“Adesso che è diventata MVB grazie al Foglio, esulta: «Voglio il copyright: io mi firmavo MVB già nelle mail. Certo, aver conquistato ufficialmente una sigla…». In prima pagina, il giornale di Giuliano Ferrara ieri ha celebrato la consacrazione di Michela Vittoria Brambilla sul Sunday Times. Ma soprattutto l’ha inserita nel Pantheon dei registi della vittoria del Polo in queste amministrative. «Dettaglio non secondario: con l’eccezione di Parma – scrive Il Foglio -, nelle città e nelle province dove Michela Vittoria ha riunito di recente il popolo delle libertà la Cdl ha vinto o è in testa con percentuali galvanizzanti. È andata così a Verona e a Varese. E persino a Lucca, dove ci si aspettava un capitombolo moderato».
L’erede designata da Berlusconi dell’eredità politica di Forza Italia frena però l’entusiasmo: «Sono concreta, non do troppo peso ai giornali». Michela Brambilla da Calolziocorte, Brianza profonda, è fatta così: «Continuo a sentirmi una imprenditrice». E se le si fa notare che il suo «problema», forse, è proprio quello. Cioè che come Berlusconi ai tempi della discesa in campo anche lei è percepita come simbolo dell’antipolitica, replica: «Se mi attaccano perché la gente si fida di me, cavoli loro. Non posso farmi una colpa del fatto che i circoli funzionano. Creo consenso dal ritrovato movimentismo, e questo spaventa. Ma me ne frego e vado dritta per la mia strada», il suo rapporto, spiega, «è con il popolo delle libertà; la gente mi ferma per strada, vuole fare foto, mi stringe le mani. Un calore…che ho visto solo per Berlusconi».
E tira davvero dritta per la sua strada. Michela Vittoria, Intanto ha ottimi rapporti con molti direttori di quotidiani A cominciare da quello di Libero, Vittorio Feltri, per il quale scrive anche una rubrica: «Vittorio? Me l’hanno presentato qualche anno fa, e ci siamo piaciuti subito. Fu lui ad assegnarmi la rubrica. Intravide la giornalista che è in me, forse». Con Giuliano Ferrara, direttore del Foglio: «Un genio. Dopo un po’ che hanno fatto pezzi carini su di me ho chiesto di conoscerlo. E devo dire che mi ha fatto una certa impressione». E ricorda che anche Stefano di Michele, sempre sul Foglio, una volta l’ha lodata: «Lui, che è di sinistra, mi ha dato ragione sulla mia uscita sul randagismo a Ballarò, da Floris». Stakanovista, lavora anche 18 ore al giorno. Al momento ha in cantiere il Meeting nazionale di Roma; l’uscita del Giornale delle libertà (in abbinata col Giornale dopodomani) ; la raccolta firme contro gli sprechi della politica («siamo a quota 5mila, e ogni giorno siamo inondati di adesioni») e un incontro mercoledì prossimo con gli europarlamentari del Polo: «Sì – scherza -, vado a conquistare anche l’Unione Europea».
Dei malumori contro di lei si è detto e scritto tanto. Non è un mistero l’ostilità di Giulio Tremonti o Di Fabrizio Cicchitto. O anche quella di Dell’Utri, inviperito perché ha oscurato i suoi circoli. Casini, che ha definito la sua possibile leadership «uno scherzo poco serio». E ultimo, ieri, il leader di An Gianfranco Fini, già indicato dal Sunday Times come un suo acceso competitor. Che ieri, interpellato, l’ha bollata come «un fenomeno mediatico costruito in laboratorio». E lei? Ride: «Fenomeno mediatico io? Beh, almeno sono fenomeno in qualcosa. Mi attaccano perché mi temono, ma sono impermeabile a tutto. La verità? È che qui di costruito non c’è proprio niente. Se poi contestano che non sono una politica… hanno ragione: non nuoto nel loro acquario». Ma di tutte le critiche, quella che più la infastidisce è la voce che Berlusconi la sponsorizzi solo perché donna e carina: «Non è uno sprovveduto, è il nostro leader. E gli italiani non sono stupidi. Se mi amano ci sarà pure un motivo. Mi attaccano per attaccare lui, per ridicolizzarlo. Il Cavaliere mi stima soprattutto nell’ultimo mese, ma perché guarda fatti e risultati, non chiacchiere e protagonismi. E comunque, tanto per capirci, io Berlusconi lo chiamo sempre presidente, anche in privato. Al massimo… aggiungo un caro».
Certo, quelle voci sulla sua presunta aggressività non le digerisce: «Sono dolcissima. Molto sensibile anche nei rapporti umani. Piaccio alle persone, soprattutto alle donne. E non sono per niente seduttiva. Faccio fatica anche a trovare il tempo per una ceretta alle gambe. E quanto alla minigonna… lasciamo perdere. Oramai la metto sempre meno. Oggi, per esempio, sono in tailleur pantalone». Ma per tracciare l’elenco dei detrattori, Michela Vittoria suggerisce di andare per esclusione, scorrendo i nomi di chi ha partecipato finora ai suoi meeting: «Sandro Bondi è un mio grande estimatore: una persona davvero perbene, che ha creduto subito in me. E poi tanti altri: Scajola, Pisanu. Bertolini, Lupi, Gardini, Bonaiuti, Baget Bozzo, Alemanno, Tajani. Ma anche Cossiga mi adora. Mi dice sempre: vai avanti, non mollare. Insomma, in tanti hanno capito che il mio progetto non li danneggia e mi aiutano. E non credo che lo facciano solo perché glielo ha detto Berlusconi. Non credo proprio».”
Corriere della Sera, Angela Prenda, 30/05/07
