“Quattro cavalli, due asini, otto capre, quattordici cani, ventisei gatti: è la fattoria del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. La mia grande famiglia, dice lei, “tutti, tranne un cavallo, sono animali che ho salvato dalla strada e che difficilmente avrebbero trovato una casa, molti sono vecchi, malati, traumatizzati dai maltrattamenti subiti”.
La passione per gli animali a quattro zampe, il ministro ce l’ha da sempre. Cresciuta in una famiglia impegnata nell’industria dell’acciaio con una grande attenzione per gli animali: “Una sensibilità che mi porto dentro fin da bambina”. Il ministro con delega agli animali questa estate si è data molto da fare per combattere il problema degli abbandoni. Tant’é che il numero “è sceso del 53 per cento”, precisa.
È stata fatta un’importante campagna di sensibilizzazione anche attraverso il sito www.turistia4zampe.it, per consentire agli otto milioni di padroncini di portare i propri animali in vacanza. E i risultati ci sono stati: 100mila accessi nelle prime 6 ore; in tanti non se la sono più sentita, per fortuna, di andare a divertirsi, al mare o in montagna, senza i fedeli compagni. E tra luglio e agosto si registra un aumento del 19 per cento di cani partiti con i propri padroni.
Parlamento e governo
Sconfiggere l’abbandono degli animali è l’obiettivo della ministra Brambilla impegnata con decisione (insieme al sottosegretario al Welfare, Francesca Martini) a rendere gli italiani “più civili, siamo indietro rispetto ai francesi e agli inglesi e io un po’ me ne vergogno”.
Sarà una lunga battaglia “Una battaglia che intanto prevede il carcere fino a un anno per chi lascia in strada un animale”, ricorda Bramilla. “Le leggi ci sono, ma è difficile farle applicare. Comunque c’è un fronte compatto parlamento-governo e associazioni, il cui apporto è fondamentale, per dare vigore a una nuova coscienza animalista in Italia”. Non solo. “Sto lavorando con la Gelmini affinché nelle scuole vengano istituiti corsi per sensibilizzare i più piccoli al rispetto per l’ambiente e il mondo a quattro zampe”. Educazione animale….
“Siamo solo all’inizio e ci stiamo lavorando: probabilmente sarà un progetto sperimentale per le scuole dell’obbligo”, conferma il ministro all’istruzione. “Le nuove generazioni sono sicuramente più sensibili al problema, ma è importante una educazione corretta proprio nell’età in cui si apprendono le prime nozioni. Gli animali sono degli esseri straordinari, pensate ai grandi risultati che si ottengono con il loro utilizzo nella pet therapy”.
Insomma l’ora degli animali a scuola sembra mettere d’accordo proprio tutti. “Un tema che ha la dignità per essere trattato in ambito scolastico”, dice Carla Rocchi, presidente dell’Ente nazionale protezione animali. “E lo spazio c’è, ma non è mai stato riempito, è quello di educazione civica”, continua Rocchi che è stata sottosegretario all’istruzione dal 1996 al 2000.
“Sul tema sono state emanate, soprattutto nell’ultimo periodo, tante di quelle leggi che andrebbero illustrate e spiegate a chi ha già in casa un animale (una famiglia italiana si tre) e a chi ha intenzione di prendere un cucciolo, e quale migliore luogo se non la scuola”, aggiunge il presidente dell’Empa. “Il problema semmai è chi penserà alla formazione degli insegnanti. Di solito le nuove generazioni sono più aperte e sensibili, i paletti come spesso accade, li mettono gli adulti”.
Intanto dal governo arriva un altro segnale di impegno e coerenza. Sono appena entrate in vigore, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, le norme antirandagismo dell’ordinanza ministeriale, firmata a luglio dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini. Il provvedimento prevede per una maggiore tutela, il benessere degli animali ricoverati nei canili e per combattere i centri “lager”, oltre all’obbligo di sterilizzazione entri i 60 giorni dal ricovero, il blocco della capienza a 200 cani all’interno di ogni struttura.
Inoltre stabilisce che le strutture individuate dai comuni dovranno essere compatibili con il benessere degli animali, disponendo pertanto la possibilità di una convenzione a favore di strutture gestite da associazioni onlus o enti morali. La normativa, puntando su una maggiore trasparenza, ribadisce la precisa responsabilità dei sindaci, per quanto riguarda la verifica sullo stato di salute e benessere dei cani, anche nel caso di animali rivenuti sui propri comuni, ma collocati in strutture che si trovano su un territorio non di loro competenza.
Le associazioni sono fiduciose
Le associazioni riprendono ad avere fiducia nelle istituzioni. “Un importante e positivo passo in avanti nella tutela degli animali nei canili e nella lotta al randagismo”, commenta il responsabile della lega antivivisezione, Ilaria Innocenti, “solo così si può implementare la civile cultura dell’adozione, curarne il buon esito, monitorare costantemente le condizioni degli animali e garantire quel turn over indispensabile per contrastare il randagismo e trovare una nuova famiglia agli animali vittima dell’abbandono”. E il governo è pronto a collaborare: “Ho chiesto una maggiore valorizzazione delle associazioni animaliste e dei loro volontari”, informa Brambilla, “perché svolgono un ruolo sociale importante e vanno a coprire con la loro attività le lacune lasciate, a volte, dalle istituzioni”.
Daniela Mastromattei, “Libero”, 11 settembre 2009″