“Un fisico da femme fatale, chioma rosso acceso, tailleur da manager che esalta la scollatura e le gambe da gazzella, su spericolati tacchi a spillo. E un piglio aggressivo, pratico, molto “lumbard”. Potrebbe essere l’identikit del futuro candidato premier della Casa delle Libertà. È Michela Vittoria Brambilla, 39 anni, bella, donna e dalle mille attività: industriale, leader dei giovani imprenditori della Confcommercio, giornalista, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali, onnipresente ai dibattiti tv, dove è difficile toglierle la parola. E soprattutto promotrice dei Circoli della libertà, movimento di centrodestra vicino a Forza Italia. Quando il Foglio ha spifferato che sarebbe lei la prediletta di Berlusconi per la prossima corsa a Palazzo Chigi, i maschi della Cdl sono diventati lividi. Giulio Tremontì è addirittura sbottato: «Non si può far eleggere il proprio cavallo al Senato». Lei ha reagito con classe: «Non gioco al Grande Fratello della politica. Non ci tengo a essere nominata».
Però la predilezione del Cavaliere le fa piacere, lo confessi!
«Non posso negarlo. Ma per quel che mi riguarda il futuro leader c’è già e si chiama Silvio Berlusconi. Come me la pensa il 60 per cento degli italiani».
Non faccia la modesta.
«E invece si. Io sono una persona semplice, che si fa un mazzo terribile tutto il giorno. Non gioco al totocalcio, lavoro, guadagno. Non vado dall’estetista da almeno dieci anni. Non credo ai politici che s’improvvisano. Adesso ho nel cuore soprattutto i Circoli della libertà. Voglio colmare il vuoto che si è creato tra il Palazzo e la società civile».
Cos’ha pensato delle battutacce dei colleghi del centrodestra: sporchi maschilisti?
«No, il genere non c’entra. Gli invidiosi, maschi e femmine, sono sempre esistiti. E poi mi chiedo se quelle battute siano autentiche o frutto di ricami giornalistici».
Facciamo finta che le indiscrezioni si avverino. Che stile sceglierebbe per candidarsi a Palazzo Chigi: maschile alla Condoleezza Rice, materno alla Ségolène Royal, da vecchia zia alla Angela Merkel?
«Sceglierei il mio, non cambierei una virgola».
A metà tra Jessica Rabbit e la manager seduttiva?
«Jessica Rabbit indossa ben altri abiti, direi. Io porto solo tailleur, tra un po’ ci vado persino a dormire. E poi non penso che gli elettori siano cosi babbei da farsi sedurre da una scollatura. Ségolène Royal ha perso non perché è una figura materna, ma perché il suo messaggio non ha presa sugli elettori».
Il suo qual’è?
«Le parole d’ordine dei miei circoli: opportunità contro privilegi, merito contro rendite di posizione, cambiamento contro conservazione».
Se diventasse premier quale sarebbe il primo intervento a favore delle donne?
«Tanti asili nido, servizi sul territorio per le madri e le famiglie. Perché oggi una donna che lavora è spesso una madre e deve avere la stessa possibilità di carriera di un uomo».
Lei non era tra il milione di partecipanti dal Family Day. Qualche imbarazzo perché convive col padre di suo figlio?
«No, avevo altri impegni. Ma credo che la famiglia sia un valore da difendere. E presto sposerò il mio fidanzato, con cui per altro sto da 16 anni. Eravamo una famiglia anche prima di avere un bambino».
Perfetti per un Dico.
«Eh, no. Per le unioni di fatto non serve scomodare lo Stato, basta garantire i diritti individuali. Per queste battaglie io sono sempre pronta».
Anche se riguardassero i gay?
«Certo che sì. Mi vergogno persino di precisare che sono persone come tutte le altre. Lo sono punto e basta».”
Donna Moderna, 24/05/07