BRAMBILLA:”ELEZIONI SUBITO DECIDANO I CITTADINI”

“Da consigli a Berlusconi e Veltroni, immagina un nuovo contratto con gli italiani e pure tra gli alleati di centrodestra, chiede di andare al voto e riflette su una sua eventuale candidatura. Perché lei è fatta così, laboriosa e pragmatica: stiamo parlando di Michela Vittoria Brambilla, la presidente dei Circoli della libertà, nati il 20 novembre 2006 e già dotati di un giornale e di una tv delle libertà. Da tre anni alla guida dei giovani imprenditori di Confcommercio, fondatrice e presidente del Gruppo Sal spa con cui ha escogitato l’importazione dei salmoni low cost, la Brambilla il 18 novembre era a Milano nel giorno della svolta del predellino. Quella domenica Silvio Berlusconi sciolse Fi con una frase: «Forza Italia si scioglierà in un nuovo partito, il Partito del popolo delle libertà».
Da allora sono passati poco più di due mesi e lo scenario è completamente mutato: il governo Prodi non c’è più, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano sta riflettendo sul da farsi e il Partito del popolo della libertà sembra dimenticato. Per la Brambilla, intervistata dal Secolo XIX, resta «un’idea azzeccata che ha solo bisogno di tempo».
Allora, Presidente, intesa allargata per fare una riforma elettorale o elezioni?
«Sono mesi e mesi che si cincischia intorno a progetti che sono stati varati ma poi anche subito smontati perché, con questo Parlamento, non era possibile alcun accordo. Di tempo mi pare se ne sia perso abbastanza e inutilmente: ora non resta che far decidere i cittadini. Non vedo, infatti, come qualche altro giro di tavolo possa risolvere i problemi che finora non sono stati risolti. Per carità, il Capo dello Stato ha le sue prerogative e nessuno intende metterle in discussione, ma mi pare che i fatti ormai parlino da soli».
Che ruolo avranno i Circoli della libertà se si voterà entro giugno?
«Lo decideremo al più presto. Vorrei non si dimenticasse che l’ispiratore di questo nuovo movimento che vuoi cambiare il modo di fare politica in Italia si chiama proprio Silvio Berlusconi».
Le cinque priorità di un programma da presentare agli italiani per vincere le elezioni?
«Prima ancora direi che è necessario che questa volta i partiti del centrodestra, oltre a fare un contratto con gli italiani, facciano anche, prima di andare alle urne, un contratto fra di loro, un solenne impegno insomma a fare, nei primi cento giorni di governo, le cose sulle quali hanno trovato un accordo. Un contratto del genere dovrebbe impedire quel che è accaduto nelle scorse legislature cioè divagazioni, impegni rimangiati a metà o addirittura retromarcia. Patti chiari subito e la politica finalmente cambia. I 5 punti: vera politica per lo sviluppo che è l’unico modo per far crescere anche i salari, revisione fiscale, sicurezza, politici fuori da incarichi amministrativi, tipo Asl, che devono essere affidati a tecnici super partes e davvero competenti, una sanità efficiente, infrastrutture e asili nido nelle tante città dove ancora non ci sono».
Cosa succederà del Partito del Popolo della Libertà se si andasse subito ad elezioni?
«L’idea resta e direi che ha già radici ben radicate. Ma, com’è giusto, la realizzazione dell’intero progetto non potrà che richiedere del tempo. Ora il primo problema è quello di cambiare subito governo».
Lei è uno dei pochi volti veramente nuovi della politica italiana. Si sente sola? Si candiderà?
«A me interessa solo dare un volto nuovo alla politica. Per quanto riguarda il resto si vedrà».
Dovesse dispensare un paio di consigli a Veltroni e un paio a Berlusconi, cosa suggerirebbe?
«Al primo direi di proseguire coraggiosamente nel suo progetto e penso che, per realizzarlo, abbia ancora molta strada da fare. Al secondo direi solo: ricordiamoci che il Paese dalla politica si aspetta qualcosa di veramente nuovo».
Quando Prodi era ancora in sella a Palazzo Chigi, Berlusconi aveva detto: «In Italia è certamente possibile che ci sia una donna, di centrodestra, candidata a Palazzo Chigi. Brambilla è eccezionale, un caterpillar: ha un bell’aspetto, piace agli uomini ed è simpatica alle donne». Più di così…”
Il Secolo XIX, 30/01/08