BRAMBILLA:”MISSIONE NEL GOLFO PERSICO PER PROMUOVERE L’ITALIA”

“Il cuore del Golfo Persico in quattro giorni. Un ping-pong tra sale d’aspetto degli aeroporti che sembrano hall di un 5 stelle e alberghi superlusso che pare essere entrati in una fiaba araba. In mezzo, a fare da filo conduttore all’intero percorso, tante ruspe e carrelli elevatori. Perché, nonostante la crisi, nonostante i primi segnali di rallentamento del mercato immobiliare, quest’area del mondo resta un cantiere a cielo aperto.
Ma qui, il petrolio ce l’hanno di natura, solo Abu Dhabi possiede un quinto delle riserve di oro nero e gas naturale esistenti al mondo. La vera novità sta invece nelle costruzioni. Nella strada tracciata, ormai da anni, da emiri e sceicchi che si divertono a trasformare il territorio senza soluzione di continuità. Grattacieli stile New York e strutture ricettive da nababbi spuntano dietro ogni curva e il Quatar (Doha) come gli Emirati (Abu Dhabi e Dubai) hanno visto nel mix tra mare, sole ed edifici immaginifici uno dei business principali per assicurarsi il futuro.
Turismo, in poche parole. Di target altissimo, aggiungono in molti. Un mondo nuovo che l’Italia, colpevolmente in ritardo, vuole “approfondire”. L’obiettivo ufficiale della delegazione (70-80 tra imprenditori del settore, assessori, ecc) guidata dall’ormai collaudata coppia Brambilla (Michela Vittoria, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e Marzotto (Matteo, presidente dell’Eoli) è proprio questo, promuovere il prodotto Italia attraverso una serratissima tre giorni di incontri tra gli operatori del settore delle due aree per presentare le bellezze del Belpaese e incontrare i paperoni locali.
Ma il fine, sottinteso, è tutt’altro. E suona così: noi ci mettiamo le conoscenze, la storia e la nostra cultura, voi ci mettete un po’ (basterebbe) dell’immensa liquidità dei vostri fondi, sovrani e di private equity, per finanziare le strutture turistiche in Italia. “Soprattutto al Sud – spiega la Brambilla – che ha immense ricchezze naturali e scarse strutture per sfruttarle”. L’amo, per esempio, l’hanno lanciato le Regioni, Lazio in testa, con la presentazione del progetto del parco tematico su ‘Roma Antica’, ma anche Puglia, Liguria e Sicilia. La risposta? “Si può fare. Assicurateci un ritorno economico in tempi possibilmente brevi”.
Intanto, però, qualcosa il sottosegretario l’ha già portato a casa. “In primis l’accordo con Sultan Bin Tahnoon An Nahyan, il presidente dell’Adta (l’autorità del turismo di Abu Dhabi), per costruire sulla Saadiyat Island, l’isola della felicità, creata artificialmente a 500 metri dalla costa, una sorta di museo interattivo dell’Italia”. Una vetrina dove mettere in esposizione design e moda, enogastronomia e cultura del Belpaese. “Per ora abbiamo gettato le basi – spiega la Brambilla – ma in occasione della Bit, la Borsa internazionale del turismo di Milano (19 febbraio ndr), il sultano ci farà visita per formalizzare l’intesa”. L’operazione funziona così: il governo degli Emirati ci mette la logistica, l’Italia la materia prima e l’agenzia statale Tdci (Tourism development company) si incarica di trovare le imprese private che finanzieranno il progetto. “Tutto molto semplice e soprattutto veloce”, sottolinea con malcelata invidia il sottosegretario.
Ma non basta. Perché l’altra goccia, importante, gettata nel mare dei possibili accordi tra le parti spinge verso un incremento dei voli che collegano i due Paesi. “Ci hanno chiesto di aumentare il numero dei collegamenti tra gli Emirati e Roma”, annuncia lei, mentre è ormai ufficiale il passaggio, da fine marzo, da tre a cinque voli settimanali della Etihad (la compagnia di bandiera) sulla tratta Abu Dhabi Milano-Malpensa. Così come non è da sottovalutare l’ultima sigla, quella che parla dell’apertura di due uffici, a Roma e a Milano, della stessa Adta. Un segnale, piccolo, ma importante.
Perché l’autorità per il turismo di Abu Dhabi era già presente in Germania, Francia, Regno Unito, Cina e Australia. Loro si sono mossi per primi, ora l’Italia sta cercando di recuperare terreno.

Tobia De Stefano, “Libero Mercato”, 5 febbraio 2009