BRAMBILLA:”NOI SIAMO LA VERA MAGGIORANZA”

“«…E poi c’è ancora qualcuno che dice che i nostri circoli non esistono! Ci siete davvero?» «Siiiiii». Ecco, l’aveva in gola da chissà quanto tempo e ora l’ha detto, proprio in apertura del suo discorso. Michela Vittoria Brambilla, l’avatar femminile del Cavaliere, ha vinto la sua scommessa contro Dell’Utri e tutti quelli che in Forza Italia gli hanno augurato di far la fine di Maurizio Scelli. Bene o male, anche se non c’erano i 15 mila dichiarati dal palco della Fiera di Roma, i brambilli ieri erano comunque tanti e la loro madrina ha finalmente ottenuto la sua incoronazione di popolo. Una convention in stile yankee, di quelle che piacciono a Berlusconi. Non a caso l’inno dei circoli sembra la copia di quello forzista («la libertà è dentro noi/ è il fuoco che aiuta a vincere»), ci sono i cannoni che sparano i coriandoli, il megaschermo di 90 metri, tutta roba targata Euroscena, la società di produzione in mano a uomini fidati del Cavaliere: l’architetto Catalano alla scenografia, Roberto Gasparotti per le riprese, vecchie conoscenze Mediaset come Giorgio Medail e Dede Cavalleri.
I «soci» dei circoli della libertà sembrano riversare sulla loro beniamina lo stesso culto della personalità che prima veniva riservato solo a Berlusconi. «La presidente Brambilla è qui negli spazi della Fiera», urla al microfono la speaker che scalda la sala. Boato. «Ecco, mi dicono che Michela Vittoria è nel parcheggio, facciamole sentire il nostro entusiasmo!». Altro boato. Gli striscioni sono intonati a questo sdoppiamento virtuale della leadership: «Silvio e Michela, salvateci da Prodi».
Quando è MVB a prendere la parola, i toni sono paragrilleschi ma l’obiettivo è solo la sinistra, mai la destra: «Questo non è che l’inizio: a chi vi considera solo fantasmi, dico che questi fantasmi finiranno per perdere la pazienza e mandarvi a casa rutti». E ancora: «Noi non siamo l’antipolitica: siamo la vera maggioranza che non sarà mai più silenziosa». «Caro Padoa-Schioppa, i giovani non sono dei bamboccioni, i bamboccioni siete tutti voi del governo». A dimostrazione che l’intera operazione si svolge sotto l’amorevole regia di Berlusconi, la Rossa conclude il suo discorso consegnando simbolicamente la sua creatura al capo, perché se ne serva come vuole: «Caro presidente, noi siamo figli di questo tuo sogno e io sono qui a consegnarti “chiavi in mano” questi circoli». Non c’è un solo uomo di Forza Italia ad applaudirla, ma deve essere un effetto voluto dato che mancano anche i suoi alleati come Frattini, Pera o Brunetta.
Berlusconi è raggiante: «Michela Vittoria ce l’ha fatta, l’azzardo di prendere una sala così grande è stato vincente. E’ una grande dimostrazione della vitalità della nostra parte politica». Il leader forzista ha in mente una presentazione dei circoli alle elezioni e promette manica larga: «Riserveremo una quota rilevante di candidature a quelli dei circoli che verranno fuori come nuova classe dirigente». Del resto, fa notare MVB al termine della manifestazione, «dov’è la differenza fra noi e un partito?». A questa sorta di riedizione di Forza Italia ‘94, Berlusconi per ora affida compiti ancillari, come diffondere il verbo «in ogni comune d’Italia», oppure diventare «difensori del voto». Una via di mezzo tra il Rotary e il circolo degli scrutatori, lontano comunque dallo scopo iniziale di creare il nocciolo duro del partito delle libertà. In ogni caso il Cavaliere ha ora nella sua galassia un satellite in più su cui contare alle elezioni, che ormai è «convintissimo» che si terranno in primavera: «Dopo la nascita del Pd – pronostica – ci saranno diverse personalità, elette con la Margherita, che potranno decidere di entrare in altre formazioni liberali e democratiche. Ho in mano delle informazioni certe». E, guarda caso, “liberal-democratici” è proprio il nome scelto dal senatore Dini per la sua formazione.
Per le manovre di palazzo c’è comunque tempo, oggi è la festa di MVB. In serata, al telefono, Brambilla può tirare un sospiro di sollievo: «Cazzarola se faceva impressione tutta quella gente! Abbiamo lavorato da soli, non abbiamo chiesto aiuto a nessun partito…tanto non ce lo avrebbero dato».”
La Repubblica, Francesco Bei, 07/10/07