BRAMBILLA:”PREVIDENZA: IL GOVERNO PASSI DALLE CHIACCHIERE AI FATTI”

“Quasi il 95% dei giovani italiani tra i 18 e i 35 anni ritiene che in materia di previdenza si «stanno facendo solo chiacchiere», che «il governo proporrà solo soluzioni di facciata» e che gli «interventi attuati non saranno risolutivi», il dato impressionante emerge da un sondaggio commissionato dai Giovani di Confcommercio al Centro studi Sintesi, ed è stato presentato ieri ad Arezzo nel corso del V Forum nazionale dei giovani imprenditori della confederazione. Il presidente dell’associazione di categoria “under 40″, Michela Vittoria Brambilla, ha colto il varo imminente della previdenza integrativa (1 luglio 2007) per capire cosa ne pensino i diretti interessati, ovvero i giovani. Il 61,8% degli intervistati (su un campione di 800 persone tra i 18 e i 35 anni) si dice «molto preoccupato». E quasi il 46,8% pensa «che sia improbabile che anche a loro verrà assegnata una pensione».
Cavalcando questi dati il presidente Brambilla chiede «che lo scalone Maroni non venga abolito. Noi chiediamo l’innalzamento dell’età pensionabile perché è l’unico modo per tentare di avvicinarsi alla sostenibilità. Chiediamo anche», ha concluso, «che i coefficienti non siano toccati». L’ex sottosegretario al Welfare, l’azzurro Maurizio Sacconi, ha rivendicato l’impulso dato al mondo del lavoro grazie alla legge Biagi. Un’equazione semplice, ha spiegato l’esponente forzista, «più lavoratori attivi, maggiori contributi». Ma Sacconi avverte Palazzo Chigi: «Non bisogna toccare la riforma Maroni. Si rischia di aprire una voragine da 150 miliardi di euro in 50 anni». Per l’ex viceministro all’Economia, Mario Baldassarri (An), l’adeguamento dell’età pensionabile verso i 60-65 anni è un fatto aritmeticamente necessario. Renata Polverini, segretario generale dell’Ugl, fa autocritica «sull’incomprensibilità per i giovani del linguaggio sindacale» e denuncia le storture del sistema che penalizzano paradossalmente proprio i precari. I contributi versati al fondo previdenziale dai co.co.pro., al momento, «non possono essere sommati a quelli che in futuro, stabilizzato il rapporto di lavoro, si verseranno ad un ente previdenziale come l’Inps».”
Libero, Antonio Castro, 03/04/07