Non chiudere il CAM alla fine dell’anno e, attraverso un emendamento trasversale alla legge di stabilità firmato dai capigruppo della bicamerale per l’infanzia, o comunque con lo stanziamento da parte delle istituzioni coinvolte di due milioni di euro, consentire al Centro Assistenza Minori di Milano di proseguire l’attività, in attesa della privatizzazione attraverso gara d’appalto, che garantirà il futuro del Centro.
E’ una vera e propria “road map” per la sopravvivenza della struttura, che secondo un comunicato da mesi sul sito web dovrebbe chiudere entro il 31 dicembre prossimo, quella emersa durante la riunione odierna della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla che è riuscita a convocare in Parlamento e mettere seduti allo stesso tavolo tutti i soggetti coinvolti. Una seduta molto partecipata, alla quale erano presenti l’assessore del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino, la consigliera della città metropolitana di Milano, Maria Rosaria Iardino, il direttore del CAM Marcello Correra, e ben otto educatrici della struttura, guidate dalle coordinatrici suor Palaga e suor Caterina. Quella che, sulla carta poteva essere una semplice audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui minori fuori famiglia, si è invece trasformata in un riuscito tentativo di mediazione, da parte della presidente Brambilla, per tenere aperto il CAM. “Ormai la via è tracciata”, ha commentato alla fine l’ex ministro, che ha preso molto a cuore la vicenda e nei giorni scorsi aveva voluto visitare personalmente la struttura e conoscere coloro che operano sul campo. “La sede istituzionale della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza é sicuramente il luogo dove i diversi soggetti coinvolti possono e devono portare le proprie istanze. Oggi abbiamo ragionato tutti insieme, i nostri relatori e i commissari, con il medesimo obiettivo: la salvaguardia del superiore interesse dei minori coinvolti e pertanto della sopravvivenza del CAM, un centro di eccellenza. Per la prima volta, sono emerse con chiarezza le varie posizioni e possibilità, ed è stata tracciata una road map che può portare ad una conclusione felice di una brutta vicenda che non avrebbe mai dovuto presentarsi e che è il risultato di pasticci burocratici e normativi”.
I passaggi individuati sono due, affidati all’on. Brambilla e all’ufficio di presidenza della commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza. Il primo l’impegno comune a trovare tra le pieghe della legge di stabilità, attraverso un emendamento della stessa bicamerale, le risorse necessarie: a fronte di un costo annuo di 3,5 milioni, come ha ricordato il direttore Correra, potrebbero bastarne 2 per arrivare al 31 dicembre 2016 (il resto sarebbe finanziato dalle rette) e nel frattempo, sottolinea l’assessore Majorino, “privatizzare il servizio con una gara d’appalto”, perché, afferma, “è impensabile che il Comune di Milano possa “internalizzare” il CAM”. Il secondo è l’apertura di un tavolo operativo con la Regione Lombardia per coinvolgerla nell’operazione salvataggio.
Il Cam è nato negli anni Settanta con la missione di accogliere minori, anche molto piccoli, sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria di allontanamento dal nucleo familiare. Lo fa in una maniera non convenzionale, ricreando per quanto possibile un ambiente di tipo “domestico” e rendendo un servizio universalmente apprezzato. Suor Palaga Gorzo, coordinatrice al CAM, ha invitato i commissari a “porre attenzione al valore di questo servizio, alla sua natura pubblica che in questo caso è garanzia di qualità, ai volti e alle storie dei bambini ospitati”. Al momento ce ne sono 17, ma l’annuncio dell’imminente chiusura pubblicato sul sito – “decisione formalmente non ancora presa”, ricorda la consigliera Iardino – ha già costretto a respingere oltre una ventina di domande dal maggio scorso. “Non vorremmo – ha aggiunto l’educatrice Guida Ingenito – dover accompagnare questi piccoli, che già hanno subito forti traumi, in un percorso che non sarà il rientro in famiglia, ma l’ennesimo spostamento”.
Al termine della riunione, la presidente Brambilla ha ribadito che la via per una possibile soluzione, “con la buona volontà e il contributo di tutti”, è stata individuata: “Per parte mia, sono tra quanti – e non sono pochi a Milano – ritengono importantissimo, e si batteranno in tutte le sedi, perché l’attività del centro continui, innanzitutto nell’interesse dei minori stessi, ma anche per la salvaguardia di una struttura veramente di eccellenza, delle professionalità maturate e per lo storico rapporto del CAM con l’autorità giudiziaria milanese”.