“La colpa è del petrolio ma fino a un certo punto: solo infrastrutture e servizi più efficienti potranno abbattere i prezzi del turismo made in Italy e rilanciarlo come merita. Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario con delega al turismo, ha le idee chiare su perché il settore è in affanno e spiega come a settembre si volterà pagina.
Onorevole Brambila l’inflazione record pesa anche sulle vacanze. Molti italiani non partono per le ferie, con il rischio di ripercussioni serie sul settore del turismo. Lei teme una crisi?
“Molte imprese turistiche, a cominciare dagli alberghi, denunciano una flessione delle presenze ma è troppo presto per valutare l’entità di questa crisi che è più generale. Stiamo monitorando attentamente la situazione che nel complesso non è positiva. È anche vero che c’è chi tende a fare dell’allarmismo che è poi il vecchio costume italiano di farsi male da soli. Le somme le tireremo alla fine dell’estate e poi cominceremo a ragionare: se le cose non vanno troppo bene, questo dipende non solo dal petrolio ma da fattori endemici, come l’insufficienza di servizi e un rapporto costi-benefici che ci svantaggia rispetto ai concorrenti dell’Est e del Nordafrica”.
Come spiega che gli stabilimenti balneari costano l’8 per cento in più rispetto al 2007 mentre ristoranti e pizzerie fanno registrare un 3,5 per cento?
“In un paese in cui i trasferimenti anche per le vacanze si fanno al 90 per cento con l’auto, un aumento del 31,5 per cento del gasolio non può non avere un forte impatto. E poi, le nostre imprese turistiche si rendano conto che devono fronteggiare una concorrenza micidiale. Quanto agli stabilimenti balneari, al di là delle possibili speculazioni, due sono i problemi che vanno affrontati: la stagionalità ristretta delle nostre spiagge e la questione degli affitti, rinnovati di anno in anno con una procedura che sconsiglia investimenti di lungo periodo in grado abbattere i costi e quindi i prezzi”.
Pensa che si possa intervenire sul campo, contro eventuali specualzioni?
“In un libero mercato i cosiddetti calmieri non hanno mai funzionato. Vero è però che il caro benzina ci danneggia più di altri paesi concorrenti, in grado di offrire prezzi più bassi grazie a infrastrutture e servizi più efficienti”.
Come pensa di intervenire per rilanciare il settore del turismo?
Petrolio a parte, il problema vero è che da anni non esiste una politica del turismo degna di questo nome. A settembre presenterò un rapporto dettagliato sulla stagione turistica E ne discuterò con le categorie, le regioni e i ministeri interessati. È arrivato il momento di voltare pagina”.”
Il Secolo XIX, M.Lo., 12 agosto,