“La vita trionfa sulla morte e sulla malvagità umana. In questa storia terribile e commovente c’è anche un barlume di speranza, che diventerà piena luce se finalmente il Parlamento voterà la mia proposta di legge per inasprire le pene a carico di chi infierisce contro gli animali, Chiedo agli italiani di prestare attenzione, di indignarsi e di combattere insieme con me questa battaglia”. Così – durante una conferenza alla Camera, con un “cesto” di cuccioli posato sul tavolo – l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista e della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commenta il caso di maltrattamento e uccisione di una “madre coraggio non umana” verificatosi nei giorni scorsi a Marano Marchesato (provincia di Cosenza).
Qualcuno voleva disfarsi di una cagnolina incinta, prossima al parto, l’ha legata per le zampe e semisepolta sotto un mucchio di foglie e rami secchi sul ciglio di una stradina di campagna. Non si sa per quanto tempo Luce (così l’hanno chiamata) sia rimasta lì: abbastanza, questo è certo, perché sofferenza e terrore abbiano lentamente provocato il cedimento degli organi interni e alla fine il coma. Doveva morire, con i suoi piccoli non ancora nati. Invece, ancora una volta, la voglia di vivere ha avuto la meglio.
Su segnalazione di alcuni passanti, hanno trovato la cagnetta “incaprettata” i volontari della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, l’associazione fondata dall’on. Brambilla, che si sono prodigati per salvarle la vita. Sul posto, avvertiti dalla presidente di Leidaa Cosenza, Gisella Grande, sono immediatamente intervenuti i carabinieri e il sindaco del Paese. Purtroppo la mamma non è sopravvissuta all’angoscia e allo sforzo di mantenere in vita, in quella condizione estrema, gli undici cuccioli che, uno dopo l’altro, ha partorito. Si è spenta quaranta minuti dopo aver portato a termine il compito assegnato dalla natura. Nonostante le cure, i due cuccioli più deboli sono morti nei giorni successivi. Gli altri, assistiti da un veterinario, fanno da “testimonial” per questo nuovo appello al rafforzamento della tutela penale degli animali.
“Ne leggiamo e vediamo tante ogni giorno – dice l’on. Brambilla – tante storie di ordinaria crudeltà contro i nostri fratelli senza voce, frutto a volte di puro sadismo, a volte di un’insofferenza, completamente amorale, per la presenza sul territorio di animali vaganti. Questa volta, accanto al dolore, c’è il lascito generoso di una “madre coraggio” non umana. E c’è, deve esserci da parte di tutti, una grande, grandissima indignazione. Chiedo all’Italia intera di indignarsi e di schierarsi al mio fianco nella battaglia per cambiare le cose, qui in Parlamento”.
“Il nostro primo dovere – prosegue l’ex ministro – è prenderci cura dei cuccioli, garantire per quanto possibile la loro sopravvivenza e la loro salute (vi terremo informati in proposito). Poi, se saranno individuati i responsabili, o il responsabile, di questo orribile gesto, perseguibile d’ufficio e comunque già denunciato, se, dicevo, si arriverà al processo, la LEIDAA certamente chiederà di costituirsi parte civile”.
“Sul piano politico – conclude l’ex ministro – l’indignazione che dovrebbe provare qualunque persona sensibile dinanzi ad un fatto tanto grave mi spinge a rilanciare la richiesta che portiamo avanti da sempre, che abbiamo formalizzato nella scorsa legislatura e ripresentato in questa, sotto forma di proposta di legge a mia firma: pene più severe per chi maltratta e uccide gli animali. Tra le altre cose, sono aumentate, rispettivamente fino a cinque e sei anni, le pene per il maltrattamento e l’uccisione di animali, diventano “delitti” in senso tecnico le condotte di detenzione in condizioni “insopportabili”, quella dell’abbandono e l’uccisione di esemplari di specie protette, punita anch’essa con sei anni di reclusione. Si chiarisce inoltre, in via definitiva, che la “tenuità del fatto” prevista dall’articolo 131-bis del Codice penale non è applicabile ai reati contro gli animali. Quest’ultima parola, animali, non l’ho sentita nel discorso programmatico del premier Conte e poche e generiche ne ho sentite sulla difesa dell’ambiente. Ma giudicheremo dai fatti. Vedremo, se si avrà ancora il coraggio di non calendarizzare, se non in extremis, le proposte che tutelano gli animali, com’è accaduto nella scorsa legislatura”.
Il video di Luce e dei cagnolini è scaricabile all’indrizizzo https://www.
La conferenza stampa dell’on. Brambilla è invece visionabile a questo link: https://www.youtube.com/
AC 335 -AC 21- AC 101 a firma dell’on. Michela Vittoria Brambilla
SCHEDA TECNICA
I reati in danno di animali già contemplati nel codice penale destano indignazione e allarme sociale ma le attuali sanzioni risultano blande e inadeguate. La proposta di legge A.C. 335 a firma Brambilla (che corrisponde con correzioni all’AC 3005 della scorsa legislatura) introduce pertanto una serie di modifiche al codice penale e al codice di procedura penale oltre a disposizioni per l’integrazione e l’armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.
In sedici articoli, tra l’altro, sono aumentate rispettivamente fino a cinque e sei anni le pene per il maltrattamento e l’uccisione di animali, diventano “delitti” in senso tecnico le condotte di detenzione in condizioni “insopportabili” o “incompatibili con la natura dell’animale”, quella dell’abbandono e, come nuovo comma del 544 bis, l’uccisione di esemplari di specie protette. Sono rideterminate anche le pene per la cattura e la detenzione delle stesse specie (fino a sei anni di reclusione). Un articolo chiarisce che la “tenuità del fatto” prevista dall’articolo 131-bis del Codice penale non è applicabile ai reati contro gli animali.
Un’ulteriore modifica al codice penale è contenuta nella proposta di legge A.C. 21 Brambilla con la quale si introduce una circostanza aggravante dei reati contro gli animali relativa alla diffusione on line di immagini e di video con atti di crudeltà nei confronti di animali. Per tutti i fatti di reato le pene sono aumentate fino alla metà se l’autore ne dà divulgazione attraverso strumenti informatici o telematici. Sono inoltre disciplinati il blocco e la rimozione dei relativi contenuti.
Ancora, la proposta di legge A.C. 101 Brambilla prevede l’inserimento nel codice penale di un reato di pericolo all’articolo 441-bis del codice penale. Si prevede la pena della reclusione fino a due anni per chiunque, fuori delle ipotesi e delle modalità previste dalla legge, prepara, miscela, detiene, utilizza, colloca o abbandona esche o bocconi avvelenati o contenenti sostanze nocive o tossiche, compresi vetri, plastiche e metalli o materiale esplodente, che possono causare intossicazioni o lesioni o la morte di un animale.
L’uso del veleno per risolvere, con un macabro e inaccettabile fai-da-te, l’emergenza randagismo è purtroppo cosa di tutti i giorni e tale fenomeno, insidioso e diffuso, dev’essere finalmente affrontato dal legislatore.