“La possibilità di istituire una tassa di soggiorno non è un’imposizione. È stata chiesta a gran voce dall’associazione dei Comuni italiani. Sarà responsabilità dei sindaci che intenderanno istituirla, trasformarla in una opportunità per il settore. Concorderemo insieme alle associazioni, con un regolamento, come applicarla e a quali interventi turistici destinarla”.
Il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla non teme le critiche con cui albergatori e categorie degli operatori stanno contrastando l’introduzione del “pedaggio” previsto nell’ultima versione del decreto sul federalismo municipale. Oltretutto le polemiche giungono in una fase di grandi prospettive legate a quella che lei definisce una vera e propria riforma a vantaggio di turisti, imprese e competitività del settore: “Venerdì scorso il Consiglio di Stato ha dato il via libera al codice del turismo approvato dal governo lo scorso ottobre – aggiunge con soddisfazione -. A breve arriveranno i pareri delle tre commissioni parlamentari competenti. Poi, entro tre mesi, il testo sarà licenziato in via definitiva”.
Che cosa cambia in concreto per il turismo?
“Tra le novità, la disciplina sul danno da vacanza rovinata che tutela il consumatore e i venditori di pacchetti viaggio. Il parere del Consiglio di
Stato si sofferma su questo aspetto esprimendo un giudizio estremamente favorevole. Come anche per la creazione di un comitato permanente per la promozione del turismo in Italia che riunisce governo, enti locali e associazioni. Insomma si farà una politica finalmente nazionale, non frammentata. È la prima volta. Il codice mette ordine in un settore strategico e cancella le incertezze normative, introduce trasparenza. È una svolta. Le strategie da perseguire saranno delineate all’interno di un piano nazionale che è già in fase di elaborazione con tutte le componenti del settore. Tra gli obiettivi, anche le politiche di sviluppo e l’aumento della competitività partendo dalla ricognizione di tutte le risorse finanziarie”.
Però gli operatori sono sul piede di guerra. La tassa per il pernottamento in alberghi, campeggi e altre strutture ricettive viene giudicata ingiusta e penalizzante. Non si rischia che i turisti fuggano?
“Certamente questa misura va inserita in un ampio contesto di promozione. Città come New York, Parigi o Amsterdam hanno già adottato un provvedimento del genere, senza conseguenze negative. E poi chiariamo subito. È stata l’Anci, l’associazione dei Comuni, a indicare come condizione imprescindibile il fatto che tra le tasse di scopo all’interno del decreto legislativo sul federalismo municipale fosse contemplata anche questa”.
Gli operatori avanzano nere previsioni però. Secondo loro ci saranno meno turisti, meno introiti e meno investimenti in favore del patrimonio artistico e culturale. È così?
“No. È una tassa di scopo non sul turismo. Nel testo è infatti previsto che tutti i proventi saranno utilizzati per la valorizzazione e la tutela del nostro patrimonio artistico e culturale a fini turistici e per i servizi dell’accoglienza. I Comuni oltretutto saranno liberi se applicarla o no. È stato stabilito il limite massimo di 5 euro, sono previste esenzioni e riduzioni per alcune fasce di popolazione. La tassa sarà modificabile o revocabile, a seconda delle stagioni. Insomma, c’è assoluta flessibilità. Ma insisto, le associazioni di categoria saranno chiamate a contribuire alla redazione del regolamento che disciplinerà l’applicazione di questo sistema. Sono parte in causa e conoscono il mercato. Nessuno meglio di loro può indicare la via per trasformare la tassa di scopo in un accelebratore”.
Margherita De Bac, “Corriere della sera”, 25 gennaio 2011