“Uno dei problemi più interessanti nati nel centrodestra proprio durante la campagna elettorale è dato dall’investitura a Michela Vittoria Brambilla e ai suoi Circoli della libertà da parte del leader di Forza Italia. Si è così creato un timore nello stesso gruppo dirigente di Forza Italia, quasi che Silvio Berlusconi volesse abbandonare gli elettori e gli eletti del suo partito e della Casa delle libertà. Ma la ragione per cui Berlusconi ha evocato Michela Vittoria come sua espressione, è in funzione della sua rappresentanza come simbolo nel suo popolo, la dimensione con cui Berlusconi comunica oltre le figure di partito. Se consideriamo Michela Vittoria, essa assomiglia a un Silvio Berlusconi in gonnella perché si rivolge a quel sentimento profondo di identità e di passione che lega Berlusconi ai suoi elettori. Credo che si possa usare in questo caso, il termine “carisma” nel senso usato da Max Weber che lo toglie dal linguaggio cristiano. E si manifesta come capacità di sentimenti profondi, come evocatore del bisogno di identità e di passione che fondano una comunità politica.
In Berlusconi vi è questa capacità di sentire un bisogno di identità di un popolo a cui sono stati tolti i partiti democratici, di trovare in un volto ciò che non poteva più trovare nella memoria. Non è possibile ricostituire la Dc di Forlani e De Mita, meno che mai quella di Moro e di Fanfani, e questo vale per il Psi di Craxi. Il popolo che votava, riconoscendoli come suoi veri rappresentanti di questi partiti, è rimasto un popolo senza identità. Non c’era ideologia per soccorrerlo perché anche i partiti di sinistra, ricchi di memoria, devono censurare la loro storia reale e darsi a un continuo cambiamento del volto e del nome. Forza Italia come partito non ha ideologia e non ha nemmeno memoria, i suoi gruppi dirigenti non si possono legittimare con il ricorso al passato e devono farlo solo in termini di puro presente.
Berlusconi a Genova ha fatto un comizio politico altamente significativo del suo carisma; ha detto che la scelta che richiede ai suoi elettori è la fede nella libertà. Egli parla di “fede” in senso proprio, non disgiunta dalla speranza della vittoria, né separata dalla carità che rifiuta di vedere l’avversario un nemico. Mentre la definizione di Berlusconi come nemico della democrazia fa parte dell’identità al presente dei partiti dell’Unione. Paradossalmente essi appaiono legati all’opera di Berlusconi, perché il contro Berlusconi è l’essenza della loro identità. Abbiamo di fronte un carisma liberale, democratico e cristiano che non può essere definito nelle categorie di “populismo” e “antipolitica”; è proprio Berlusconi a mantenere il bipolarismo, che oggi è essenziale in Italia sia alla democrazia sia alla politica. Ma Berlusconi non vuole identificarsi in un partito, nemmeno nel suo, vuole esprimere il suo simbolo e la sua figura propria di rapporto immediato con il popolo mediante un volto che sia il suo rappresentante, che dica cioè delle parole politicamente scorrette come egli solo sa dirle in tutto lo schieramento di centrodestra. Come quella di “comunismo” usata come termine politico attuale.
Un volto di donna, fiammeggiante imprenditrice, che usa le parole forti nell’identità del popolo berlusconiano, ringiovanisce così il volto del leader stesso. Michela Vittoria non è una alternativa a Forza Italia, è l’espressione del simbolo Berlusconi come volto espressa in un’altra generazione. Nella forma di un movimento attorno a passioni di identità e di valori che danno personalità alla politica, senso alla democrazia, linguaggio politico al superamento del nemico proprio del Cristianesimo. I Circoli devono mantenere la figura di movimento, quel “di più” rispetto a un partito che il carisma di Berlusconi non può non generare. I rapporti tra i Circoli e il partito avranno qualche difficoltà, ma il partito di Forza Italia vive del carisma di Berlusconi e non può non desiderare che il suo linguaggio, politicamente scorretto, sia parlato non dalle parole forbite di Sandro Bondi, né da quelle politicamente colorite di Fabrizio Cicchitto, e nemmeno da quelle dei grandi ministri di Forza Italia come Giulio Tremonti o Beppe Pisanu. Una biga richiede due cavalli e Berlusconi ha trovato la coppia.”