“Un volume d’affari che sfiora i 100 miliardi di euro. Due milioni e mezzo di minori sfruttati. I clienti? In 80mila partono soltanto dall’Italia, ogni anno, per una vacanza di natura sessuale. «I viaggi della vergogna», li chiama Michela Vittoria Brambilla. Il sottosegretario alla Presidenza con delega al turismo assicura che il governo non ha alcuna intenzione di tollerare queste pratiche. Non più. «Il silenzio è oggettiva complicità», dice. E allora ecco una campagna di comunicazione, elaborata dal dipartimento che dirige, con lo scopo di «informare», «dissuadere», «contrastare».
SPOT A TAPPETO
Il battage pubblicitario, spiega Brambilla, sarà a tappeto. E troverà spazio, con manifesti, pagine pubblicitarie, locandine, brochure, spot, in tutti i luoghi «dove è solito accedere o transitare il turista». Esempi: sulla cartellonista degli aeroporti; nelle riviste che si trovano in aereo nella taschina del sedile davanti; sui monitor dei vettori che fanno tratte internazionali. Ma anche nelle agenzie di viaggio e nei tour operator che si impegnano ad adottare il codice di “certificazione turismo responsabile”. Che è la seconda iniziativa promossa dal sottosegretario Brambilla. E che, spiega, «impegnerà gli operatori del turismo ad adottare nei confronti della loro clientela norme di comportamento funzionali alla lotta allo sfruttamento sessuale dei minori».
LA CERTIFICAZIONE
I tour operator che accettano le regole del codice dovranno inserire, nei contratti stipulati con i propri corrispondenti esteri, «precise clausole» per non agevolare «il contatto fra turista ed eventuali sfruttatori di minori a fini sessuali». Non solo. I professionisti del turismo che sottoscrivano l’accordo con la Presidenza del Consiglio dovranno imporre «alle strutture alberghiere di non consentire l’accesso, nelle camere dei clienti, a minori del luogo che possano essere gestiti da organizzazioni che operano nel settore dello sfruttamento della prostituzione». La vera novità, spiega Brambilla nel corso di una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi, sta «nell’intenzione del governo di mettere insieme tutti gli operatori dell’industria turistica». Che avranno un ruolo importante nel sensibilizzare i viaggiatori sull’intreccio perverso tra turismo e pedofilia.
12 ANNI DI CARCERE
Già. Perché molti ignorano che esista, in Italia, una legislazione rigorosa in materia. E lo ignorano, lamenta Brambilla, per il fatto che «le norme sono rimaste largamente disattese». Articolo 5 della legge 269/98: tanto chi intraprende un “viaggio della vergogna” quanto coloro che le organizzano sono puniti «con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da trenta a trecento milioni delle vecchie lire». Insomma. non si scherza. In più secondo l’articolo 10 della stessa legge, la giustizia del nostro Paese è competente a perseguire il reato di pedofilia «anche se il cittadino italiano lo commette all’estero». Quanti sono a conoscenza di questa legge? È il problema che si pone l’esponente di governo: «Ritengo indispensabile», aggiunge ancora il sottosegretario Brambilla, «chiedere agli operatori turistici che organizzano viaggi in paesi esteri di inserire nei documenti di viaggio un esplicito richiamo alle pene previste per questi reati». In modo che chi parte con una certa idea sappia a cosa va incontro.
La campagna antipedofilia del dipartimento per il turismo ruota intorno a uno slogan. Volutamente forte: «E se quel bambino fosse tuo figlio?». Il progetto ha già ricevuto numerose adesioni. Comprese quelle delle principali sigle associative del turismo, dell’Enac, dell’Ecpat (un’associazione che lotta a livello planetario contro i reati di pedofilia). Non è finita. Perché la Brambilla ha chiesto e ottenuto di collocare in Italia, a Roma, la sede del Segretariato del Comitato mondiale per l’etica del turismo. «Il nostro obiettivo», conclude il sottosegretario, «è illuminare una zona d’ombra. Non degna di un mondo che si definisce civile».
Salvatore Dama, Libero, 12 novembre 2008″