti d’opinione: denunce pubbliche, petizioni, raccolte di firme. L’obiettivo è replicare il successo della crociata dei Circoli della libertà contro i ticket sanitari sulle visite specialistiche, che il governo si è visto costretto a cancellare. Quanto all’ipotesi del Foglio che possa essere lei l’erede di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni politiche, preferisce non commentare, ma «lavorare e far parlare i fatti». Che il progetto Amato-Ferrero abbia le maglie più larghe della Bossi-Fini, per Brambilla non deve stupire: «Dietro c’è il pressing di qualche sindacato e probabilmente di qualche partito in cerca di immigrati per infoltire la schiera dei tesserati, e quello dei partiti di sinistra che vorrebbero farli votare al più presto, prima alle amministrative e poi alle politiche, sperando di riceverne qualche vantaggio. Questo, in politica, ci può stare. Mi preoccupano invece altri aspetti, frutto di demagogia e pressappochismo».
Un esempio? «L’autosponsorizzazione. Se passasse, questa norma diventerebbe un ulteriore strumento a disposizione delle 18 organizzazioni criminali di matrice straniera che, secondo i dati dell’Interpol, si sono già insediate in Italia e che nei clandestini hanno la loro manovalanza: pur di importarli sarebbero pronte a mettere in tasca all’immigrato una somma sufficiente a rendere legale la presenza in Italia. Mi fa piacere che il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, proprio sul tema dell’autosponsorizzazione abbia fatto marcia indietro, ammettendo di avere preso un clamoroso abbaglio. Ma non poteva pensarci prima di firmare?».
Non sarà che Brambilla nutre qualche pregiudizio sugli immigrati? «Non sono affatto xenofoba, non è nel mio dna» replica tranquilla. «Anzi, come imprenditrice considero gli immigrati una necessità per lo sviluppo dell’Italia. Faccio un esempio: nella provincia di Genova, l’età media è di 47 anni e gli ultrasessantacinquenni superano il 27 per cento. Senza gli immigrati, non solo a Genova ma anche in altre regioni del Centro-Nord sarebbe impossibile trovare la forza lavoro per lo sviluppo delle imprese. Un conto è fissare regole con questo obiettivo, come avviene negli altri paesi europei. Ma aprire le porte in modo indiscriminato per squallide finalità di tornaconto politico e con rischi per la sicurezza è una follia. Oggi un reato su tre è commesso da immigrati, come ha ricordato lo stesso ministro dell’Interno. E persino le sonnolente istituzioni europee hanno avuto da ridire sulla normativa Amato-Ferrero».
Altri punti critici? «Il provvedimento vuole concedere agli immigrati tutti i diritti, senza metterli sullo stesso piano dei doveri» sostiene Brambilla. «Che dire poi dell’altra novità per cui, dopo un anno di permanenza in Italia, il controllo dell’immigrato passa dalle forze di polizia a quelle dei comuni? Di quali strumenti sono dotati per controllare attività, reddito e tipo di vita di un immigrato? Risposta ovvia: nessuno». Conclusione? «Peggio di così, che cosa? Questa legge non la faremo passare mai».”
