BRAMBILLA:”UNA TASK FORCE PER IL TURISMO”

Michela Brambilla,  sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Turismo, l’Italia non attira più i turisti: colpa di Napoli o non solo?
«Sono alcuni anni che l’immagine dell’Italia nel mondo va perdendo smalto. Certo, la questione dei rifiuti ha dato un colpo forte e in negativo, ma non c’è solo questo. Dal 1991 al 2006 gli arrivi internazionali sono aumentati del 36,8%. Potrebbe apparire un dato incoraggiante. Invece in Spagna nello stesso periodo l’aumento è stato del 63,1%, nel Regno Unito del 66,5%, in Turchia del 323%, in Cina del 346%. Eppure l’Unesco ancora considera il nostro Paese al primo posto nella classifica mondiale dei siti in grado di offrire un’offerta più completa sotto il profilo culturale, ambientale, paesaggistico ed enogastronomico».
Insomma, siamo ancora un bel Paese però i turisti vanno altrove…
«Esatto, e il motivo è da cercare nella mancanza di politiche adeguate per il turismo. Manca un piano strategico che tracci le linee di sviluppo del settore, realizzando programmi incentrati su competitività, differenziazione dell’offerta e della destinazione, formazione del personale».
In Italia queste materia è di competenza de le Regioni, vero?
«Le Regioni hanno svolto in modo egregio il loro lavoro ma inevitabilmente hanno fatto promozione in modo disarticolato. Non è stata promossa l’immagine Italia. Una delle prime cose che il governo intende fare è una sintesi tra la miriade di soggetti pubblici e privati che si occupano di turismo, per arrivare a una politica d’impatto nazionale».
Sintesi vuol dire coinvolgerli in decisioni che saranno prese a livello centrale?
«Ho già incontrato più volte le parti in causa, il clima è di grande collaborazione. Vorrei avere l’apporto di tutti gli enti per elaborare una politica commerciale unitaria: dobbiamo vendere meglio il nostro Paese. Istituiremo un’unità di intervento, dedicata al rilancio del marchio Italia nel mondo. Sarà una task-force di esperti».
Quante persone la formeranno?
«Sarà una struttura leggera, composta da poche ma qualificate teste pensanti, altrimenti sarebbe impossibile fare una politica coordinata nel turismo. Non c’è mai stato nulla di simile».
Prima ci sono state altre iniziative, progetti faraonici, costati milioni senza che si sappia quanto abbiano prodotto. Come i portali turistici…
«La mia filosofia è che ogni euro speso deve tradursi in un turista in più che metta piede in Italia. Un portale è importante, li hanno anche altri Paesi ma non do precedenza a questo tipo di strumenti. Quello che m’interessa è portare i turisti in Italia».
Come intende farlo?
«Bisogna stipulare accordi coi tour operator, presidiare i crocevia che decidono in anticipo dove inviare i flussi turistici».
Ci sarà maggiore partecipazione alle fiere, alle Borse del turismo?
«Alle fiere intendiamo presentare un’unica immagine dell’Italia. Ma non invieremo funzionarii in giro per il mondo a spendere soldi. Faremo venire i tour operator in Italia e studieremo con loro i pacchetti da proporre».
Il settore turistico chiede agevolazioni, un calo dell’Iva, per esempio. Che ne pensa?
«Le imprese turistiche hanno una tassazione media del 31%, nella Ue siamo al 24%. Ma non potrà esserci rilancio se le imprese non riqualificheranno la loro offerta e i ministeri non porranno mano agli interventi di carattere strutturale indispensabili per ridare competitività al settore. L’economia del turismo oggi vale 150 miliardi di euro, ossia l’11,1 per cento del Prodotto interno lordo. Ci sono 2,5 milioni d’occupati. In Spagna vale il 18 per cento del Pil e la Spagna non è più bella dell’Italia. Anzi. Questo vuol dire che si possono guadagnare ancora punti, ed è ciò che intendo fare. Parto da zero e non so perché prima nessuno se ne sia occupato. Ma oggi possiamo contare su un forte sostegno del presidente Berlusconi. È convinto come me del fatto che il turismo sia la più grande industria italiana, e vada difesa».

La Stampa, 16 giugno 2008