BRAMBILLA:”PER IL TURISMO UN’UNICA REGIA NAZIONALE”

“«Mi lasci un po’ di quell’aragostina per quando arrivo?». Normale, pensi, ascoltando la conversazione telefonica di Michela Vittoria Brambilla: la sua giornata di lavoro sta finendo e il compagno pensa a preparare una cenetta. E invece, delusione. MVB precisa: «È mio papà, a Calolziocorte, è un bravissimo cuoco. Se ce la faccio a prendere l’aereo sono a casa alle 24». Poi si siede in uno dei due divani bianchi del suo studio al Dipartimento del turismo e si toglie una delle due scarpe di vernice dal tacco a spillo, quella di destra: un giro di caviglia, un secondo, un terzo. Il piede non si rilassa, nelle ultime due ore si è arrabbiata nell’ordine: con i commessi della sala dove ha tenuto la conferenza stampa di presentazione della Campagna contro lo sfruttamento sessuale dei bambini nel mondo che non le spegnevano il condizionatore raggelante e con il tecnico delle luci che non capiva quando modificare i toni per far vedere lo spot. MVB è sbottata alla Berlusconi: «La prossima volta mi metto io in regia».
Possiamo evitare il sottosegretario e limitarci all’onorevole?
«Non c’è problema».
Sarebbe stato più facile per lei e per me chiamarla ministro. È vero che si è dovuta accontentare?
«Eliminiamo subito quest’equivoco; qui al Dipartimento sono al posto giusto. Si tratta di un ruolo di grande responsabilità perché il turismo deve diventare la prima industria del nostro Paese. Sono sottosegretario alla Presidenza del consiglio, quindi, dipendo direttamente dal presidente Berlusconi e realizzo un altro segmento del mio percorso politico: per cinque anni sono stata presidente nazionale dei giovani di Confcommercio, una sindacalista al servizio di un settore vastissimo, all’interno del quale il turismo è una voce importante».
Sì, però ha competenze limitate.
«La riforma del Titolo V della Costituzione ha delegato gran parte delle risorse e competenze alle Regioni, che svolgono un gran lavoro ma non sempre con risultati efficaci. È mancato un coordinamento nazionale per la promozione e per le politiche del turismo. Ogni Regione ha fatto da sé e sono 21 (Trento e Bolzano contano per due, ndr). In Spagna, in Francia non è così e infatti il loro comparto cresce, il nostro arretra».
Lo sa che la pensa come Vasco Errani, presidente della rossa Emilia-Romagna? Che fa, passa al nemico?
«No, ma condivido la sua analisi: occorre un’unica regia nazionale. A parte le tre città d’arte, Venezia, Firenze e Roma, il resto fatica. Pensiamo al Sud: due terzi del flusso turistico non scendono sotto Roma».
Sì, ma lei che intenzioni ha e quanti soldi ci mette?
«Soldi? Avevamo cento milioni, ma con i tagli della Finanziaria abbiamo dovuto ridurre le risorse dell’Enit, l’agenzia nazionale che promuove l’Italia all’estero. Non rimane molto per promuovere l’immagine di tutto il Paese fuori dai nostri confini, dopo la brutta pubblicità che l’immagine di Napoli coperta dai rifiuti ha fatto all’Italia in tutto il mondo. Bisogna lavorare tantissimo con poco e fare fruttare al meglio le risorse che ci sono».
Così non ha più tempo per i Circoli della Libertà?
«Affatto, il progetto continua. Da quando il presidente mi ha affidato questo compito non ho mai smesso di occuparmene. Guardi, da quando sono sottosegretario ho lasciato tutte le cariche nelle mie due aziende alimentari e nella trafileria di acciaio che da quattro generazioni la mia famiglia possiede, ma non i Circoli».
Eppure per quelli le hanno dato addosso molti suoi compagni di strada, dalla Carlucci a Dell’Utri, da Bondi sino a Fini.
«Un po’ questi contrasti sono montature giornalistiche, un po’ è stato l’ovvio contraccolpo di una rivoluzione. I Circoli sono nati come catena di trasmissione tra la politica, che rischia sempre di rinchiudersi nei palazzi romani, e i cittadini. Prima i Circoli della Libertà hanno dato voce alla protesta contro il governo Prodi e contribuito alla nascita del Pdl. Oggi hanno un ruolo altrettanto importante; devono essere di continuo stimolo per il lavoro del governo e del Parlamento».
Sottosegretario dei cittadini e di governo?
«Non scherziamo, la politica nasce per essere al servizio dei cittadini e io realizzo un progetto condiviso con il presidente Berlusconi».
Però lui le ha chiuso Tv e giornale.
«Abbiamo chiuso “quella” Tv e “quel” giornale in quanto erano strumenti per sostenere la campagna elettorale. Hanno svolto egregiamente il loro compito, dato che abbiamo vinto le elezioni. Ora stiamo lavorando alla loro riapertura: saranno a forte impatto informativo… inchieste, indagini, dati».
Rossa però un po’ lo è, mi riferisco ai capelli. Sono rosso Fanta, l’aranciata, o rosso salmone?
