“Da Belpaese a Povera Patria? Per stranieri, ma non solo, l’Italia non è più la meta preferita dai vacanzieri, il mare, la montagna, i laghi, le città d’arte, il mandolino, la pizza e la pummarola in coppa non piacciono più, complici gli scarsi servizi, i prezzi troppo alti, la crisi di Alitalia, l’immondizia di Napoli e il dollaro. È Michela Vittoria Brambilla, sottosegretario al Turismo, a lanciare l’allarme durante la presentazione dei dati sul turismo estivo forniti dall’Osservatorio Nazionale del Turismo, in collaborazione con Banca d’Italia, Unioncamere e Istat: «Il bilancio preoccupa e non riusciamo a intercettare abbastanza i flussi dei turisti. Bisognerebbe intervenire in maniera forte. È il momento che istituzioni, operatori e imprese comincino a riflettere e agire concretamente e in fretta». Quindi «più manager e meno camerieri» è lo slo-gan della Rossa di Palazzo Chigi. Rispetto al 2007, tutti segni meno: il 12,2% in più degli italiani è rimasto a casa; gli stranieri sono stati il 5,7% in meno. Gli italiani che sono partiti hanno accorciato le loro vacanze in media di due giorni e mezzo. Le strutture alberghiere hanno registrato un calo del 4,5%. Le maggiori perdite sono state quelle della montagna (-7,9%) e delle città d’arte (-1,3%). Per il mare solo lo 0,1%. Recupera il Centro, la stagione è andata particolarmente male al Sud e nelle Isole: con un calo del 18,4% per quanto riguarda i pernottamenti e del 16,5% sul fronte degli arrivi. Soffre anche la Sardegna. Un calo «prevedibile», per il sottosegretario, che individua «nello scandalo dei rifiuti di Napoli, nel basso valore del dollaro rispetto all’euro e nella crisi economica e finanziaria degli Usa», le cause di questaperdita, per un settore che per l’Italia vale l’11% del Pil nazionale, «mentre in Spagna la percentuale è molto più alta». Ancora un sorpasso, dunque, della nazione di Josè Luis Zapatero.
Ma non c’è da deprimersi, solo non si deve restare fermi. «È un po’ come se fossimo
seduti sulla sponda di un fiume in attesa di chissà che, ma non riusciamo a metter insieme idee e strategie innovative per posizionarci in questo nuovo mercato». Per la Brambilla manca una politica strategica nazionale: «Non abbiamo nulla che possa somigliare a una programmazione di sistema, mentre gli altri Paesi corrono noi siamo seduti». E vista la situazione economica attuale, l’Italia, secondo la Brambilla, non può permettersi di fare leva sugli altri settori tralasciando quello turistico per favorire la ripresa economica. «Non credo che l’Italia, con le sue bellezze possa permettersi di avere una incidenza e una percentuale inferiore rispetto ad altri Paesi». Dall’opposizione interviene Pierluigi Mantini Pd, presidente dell’Osservatorio parlamentare per il turismo: «I primi dati sull’andamento della stagione turistica estiva confermano le preoccupanti flessioni dell’intero settore. L’Osservatorio nell’ambito delle proprie attività intende promuovere un convegno a ottobre, alla Camera, sul tema “Turismo e Finanziaria 2009”. È infatti necessaria e urgente una risposta chiara sulle politiche per il turismo, già nella Finanziaria 2009, che le forze parlamentari intendono sostenere con la massima collaborazione e unità».
L’Italia rischia di cadere dal quinto al sesto posto nel ranking mondiale, dopo la città di Hong Kong. Un brutto smacco per il Paese più bello del mondo. Andrea Mondello, presidente di Unioncamere, conferma l’analisi del sottosegretario: «Dollaro, petrolio, Napoli e Alitalia». Tutti fattori esterni, per la verità, che l’esecutivo ha subito o ereditato dal passato. Mondello conferma anche il problema strutturale: «Occorre fare più sistema in un momento estremamente difficile come questo; e occorre anche investire meglio nella formazione». La Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) considera la crisi come “strutturale e non congiunturale” e invita a puntare a un nuovo modello di turismo. Giulio Tremonti, che già aveva chiesto sacrifici al settore, è dunque avvisato.
Gaia Caretta, Libero, 2 ottobre 2008