BRAMBILLA:”ACCORDO ITALIA-FRANCIA-SPAGNA”

Di seguito l’intervento tenuto dall’on. Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega al Turismo, alla conferenza stampa del 19 febbraio 2009, per la sigla del protocollo d’intesa tra i governi italiano, francese e spagnolo in tema di politiche turistiche.

Nel ringraziare vivamente Hervé Novelli e Joan Mesquida Ferrando per avere non soltanto voluto accogliere prima con interesse e poi, devo dire, anche con entusiasmo questa mia iniziativa, ma per aver anche contribuito, in queste settimane di lavoro, a perfezionarla in tutte le sue parti, penso che sia opportuno chiarire, anche da parte mia, scopi e finalità del protocollo d’intesa che ci accingiamo ora a firmare e che rappresenta un passaggio veramente innovativo per l’intero settore del turismo europeo. Una vera rivoluzione di scenari e strategie.
E intendo partire elencando le ragioni che hanno portato a questo accordo e che potrebbero essere riassunte in un solo concetto: lungimiranza.
O, per meglio dire, capacità di  muoversi in anticipo e insieme per affrontare i problemi che la congiuntura economica internazionale ci prospetta, e per creare percorsi di crescita a lungo termine.
Può apparire strano che  tre Paesi fino a ieri impegnati in una tenace concorrenza turistica, ora si siedano allo stesso tavolo siglando una sorta di trattato di alleanza. E, certamente, la nostra iniziativa rivoluziona quelle che sono state le politiche turistiche internazionali fino ad ora portate avanti dai nostri Paesi.
Ma vi è un motivo di fondo abbastanza semplice che spiega il senso del nostro protocollo d’intesa: ed è il fatto che ora, con la globalizzazione e con la nascita di nuove destinazioni turistiche, lo scenario internazionale è sostanzialmente mutato rispetto agli anni passati.
A  differenza di quel che accadeva fino a qualche anno fa, i flussi turistici, enormemente aumentati di volume, sono sempre più oggetto di spinte centrifughe che, privilegiando altri mercati, tendono ad allontanarli dall’Europa.
Certo, l’Europa continua ad assorbire più della metà del turismo internazionale, ma ci sono due dati di fatto che non bisogna sottovalutare.
Il primo è che, a fronte di un volume di flussi che ormai ha superato, nel mondo, i 900 milioni di turisti e che, in pochi anni, raggiungerà il miliardo, le quote di mercato dei nostri tre Paesi si stanno, sia pur gradualmente, assottigliando.
Il secondo è che ormai sono molti i mercati fuori della vecchia Europa che si contendono con tutti i mezzi questa indiscutibile fonte di ricchezza.
Del resto questo non è certo il solo settore in cui la vecchia Europa rischia di subire gli effetti di concorrenti emergenti ed agguerriti.
Forse che la decisione di introdurre una moneta unica, l’euro, non sia stato un progetto anch’esso lungimirante realizzato proprio per tutelare solidità e valore dell’economia europea?
Non si tratta quindi di frenare una mobilità che, soprattutto nel caso del turismo, ubbidirà sempre di più a libere scelte di mercato alle quali sarebbe ormai del tutto anacronistico contrapporre norme di tipo protezionistico.
Ma piuttosto – e questo è il senso dell’accordo che andiamo a sottoscrivere – tutelare e rafforzare l’identità di tre Paesi che, disponendo di un patrimonio di storia, di cultura e di tradizioni che è unico al mondo, possono, l’uno insieme all’altro, l’uno come complemento dell’altro e ciascuno con le proprie specificità, realizzare in maniera congiunta strategie, sistemi di promozione e pacchetti turistici integrati ancora più  strutturati e così in grado di meglio fronteggiare la sempre più agguerrita concorrenza che si svilupperà da parte di altri mercati.
Tanto che l’Europa possa, anche in futuro, restare sempre, per ogni tipo di turista, una imperdibile opportunità di conoscenza, di esperienze e di apprendimento culturale
Senza in alcun modo intaccare o indebolire le specificità di offerta di ciascuno di questi tre Paesi è possibile insomma sviluppare piani di promozione congiunta più aggressivi ed impostati, in modo da valorizzare ogni forma efficace di sinergia.
E questo è solo il primo passo perché ritengo che sarà anche nostro compito fare pressing sulle autorità di Bruxelles perché sia l’Unione europea ad adottare normative che possano rafforzare la politica dell’Europa a tutela e per la valorizzazione di questo importante settore dell’economia.