Di seguito il testo della lettera inviata dal ministro Brambilla al Corriere della Sera, pubblicata il 9 agosto 2010.
Caro Direttore,
a proposito dell’ingiustificata polemica che, in questi ultimi giorni, si è creata attorno al palio di Siena e ad altre particolari tradizioni, vorrei chiarire ancora una volta il mio punto di vista, che mi pare non essere stato compreso nel suo vero significato. Ritengo che sia opportuno operare un’attenta ricognizione di tutte le manifestazioni, eventi e feste popolari che, da anni, si svolgono nel nostro Paese e che prevedono il coinvolgimento degli animali, al fine di valutare quali di esse siano portatrici di effetti positivi sul fronte della valorizzazione delle nostre tradizioni e della nostra cultura, come per l’attrazione di turisti, così da contribuire ad una loro maggiore promozione.
Ugualmente, credo occorra valutare se, tra tali iniziative, non ve ne siano invece alcune per le quali prevalgano gli effetti legati allo sfruttamento degli animali, con riverbero negativo sulla sensibilità collettiva come sull’immagine nazionale, e delle quali sia opportuno fare a meno.
Il mio è stato ed è un ragionamento globale, che si rivolge anche ai circhi con animali. Questa analisi è uno dei punti emersi nel corso dell’ultima riunione del comitato per la creazione di un’Italia Animal Friendly, istituito presso il ministero del Turismo e del quale fanno parte parlamentari, rappresentanti delle associazioni dei comuni, delle province italiane e delle principali organizzazioni di tutela dell’ambiente e degli animali.
Desidero, inoltre, aggiungere il mio plauso ai tanti amministratori locali che organizzano meravigliosi eventi, anche di carattere popolare, creando occasioni di promozione del turismo, meritevoli di essere sostenute.
Proprio con questo intento, pochi giorni fa, ho disposto un cospicuo rifinanziamento della legge 702/1955, che mi permette di erogare contributi economici a tali iniziative, in considerazione della loro capacità di muovere l’economia legata al settore e produrre benefici all’Italia.
Mi pareva chiaro che annunciare una approfondita ricognizione di tutte le manifestazioni che coinvolgono cavalli, asini, buoi, capre, maiali, galli, oche e persino struzzi, per valutarne l’impatto complessivo nel terzo millennio, non significasse proporre l’abolizione del palio di Siena o di altre celebrate feste che hanno luogo in alcune città italiane, i cui sindaci si sono sentiti in dovere di difendere a mezzo stampa in questi giorni.
Qualcun altro ha, evidentemente, voluto trarre queste conclusioni. Io non ho, infatti, espresso giudizi sui singoli eventi, anche perché la ricognizione annunciata avrà avvio solo nei prossimi giorni e non sono in grado di prevederne gli esiti. Certamente le mie dichiarazioni non dovrebbero destare preoccupazione negli organizzatori di iniziative che non comportino sofferenze per gli animali.
Del resto, difendere i nostri amici e volere vedere tutelati i loro diritti è una battaglia di civiltà che gli italiani chiedono a gran voce. Se è vero che la politica deve interpretare in modo autentico le aspettative e le istanze dei cittadini, non vedo perché le istituzioni non dovrebbero prendere atto di come stia cambiando il sentimento collettivo anche su questo fronte. E vi è un aspetto che spesso non viene considerato: occuparsi di animali vuole dire prima di tutto occuparsi delle persone.
Mi riferisco, ad esempio, alle esigenze di tutti coloro che non vorrebbero separarsi dal proprio cane in questa vacanza di agosto ma non riescono a trovare alberghi e spiagge che lo accettino.
Per queste ed altre ragioni, continueremo a promuovere il cambiamento culturale necessario affinché il nostro Paese arrivi ad adeguare i propri modelli al punto di vista della maggioranza dei suoi abitanti.
Ho letto che un esponente delle istituzioni, eletto dalla sinistra, avrebbe detto: “una ministra animalista fa ridere i polli”. La mia risposta è una sola: sono una ministra animalista e ne vado sinceramente orgogliosa.