BRAMBILLA:”TUTELIAMO IL DIRITTO DEI CITTADINI ALLA PRIVACY”

II problema riguarda tutti i cittadini onesti, quelli la cui vita privata negli ultimi anni è stata data in pasto ai giornali, senza nessun riguardo e senza che poi venisse accertata alcuna responsabilità da parte loro nei fatti che gli erano stati attribuiti. Ma il problema è anche che “l’onorabilità e la dignità lese non vengono restituite” e che “le istituzioni devono garantire al cittadino la privacy”. Sono le 11 del mattino, il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla è appena arrivata a Milano in piazza San Babila per presentare la campagna che impegnerà i Promotori della Libertà (di cui è coordinatrice) in tulle le piazze italiane, per ribadire la necessità della legge sulle intercettazioni. “Non si tratta di con vincere nessuno – precisa subito lei – ma semplicemente di informare le persone del loro diritto a essere giudicate dai giudici e non dai media”.
C’è lo slogan scritto sui manifesti appesi al gazebo “Non vogliamo essere spiati” a ricordare le ragioni di quest’iniziativa e c’è il ministro che lo spiega alla stampa e ai cittadini. A partire dai numeri che parlano di sette milioni di italiani “spiati” e dalla speranza che il disegno di legge possa passare anche prima della pausa estiva. “Mi auguro che venga approvata nel più breve tempo possibile. Nell’anno passato in Italia sono state fatte 50 volte le intercettazioni che sono state richieste negli Usa. Il motivo per cui questo è successo, non ci e dato di sapere. Ma si tratta di un abuso. Lo stesso codice di procedura penale stabilisce che si può ricorrere all’intercettazione come qualcosa di eccezionale. I dati che abbiamo dimostrano che non è così”.
Quindi bisogna porre un limite e restituire alle persone il rispetto e la tutela del diritto alla privacy cosi come è sancito dalla Costituzione. E non c’è alcuna contraddizione tra il ddl sulle intercettazioni e l’impegno del governo sui temi della sicurezza: “Non penso che sapere i fatti privali dei cittadini voglia dire sicurezza. È pettegolezzo. Noi siamo i primi a voler perseguire i veri colpevoli. Credo che questo governo sia esemplare: nessun altro può vantarsi degli stessi risultati che abbiamo conseguito nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Ma è importante che l’uso delle intercettazioni venga limitato alle indagini ed è dovere delle istituzioni tutelare i cittadini onesti. Lo ripeto: spetta ai giudici giudicare, e non ai media”. E lo stesso vale anche per il caso Brancher: “Non sono in grado di esprimere un giudizio. È materia da costituzionalista”.
Sulle correnti interne al Pdl, invece, il ministro ha voglia di dire la sua. “Credo che alcuni miei colleghi prima di parlare e assumere determinate iniziative, dovrebbero riflettere bene”. Si tratta di considerazioni generali precisa il ministro, ma rimane il fatto che il Pdl ha voltalo pagina con un modo di fare politica che ha carattcrizzato ilpassato e che ha dimostrato la sua scarsa efficacia. “Resuscitarlo e ripescarlo dai cassetti, significherebbe rovinare quello che di nuovo ha portato questo grande partito e rischieremmo di farci del male da soli”. Quanto al ruolo dei Promotori della Libertà, se siano una corrente esterna o meno, fa chiarezza una volta per tutte: “Invece che militanti ci chiamano promotori, ma noi siamo il Pdl, il movimento ufficiale del Pdl”.

Giulia Guerri, “il Giornale”, 27 giugno 2010