“II sistema di classificazione degli alberghi passa da regionale a nazionale, con requisiti strutturali e di servizi diversi a seconda delle stelle, ma che saranno uguali per tutti i 33mila hotel già esistenti in Italia e le nuove strutture. Un modo per uniformare l’offerta, soprattutto agli occhi degli stranieri, e accrescere la competitività turistica dell’Italia nel mercato globale, come spiega il sottosegretario con delega al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che ha messo a punto il decreto del 21 ottobre 2008 pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale sull’armonizzazione della classificazione alberghiera.
Così, per esempio, per aggiudicarsi le 5 stelle, un albergo deve garantire tre lingue straniere parlate e un servizio di ricevimento 24 ore su 24, camere doppie dì almeno 16 metri quadrati oltre al bagno che deve essere almeno di 5 metri quadrati e servizio di parcheggio continuativo per almeno l’8o% delle camere. Mentre in un hotel da una stella la stanza doppia deve misurare almeno 14 metri quadrati oltre al bagno (dove previsto) di 3 metri quadrati, reception aperta 12 ore su 24, servizio fax o fotocopiatrice e almeno un’area di uso comune e un punto di ristoro anche con distributore automatico. Con una precisazione: i requisiti strutturali sono obbligatori per i nuovi alberghi o quelli in ristrutturazione, mentre valgono per tutti le nuove regole relative ai servizi.
Il decreto divide le associazioni di categoria: da una parte Federalberghi (che rappresenta circa l’8o% degli alberghi italiani) che si dichiara entusiasta del provvedimento, dall’altra l’Aica, l’associazione delle catene alberghiere di Confindustria che sottolinea alcuni limiti della norma.
“Abbiamo molto apprezzato l’iniziativa del sottosegretario Brambilla – spiega Elena David, presidente di Aica-Confindustria – che ha portato a livello nazionale una questione che da anni divide le Regioni. Tuttavia alcuni dettagli attuativi vanno rivisti o, quanto meno, definiti. A cominciare da chi assegnerà le stelle e se ci saranno, e come, controlli in itinere. Alcuni servizi resi obbligatori, solo per citarne uno, l’accappatoio nei 4 stelle, potrebbero pesare sui costi delle aziende mettendole in difficoltà soprattutto con le condizioni di mercato attuali. Per finire, la classificazione non può essere solo quantitativa ma qualitativa. Le stelle si ottengono sommando un punteggio, ma non si misura la qualità. E evidente che questo punto va risolto. Per ora è previsto un meccanismo di rating, associabile alle stelle, che non è per nulla chiaro. Auspichiamo, come è stato promesso, che gli operatori e i rappresentanti degli alberghi vengano coinvolti per definire i criteri attuativi del decreto”.
Collaborazione che, secondo Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, non mancherà. “Aspettavamo da tempo questo decreto anche in previsione di un eventuale classificazione europea. Si tratta di parametri migliorativi dei servizi e gli albergatori si adegueranno perché la sfida della competitività si gioca sulla qualità. Assieme alla società di consulenza Ambrosetti abbiamo preparato un progetto, basato sugli standard alberghieri internazionali, che presenteremo al Governo per definire la questione del rating”.
Sarà compito del dipartimento del Turismo definire, d’intesa con le Regioni, le associazioni di categoria e dei consumatori, i criteri di misurazione e valutazione della qualità del servizio, come spiega Brambilla. “L’armonizzazione di tutto il sistema alberghiero – aggiunge – richiederà tempo, ma era importante che questo processo prendesse il via e avesse come obiettivo principale il miglioramento complessivo della qualità della nostra offerta ricettiva. Saranno le Regioni ad assegnare le stelle e a effettuare i controlli, ma attraverso nuovi regolamenti”.
Marika Gervasio, “Il Sole 24 ore”, 13 febbraio 2009
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