GARANTE INFANZIA A COMMISSIONE: CONTROLLI “PIU’ COORDINATI” ED EFFICACI SULLE COMUNITA’ E LE CASE FAMIGLIA. BRAMBILLA “ALLONTANAMENTI DALLE FAMIGLIE SOLO PER GRAVI MOTIVI”

Per i controlli di rispettiva competenza sulle case famiglia e sulle comunità di accoglienza, le Procure presso il Tribunale per i minorenni, le Regioni, i Comuni e le Asl dovrebbero “coordinarsi maggiormente tra loro”. Servirebbe anche una “polizia giudiziaria specializzata” nel trattare casi che riguardano i minori. Sono alcune delle osservazioni formulate dal Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, durante l’audizione sul tema dei “minori fuori famiglia” davanti alla commissione parlamentare infanzia, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla. Sui controlli “da rendere più incisivi” si è soffermata anche la presidente Brambilla che, in pieno accordo con la dottoressa Albano, ha sottolineato la necessità di “ridurre al minimo” il ricorso alle comunità.

La Garante, nominata nell’aprile scorso e per la prima volta ascoltata in Parlamento, ha sottolineato l’esiguità dei mezzi e del personale a disposizione a fronte della quantità e varietà di compiti assegnati al suo ufficio, per il quale, sostiene, “sarà necessario individuare delle priorità”. Quanto ai minori fuori famiglia, ha ribadito, in armonia con i principi sanciti dai trattati e applicati dalla giurisprudenza, che l’allontanamento del minore dal nucleo familiare originario va sempre considerato come “extrema ratio”, constatata l’impraticabilità di altre soluzioni. Non solo il ricorso alla comunità “va contenuto il più possibile”, ma il collocamento dev’essere attento alle specifiche esigenze del minore: quelle dei bambini in tenera età sono diverse da quelle degli adolescenti o dei minori stranieri non accompagnati. I controlli, ha proseguito, rappresentano “un problema” perché le Procure presso i Tribunali per i minori ricevono dalle comunità “schede incomplete o di carattere discorsivo” e non dispongono di organici sufficienti per le opportune verifiche, mentre spesso le Regioni “non dialogano con gli uffici giudiziari” e non comunicano la cessazione dell’accreditamento o i nuovi accreditamenti. Da superare resta anche l’intollerabile incertezza sui dati relativi ai minori fuori famiglia: 28 mila secondo il ministero del Lavoro (2012), 17 mila secondo l’Istat (2013), 19 mila secondo il censimento al 31 dicembre 2014 effettuato dall’ufficio del Garante in collaborazione con le Procure. “Occorre – sottolinea la dottoressa Albano – render la raccolta sistematica, periodica e completa”: Altrimenti sarà difficile avere una visione attendibile dei problemi reali.

La Garante, inoltre, ha definito “bellissima” la recente legge sulla continuità affettiva – che dà una corsia preferenziale per l’adozione alle famiglie già affidatarie – invitando però a monitorare possibili criticità. Proprio la corsia preferenziale riconosciuta agli affidatari potrebbe incidere negativamente sull’affidamento volontario, quello non deciso dal giudice ma “concordato” con la famiglia di origine, che forse “temerà di perdere definitivamente il minore”.

Nel ringraziare la Garante, augurandole “buon lavoro”, l’on. Brambilla ha ricordato che il principio del prevalente interesse del minore, universalmente invocato, va inteso soprattutto come diritto alla presenza “delle due figure genitoriali”, quindi gli allontanamenti dalle famiglie di origine devono essere giustificati da gravi motivi, il collocamento in comunità dev’essere temporaneo e i controlli sulle strutture “rigorosi”.