“Tra libertà di aprire gli esercizi commerciali nei festivi e obbligo di tenerli chiusi non può esserci alcuna mediazione. Quella delle aperture dei negozi, dei grandi magazzini, dei centri commerciali è una liberalizzazione che non si tocca, come ha ben detto ieri il presidente Berlusconi”. Così l’on. Michela Vittoria Brambilla torna sul progetto della maggioranza di ripristinare le chiusure domenicali: “Ora completi la marcia indietro”.
“Stiamo parlando – sottolinea la parlamentare di Fi – di 40 mila posti di lavoro e di qualcosa come 4 miliardi di euro di fatturato che se ne andrebbero in fumo, in un Paese già afferrato dalla recessione, con tassi di disoccupazione e di inattività elevatissimi e consumi al palo, dove “gode” soltanto l’e-commerce al quale, incredibilmente, il nuovo testo non fa neanche cenno. L’ho detto e lo ripeto: è una pazzia. E il “buon senso” dovrebbe suggerire una rapida e totale marcia indietro. Rivendico – aggiunge – il merito di aver avviato in via sperimentale, da ministro del Turismo nel governo Berlusconi IV, la liberalizzazione dell’apertura degli esercizi commerciali nei comuni turistici, poi estesa a tutto il territorio nazionale dal decreto Salva-Italia”.
“Il ritorno alle chiusure – prosegue – è sbagliato anche sul piano sociale e culturale: l’affermazione della grande distribuzione e la diffusione dei centri commerciali (circa mille in Italia) hanno avuto un forte impatto anche sulle abitudini degli italiani: un impatto positivo in termini di aggregazione, socializzazione, innovazione, correttezza fiscale, riqualificazione urbana. I centri commerciali edificati in zone periferiche hanno contribuito a recuperare e riconvertire aree degradate delle città, a rompere con opere di urbanizzazione l’isolamento di sobborghi troppo spesso abbandonati. Mi auguro perciò che il Parlamento esamini presto la mia pdl per il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo sociale dei centri commerciali e della grande distribuzione organizzata, particolarmente sentito la domenica e nei giorni festivi: un testo sul quale intendiamo raccogliere il consenso dei cittadini”.