Nel ringraziare vivamente Hervé Novelli e Joan Mesquida Ferrando per avere non soltanto voluto accogliere prima con interesse e poi, devo dire, anche con entusiasmo questa mia iniziativa, ma per aver anche contribuito, in queste settimane di lavoro, a perfezionarla in tutte le sue parti, penso che sia opportuno chiarire, anche da parte mia, scopi e finalità del protocollo d’intesa che ci accingiamo ora a firmare e che rappresenta un passaggio veramente innovativo per l’intero settore del turismo europeo. Una vera rivoluzione di scenari e strategie.
E intendo partire elencando le ragioni che hanno portato a questo accordo e che potrebbero essere riassunte in un solo concetto: lungimiranza.
O, per meglio dire, capacità di muoversi in anticipo e insieme per affrontare i problemi che la congiuntura economica internazionale ci prospetta, e per creare percorsi di crescita a lungo termine.
Può apparire strano che tre Paesi fino a ieri impegnati in una tenace concorrenza turistica, ora si siedano allo stesso tavolo siglando una sorta di trattato di alleanza. E, certamente, la nostra iniziativa rivoluziona quelle che sono state le politiche turistiche internazionali fino ad ora portate avanti dai nostri Paesi.
Ma vi è un motivo di fondo abbastanza semplice che spiega il senso del nostro protocollo d’intesa: ed è il fatto che ora, con la globalizzazione e con la nascita di nuove destinazioni turistiche, lo scenario internazionale è sostanzialmente mutato rispetto agli anni passati.
A differenza di quel che accadeva fino a qualche anno fa, i flussi turistici, enormemente aumentati di volume, sono sempre più oggetto di spinte centrifughe che, privilegiando altri mercati, tendono ad allontanarli dall’Europa.
Certo, l’Europa continua ad assorbire più della metà del turismo internazionale, ma ci sono due dati di fatto che non bisogna sottovalutare.
Il primo è che, a fronte di un volume di flussi che ormai ha superato, nel mondo, i 900 milioni di turisti e che, in pochi anni, raggiungerà il miliardo, le quote di mercato dei nostri tre Paesi si stanno, sia pur gradualmente, assottigliando.
Il secondo è che ormai sono molti i mercati fuori della vecchia Europa che si contendono con tutti i mezzi questa indiscutibile fonte di ricchezza.
Del resto questo non è certo il solo settore in cui la vecchia Europa rischia di subire gli effetti di concorrenti emergenti ed agguerriti.