“Se un albergo a 5 stelle presenta caratteristiche diverse a seconda che si trovi in Sicilia o in Emilia, se lo standard qualitativo di un hotel non viene mai controllato, se ogni regione italiana è libera di legiferare in modo autonomo facendo ricorso a una legge quadro del 1983, forse si spiega meglio la difficoltà del nostro movimento turistico rispetto ai concorrenti europei e mondiali.
Sull’argomento ha scelto di intervenire anche Michela Vittoria Brambilla, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega al turismo. «L’inchiesta del Corriere – dice Brambilla – pone giustamente sotto i riflettori uno dei problemi dell’industria italiana del turismo. E uso il termine industria non a caso: questo è un settore che ha un fatturato da 150 miliardi di euro, vale l’11% del Pil e occupa 2 milioni e mezzo di persone. Un settore che in una fase di crisi economica come quella attuale potrebbe risultare vitale per le sorti del nostro sistema».
E invece la macchina del turismo italiano mantiene un’andatura costante ma non corre. In tanti cominciano a superarci.
«È vero. Negli ultimi 15 anni gli arrivi per turismo in Italia sono cresciuti del 36%. Sembrerebbe una buona cifra ma non regge il confronto con la Spagna che cresce del 63% o con la Gran Bretagna che sale del 66%. Senza parlare del +323% della Turchia e del 346% della Cina».
Quali i fattori che rallentano la crescita italiana?
«Malgrado gli sforzi, la promozione turistica effettuata finora dalle Regioni è risultata disarticolata. Manca una politica di coordinamento centrale (come c’è in Spagna) indispensabile soprattutto per affrontare i grandi mercati stranieri. Il paradosso è che la nostra industria segna il passo non per mancanza del prodotto (l’Unesco ci mantiene in cima al mondo per patrimonio artistico e culturale) ma perché non siamo capaci di vendere i nostri prodotti. Bisogna trasformare il turismo in un’industria dell’ospitalità».
I primi provvedimenti in agenda per avviare il cambiamento?
«Innanzitutto ho intenzione di operare una sintesi tra i moltissimi enti esistenti in campo turistico creando un centro di coordinamento nazionale che dia coerenza a tutto il settore. Ho già creato un’ unità di missione che si occupi del rilancio dell’immagine dell’Italia nel mondo. Poi serve un’integrazione delle politiche di sviluppo turistico con quelle per le infrastrutture, la logistica e i beni culturali. Infine favorire e incentivare accordi turistici tra grandi tour operator e Paesi molto strategici come Cina, Corea, India».
E gli standard qualitativi dei alberghi?
«Avvieremo un politica di sostegno all’innalzamento della qualità del servizio, puntando anche al miglioramento della formazione professionale degli operatori».
Si attende resistenze da parte delle Regioni?
«Non ho ambizioni prevaricatrici ma bisogna fare il punto per capire in che modo sciogliere i nodi del settore. Vado serena al confronto con le Regioni perché so che abbiamo lo stesso obiettivo: restituire competitività al turismo italiano».
Corriere della Sera, 9 giugno 2008″