“Siamo seduti, mentre gli altri paesi competitor corrono: questa la definizione dell’Italia turistica usata dal sottosegretario con delega al turismo Michela Vittoria Brambilla, nel presentare ieri a Roma i primi dati ufficiali dell’Osservatorio nazionale del turismo.
È andata male e il segno meno regna sovrano su tutte le tabelle di riferimento: in calo la spesa complessiva (-2,7%), in discesa gli arrivi alle frontiere (-1,6%) e in picchiata i pernottamenti (-5,7%).
«Non siamo al tracollo, ma ci troviamo a fronteggiare una situazione che preoccupa tutti, operatori in testa», ha detto, senza mezzi termini, Brambilla, «soprattutto perché questa cattiva congiuntura (gli alberghi hanno perso il 5% di clientela) si è verificata anche a fronte di un consolidamento dell’offerta extra-alberghiera».
«A questo punto», ha continuato Brambilla, «si impone un’effettiva politica nazionale per il turismo che dia una decisa inversione di tendenza, anche perché non possiamo permetterci di rimanere ancorati a un 11,5% del pil, quando in paesi come la Spagna il turismo corrisponde a oltre il 18%».
«In altre parole», ha aggiunto Brambilla, «ci vuole una vera programmazione di sistema per rilanciare l’offerta tradizionale, ma anche per individuare nuovi asset che possano competere sui mercati internazionali. Purtroppo, siamo anche in forte ritardo rispetto alle strategie commerciali e promozionali, in quanto tutti i paesi competitor stanno già lavorando sul medio-lungo termine. Dobbiamo recuperare e in fretta».
Ma è l’effetto combinato di quattro fattori quali dollaro, petrolio, Napoli e Alitalia, come ha poi ricordato il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello, ad aver contribuito quest’anno più che nel recente passato, alla débâcle di un settore che sembra aver perso grinta e accentuato le differenze anche infrastrutturali da una parte all’altra della penisola.
«A preoccupare», ha evidenziato Mondello, «è anche il forte divario tra Centro-nord o Sud e ne è una riprova il fatto che, scorporando la media nazionale, la diminuzione di arrivi e presenze nel Mezzogiorno arriva al -16%. Ma c’è una nota positiva che può giocare a favore del rilancio: gran parte degli oltre 420 mila soggetti che compongono il comparto turistico italiano, è composto da piccole e medie imprese, che hanno sempre dato prova di dinamicità e reattività. Bisogna ripartire da questa forza».
Così come occorre continuare sulla strada del coordinamento, anche rispetto alle informazioni statistiche, come ha sottolineato Luigi Biggeri, presidente dell’Istat.
Di certo il quadro delineato dall’Osservatorio è a dir poco desolante: accanto alla copiosa defezione degli americani (-25%) ha sorpreso tutti il calo nei pernottamenti di tedeschi, austriaci e francesi, che rappresentavano i bacini turistici di riferimento, quelli più sicuri, almeno fino a due anni fa. E anche tra gli italiani, la contrazione dei consumi ha determinato un forte calo nel periodo di vacanza, sceso da 15 a 10 giorni come media.
In generale, come ha concluso il direttore del dipartimento turismo, Angolo Canale, stiamo certificando, purtroppo, la diffusione del cosiddetto «turismo di ripiego», che non può corto confortare l’industria dei viaggi che cerca un riscatto nell’offerta d’eccellenza.
Andrea G. Lovelock, Italia Oggi, 2 ottobre 2008