“L’esordio de «La tv della libertà» ha riempito quattro ore dalle 14 alle 18. Sul canale 862 di Sky è stata palese l’intenzione di mostrare un esempio di tv fatta in casa, rigorosa e basica. Già la sigla fa parte di una strategia di comunicazione ben precisa: con video grafica anticata vuol sembrare clonata dallo spot del rotolone infinito di carta igienica, un nastro tricolore si sciorina a tempo di musica e si avvinghia alla statua della libertà di plexiglass.
Anche le prime incertezze, i problemi di audio, Michela Brambilla nel suo benvenuto che mancava la telecamera giusta, altro non erano che abili mosse per dare l’impressione di un canale televisivo genuino e spontaneo, per nulla patinato, senza fronzoli e artifici. Una battagliera tv di strada che mira all’essenziale e parla il linguaggio della gente. Per essere capiti dal popolo nulla di meglio che costruire un’immagine televisiva degna della miglior scuola amatoriale. II modello sono le tv rionali del bel tempo che fu, le meravigliose macchine da guerra che decenni fa cominciarono a muovere i primi passi nella conquista dell’etere. Ora invece per la Brambilla matamoros è l’ora della Reconquista, occorre strappare la patria in pixel dalle mani degli infedeli, e per farlo è necessario ricominciare a serrare i ranghi.
Il momento clou è alle 15 con la telefonata a (finta) sorpresa di Silvio Berlusconi. «E’ qui la festa? – ma il telefono lo tradisce e scroscia -. Vi sento con qualche difficoltà, ci sono già le forze dell’opposizione a questa iniziativa in campo…». La Michela dal fulgido primo piano lo rassicura sulla festa: «È appena cominciata e promette molto bene…». Silvio si prende tutto il suo spazio e loda le sue ragazze sorridenti e diligenti: «Quella che avete creato oggi mi appare come una televisione diversa, speciale, invece di far sapere alla gente quello che si vuole, questa televisione è nata per dire ai cittadini quello che pensano». E lui si fa interprete del pensiero comune: «Mi sembra che il Paese in questo momento non si stia allontanando dalla politica, ma da una certa politica, e dalla politica di una certa parte politica». – Uno strumento come quella tv, secondo il Cavaliere, può rimediare allo scollamento tra la politica e i cittadini. La grande idea è proprio quella di ripartire con un’attenta operazione di modernariato televisivo che dona allo studio l’aria impervia di una trincea in cui occorre scendere per difendere la patria.
Combattenti valorosi senza dubbio la conduttrice Antonia Ronchei e Pierangelo Maurizio, che la supportava, entrambi si sono sciroppati quattro ore di serrato palinsesto, anche se molto radiofonico in realtà. Filippo Facci, nello stile del canale, fa una spartana rassegna stampa attaccando al muro le prime pagine dei quotidiani.
Il tema forte è la droga. Dal mercato della frutta parla la gente: «Ma questi ragazzi come li avete educati? Al primo non si drogano!». La colpa è delle scuole che non sorvegliano, i cattivi amici, i genitori che non controllano.
Ci vuole fermezza o tolleranza? Le casalinghe di Vogherà snocciolano i sacrosanti luoghi comuni. C’è chi rimpiange la maestra che dava le bacchettate sulle mani. Gli sms inviati sono numerosi, quando scorrono sullo schermo, abbonda il plauso e l’entusiasmo.
Si toccano i problemi dell’integrazione con una polemica da Arezzo sulla proposta per un cimitero islamico. Viene affrontata la mala sanità, l’inquinamento, l’uso improprio e compulsivo del videofonino da parte degli adolescenti. In ogni occasione gliene cantano quattro a quelli che ora comandano. È un vero piacere, finalmente ora la gente ha proprio la tv che ha sempre desiderato”
La Stampa, 12/06/07