«Il salmone è rosa e la Fanta è arancio. Il mio è rosso Brambilla, punto».
Qual è il colore vero?
«Non lo dico nemmeno sotto tortura».
Il quotidiano inglese The Guardian ha scritto di lei: «È senza dubbio ambiziosa,   probabilmente   anche spietata,  ma anche sorprendentemente naturale».
Sottoscrive?
«Diciamo che sono molto determinata».
E ama gli animali.
«Sono un’animalista convinta e un’osservatrice attenta della natura. E una cosa è certa: in natura, prendiamo per esempio i cavalli che vivono in branco, a guidare le sorti delle collettività è la femmina più anziana, cosiddetta femmina alfa. È lei a trovare cibo e acqua, è lei a proteggere i cuccioli, i maschi seguono».
Dunque lei è una femmina alfa?
«Credo come tutte le donne italiane: spesso gli uomini comandano, noi prendiamo grandi decisioni e le realizziamo».
Le succede anche in famiglia?
«Non parlo del mio privato».
Ne parliamo noi. Lei ha un compagno da circa 18 anni, Eros Maggioni, e un bimbo di 4 anni, Vittorio.
«Non ho mai dato in pasto ai media mio figlio, non mi piace… però guardi…». (Fa scattare il cellulare e sul salva schermo appare il faccino di Vittorio: capelli castano chiaro e due occhi blu).         H>
Che mamma è lei, onorevole?
«Mamma italiana di figlio maschio, morbosa. Siamo appiccicati, abbiamo un rapporto fisico totale, dorme nel lettone. L’ho allattato sino ai suoi 15 mesi, infischiandomene dei chili di troppo. Sa qual è il nostro gioco preferito?».
Dica.
«Bacio e morso… Non capisco come facciano alcune donne a rinunciare alla maternità in nome della carriera…».
Vittorio avrà dei fratelli?
«Sì, e se non dovessero venire per via naturale ne adotterò. Trovo che sia una scelta giusta che dovrebbero seguire anche le donne che faticano ad avere figli e che si accaniscono seguendo altre strade».
Lei non è sposata, come fa ad adottare?
«Quando arriverà il momento si provvederà, sogno una casa piena di figli e di animali».
A proposito, come sta il suo zoo?
«Bene, grazie, siamo a quota 24 gatti, 15 cani, 8 capre, 4 cavalli, 2 asini e 3 galline. Qualcuno non sta nel ruolo…».
In che senso?
«Ho una puledra che si sente cane. Ho una gatta che non si è mai fatta accarezzare e un asino, quello che mi ha regalato Vittorio Feltri, che si crede un po’ il mio fidanzato». Perché, che fa?
Quando al mattino parto, attorno alle cinque, per venire a Roma, si mette a ragliare, una specie di richiamo d’amore: vorrebbe una carezza in esclusiva. Cosa che non faccio mai, sveglierei tutti».
Dove va in vacanza?
«Guardi, ora viaggio di meno, ma quando posso vado a Cesenatico, a casa mia, la terra di mia madre. Abito sul Lago di Como, ma il lago non mi affascina. Il mare, invece, per me è l’infanzia, è il tumulto delle onde d’inverno. Però confesso che da vent’anni ho una malattia».
È allergica?
«Parlo del mal d’Africa, Non il continente nero dei resort di lusso, ma quello scoperto a 20 anni: Kenya. Sudafrica, Ruanda… In Zaire (ora, Congo, ndr) ho fatto un incontro memorabile».
Con un uomo?
«No, con un enorme gorilla di montagna, dopo giorni di appostamento nel Parco del Virunga. I nostri occhi si sono incrociati, se penso che quella splendida creatura, vegetariana e mansueta, potrebbe essere morta di stenti per le stupide guerre degli uomini che ora hanno occupato il Parco, mi viene da piangere».

di Rossana Lacala, Novella 2000, 4 dicembre 2008
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TURISMO ETICO –
GIÙ LE MANI DAI BIMBI
«Due milioni e mezzo di bambini sfruttati sessualmente, per un fatturato di 100 miliardi di dollari. È abominevole». Michela Vittoria Brambilla non le manda a dire: «Non voglio immaginare quanti, fra gli 80 mila italiani coinvolti nel turismo sessuale, rivolgano le loro indecenti attenzioni ai bimbi, che nel 40% dei casi hanno meno di 12 anni. In quanto ai clienti, secondo l’Ecpat, associazione in prima linea nel mondo contro gli abusi minorili, si sa che sono adulti dal reddito medio alto». Contro il turismo sessuale MVB erge un muro di certificazioni e una campagna di sensibilizzazione dal titolo E se fosse tuo figlio? Insieme per un turismo etico. Spot, stampa e accordi con tour operator e vettori aerei perché si dotino di certificazione per un turismo etico (CTE) e, con il governo, combattano i viaggi della vergogna. Un marchio di qualità che si guadagna solo grazie all’impegno a rispettare la legge 269/1998 e a farla rispettare fuori dal territorio nazionale. Una legge, approvata sotto il primo governo Prodi, che persegue con il carcere, in Italia, chi abusa dei bambini in altri Paesi.”