“«Il rischio è di veder volare via i soldi del Tfr, come i palloncini che metteremo nei banchetti informativi che i Circoli della libertà organizzano da domani in tutta Italia». Michela Vittoria Brambilla, presidente nazionale dell’associazione scende in piazza per offrire un servizio ai tanti lavoratori dipendenti che entro il 30 giugno devono decidere dove destinare il loro Tfr, insomma la liquidazione che andranno maturando dallo scorso primo di gennaio. «Ci sono solo poco più di tre mesi di tempo per scegliere. Non è molto e mi pare che l’informazione fornita dal governo sia stata assai carente. Siamo di fronte a una riforma che cambierà le abitudini di chi è titolare di un rapporto di lavoro: la liquidazione diventa parte integrante del proprio futuro previdenziale».
Un’altra volta in piazza, dopo la protesta contro i ticket e la campagna “un fax al presidente Napolitano”, i Circoli della libertà parlano di Tfr e di pensione.
«Fin dall’inizio la nostra scelta è stata quella di metterci dalla parte del cittadino, dei suoi problemi, del suo sempre più difficile dialogo con il mondo della politica e della burocrazia. Adesso le cose cambiano. E la scelta non è così scontata. Mi sembra ci sia una carenza di informazione istituzionale. Noi cerchiamo di dare il nostro contributo per colmare questo vuoto. Abbiamo stampato migliaia di brochure che verranno distribuite nei banchetti che faremo a partire da domani (oggi per chi legge, ndr). Sul nostro sito (www.circolodellalibert.it) è possibile saperne di più».
Dal Tfr alle pensioni il passo è breve
«Brevissimo. E riguarda soprattutto i giovani. Il nostro Centro Studi ha constatato che un terzo della popolazione tra i 18 e i 35 anni non sa ancora che fare. Ad essere più indecisi sono proprio coloro che saranno travolti da queste novità».
Ma perché quest’iniziativa sul Tfr?
«Chi entra oggi nel mercato del lavoro rischia di avere tra 40 anni una pensione di poche centinaia di euro. Ecco perché è importante pensare a una forma previdenziale integrativa. Ed ecco perché occorre una vera riforma delle pensioni, quella che il governo Prodi non sarà mai capace di fare, diviso com’è».
Insomma i giovani avranno pensioni più basse e non potranno godere della loro liquidazione.
«È così. Pochi si accollano l’onere di spiegarlo, ma il cambiamento è radicale. Ed è per questo che occorre essere informati. Si tratta di una scelta delicata. In più c’è l’incognita dell’Inps».
In che senso?
«Con la legge Finanziaria è stato creato un fondo presso l’Inps, che incasserà le quote di Tfr di chi non si avvale dei fondi pensione complementari, di chi lavora in aziende con oltre 50 dipendenti e di chi non farà alcuna scelta».
Ma lei che cosa consiglia ai lavoratori?
«Io non ho dubbi. Se sono occupati in un’azienda con meno di 50 dipendenti è meglio per tutti che lascino il Tfr in azienda. È meglio per l’impresa, che può contare come accade oggi, di un flusso di finanziamento sicuro ed è meglio per i dipendenti che hanno tutto l’interesse di lavorare in un’azienda sana, con oneri finanziari leggeri. La buona salute dell’azienda vuol dire buoni salari per i lavoratori».
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Libero, 10 marzo 2007, Andrea Valle
