Caro direttore,
approfitto della sua ospitalità per rompere il silenzio con il quale ho osservato in queste settimane lo svolgersi della cronaca politica e affidare a lei la diffusione di questa mia riflessione. Quella di un’imprenditrice pragmatica, che rappresenta la quarta generazione di una famiglia di industriali impegnata nel settore dell’acciaio e che cerca di onorare il cognome che porta con fattiva operosità lombarda, con concretezza e con il desiderio di evitare perdite di tempo.
Mi sono spesso sentita rimproverare, da parte dei protagonisti della dialettica politica da prima repubblica, la mia mancata provenienza da quella che viene definita la “casta”. È certamente vero: sono arrivata al mandato parlamentare dopo aver esercitato quello quadriennale, anch’esso elettivo, di presidente nazionale dei giovani imprenditori di Confcommercio, un raggruppamento di circa un milione di dinamiche imprese italiane.
In casa mia, come in quella di tutti gli imprenditori, si parla di politica solo in ragione di quello che ne dovrebbe essere il reale contenuto: la sua capacità di farsi interprete delle istanze dei cittadini e di servirle. Ecco perché sono sinceramente sconfortata dal fatto che non esista una forza d’opposizione che possa garantire un progetto credibile ed un apporto costruttivo, impegnata come è nel cercare di imbastire una crociata contro il premier. Ecco perché sono a disagio davanti alla rappresentazione che una certa politica dà di sé ogni giorno, sui media come in Parlamento, rafforzando negli italiani la convinzione che questo nobile impegno si possa riassumere esclusivamente in inutili chiacchiere, se non risse, finalizzate al sostegno di interessi di parte e di partito.
Per questo mi riconosco nella posizione assunta dal Presidente Berlusconi, in sostanziale adesione anche ai motivati appelli fatti più di recente dal Presidente della Repubblica. Quella cioè di un confronto che non debba uscire dai binari imposti dal dettato costituzionale, pur avendo da parte nostra toni aspri, vista la scandalosa e preconcetta faziosità che oggi contraddistingue l’operato sia dei partiti dell’opposizione che di certa magistratura. E ha doppiamente ragione il Presidente del Consiglio a voler rimettere con forza, sul tavolo dei problemi da risolvere, quello assolutamente primario del rilancio dell’economia e di tutto ciò che, anche in sede costituzionale, bisogna al più presto riformare per far riprendere a questo Paese la via dello sviluppo.
Che è poi quel che oggi chiede a gran voce la stragrande maggioranza degli elettori di ogni ceto sociale.
Infine, direttore, un ultimo doveroso chiarimento su questa banale contrapposizione tra falchi e colombe che domina da tempo le cronache politiche. Per inciso, non sono né l’una né l’altra: sono per il dialogo costruttivo, per rimettere al centro le questioni concrete e di reale interesse per il Paese e sono per il sacrosanto rispetto delle Istituzioni. Allo stesso tempo sostengo con forza, insieme al mio partito, la necessità che la politica si offra in modo trasparente al giudizio dei cittadini. Gli italiani vogliono essere informati di tutto quanto viene deciso sulle loro teste e coinvolti, come noi facciamo, nelle decisioni che direttamente li riguardano. Non intendono più dare deleghe in bianco ai professionisti delle chiacchiere e lo hanno dimostrato garantendoci il loro voto in tutti gli ultimi appuntamenti elettorali. E di questo sentimento che da sempre mi faccio interprete, prima con i Circoli della libertà ed ora anche come responsabile delle iniziative movimentiste del partito e dei Promotori della libertà. Ed ecco perché mi coglie del tutto estranea ed inconsapevole la polemica di questi giorni, che ho peraltro appreso dalla stampa, circa una mia presunta – e non reale – intenzione di organizzare una manifestazione di piazza contro gli apparati istituzionali. Non è certo questo il movimentismo che promuoviamo e nel quale crediamo.
Michela Vittoria Brambilla, Libero, 4 febbraio 2011