“Professano, dicono, valori cristiani e tradizionali, ma sono così liberisti che per loro la precarietà economica non è un handicap bensì un privilegio. Sono in molti, dicono, diverse migliaia, suddivisi in decine di associazioni su tutto il territorio nazionale, da Bologna a Milano, a Torino, da Palermo a Bari, a Napoli. Detestano Alfonso Pecoraro Scanio e Romano Prodi, ma renderebbero volentieri l’onore delle armi a Luciano Violante e Pier Luigi Bersani, «perché sono avversari duri, ma almeno sono persone serie». Solo in piccola parte, dicono, vengono da Forza Italia. «Forse siamo figli della manifestazione romana del 2 dicembre 2000» osserva Fabio De Maio, un militante emiliano. «I leader della Casa delle libertà erano sul palco. Ma la cosa più bella è quello che succedeva giù, in platea: fra gli appartenenti alle varie formazioni della destra ci abbracciavamo e ci scambiavamo le bandiere. Ecco, noi veniamo da un’idea di destra che è lì, nei fatti, in quella forza emotiva, ma forse ancora non c’è in Parlamento. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che parliamo lo stesso linguaggio. La nuova destra siamo noi».
Per tanti versi sono ancora un mistero i giovani dei Circoli della liberta. Sono passate diverse settimane da quando Michela Brambilla e Silvio Berlusconi hanno reso pubblica l’esistenza del marchio, dell’inno e di tutta una rete di affiliazioni a questa nuova creatura della società civile. In molti hanno minimizzato. Esistono? Quanti sono? E se ci sono, cosa pensano della politica, dell’economia, del lavoro? Cosa leggono? Quali sono i loro miti ? Il 6 ottobre si terrà alla Nuova fiera di Roma la loro prima convention nazionale e Panorama ha pensato di chiedere ai diretti interessati con che stato d’animo si avvicinano a questo appuntamento.
«Una bella novità del movimento, secondo me, è che a differenza di altre iniziative della società civile come il gruppo che nasce dal blog di Beppe Grillo, o un tempo i girotondi, questi giovani non si riuniscono contro qualcosa o qualcuno. Vogliono discutere, confrontarsi, ma non hanno preclusioni settarie» commenta Giorgio Medail, il sessantenne direttore della Tv della libertà di Michela Brambilla, che per ovvi motivi segue il fenomeno molto da vicino.
Il biglietto da visita lo presenta Maurizio Rogliero, 24 anni, studente di giurisprudenza, coordinatore del Circolo Bari Futura: 60 aderenti, che si assommano ai quasi 1.000 degli altri vari circoli nei capoluogo pugliese. «La nuova scommessa dei Circoli, e in sostanza quello che rimproveriamo a Forza Italia e agli altri partiti della Casa delle libertà è di essersi chiusi ai giovani, di essersi aggrappati a posizioni di rendita. E diciamo pure, fuori dai denti: ormai anche loro fanno parte della casta politica, per le proposte dei giovani non c’è abbastanza spazio».
«Oggi l’idea che qualcuno associ noi dei Circoli ai partiti tradizionali sarebbe fuorviante» avverte Cesare Miglioli, 20 anni appena compiuti, iscritto al secondo anno di economia alla Bocconi di Milano. Ha fondato il Circolo Universitas direttamente in facoltà «per risparmiare sui costi di impianto di una sede» e si sente liberale da sempre. «Se voglio risolvere i problemi della mia città, devo guardare a chi la amministra con obiettività. Se i problemi non si risolvono, sarò libero di esprimere eventualmente un dissenso anche forte. Non per niente il mio personaggio di culto è Indro Montanelli. Lui era un vero indipendente, non era comprabile o indottrinabile da nessuno. Molti di noi si sono formati sui volumi della Storia d’Italia che ha scritto con Mario Cena».
E Montanelli sarebbe contento dei Circoli, se fosse ancora vivo? «Credo di sì. Gli piaceva confrontarsi con i giovani. Oggi lui ci sosterrebbe nella rivendicazione del merito e delle capacità individuali, per fare strada nel lavoro, contro l’immobilismo di Stato». Ma il precariato che affligge un’intera generazione tra i 20 e i 30 anni non spaventa questi ragazzi? «Direi proprio di no» continua Cesare «non sono un figlio di papà, mia madre è insegnante e mio padre fa l’assicuratore. Non ho santi in Paradiso, ma voglio fare l’imprenditore, cercare di realizzare i miei sogni, per esempio nel settore informatico. Chi sceglie di impegnarsi in Bocconi ovviamente crede che un giorno farà parte della classe dirigente di questo Paese. Io non amo parlare di precariato, anche per quelli che puntano a un lavoro dipendente. Piuttosto segnalerei le opportunità della flessibilità per noi giovani. Il vincolo di lavoro a vita non mi sembra il problema principale: oggi, se un giovane fa bene il suo mestiere, non deve temere nulla».
«La reazione dei politici alla nostra esistenza, quest’estate, era prevalentemente infastidita» fa eco la coordinatrice di Modena, Cinzia Borghi. «La casta si difende come può. E poi basta pensare che, su circa 200 aderenti al mio circolo, solo un 20 per cento risulta iscritto a un partito. Molti vengono dall’Udc o da An, non da Forza Italia, e abbiamo anche degli ex prodiani pentiti. Tanti, poi, i giovanissimi».
Come Beatrice De Maio, figlia di Fabio, considerata la mascotte del drappello dei Circoli, che ha appena 16 anni e le idee molto chiare: «Ha presente il film Salvate il soldato Ryan? Una storia molto dura, che però dimostra che quando ci si batte e si fa squadra per una causa giusta niente può fermarci. Io da grande farò giurisprudenza e poi voglio entrare in politica. Perché? Come direbbe la mia scrittrice preferita, Oriana Fallaci, per una questione di rabbia e di orgoglio».
E in economia cosa sognano tutti questi ragazzi? «Semplice» aggiunge Cinzia Borghi «il sogno è la mobilità sociale, un’Italia in cui ci siano più investimenti, più dinamica, meno pastoie. E poi moltissime sono le ragazze: dove trova lei in Italia, da un secolo a questa parte, un movimento il cui leader carismatico è una donna, per di più un’imprenditrice, come Michela Brambilla?».
«Essere donna e avvicinarmi alla politica, in una città come Napoli, per me ha un doppio significato» spiega Alessia Natale, 35 anni, assegnista di ricerca al Cnr, progettista di portali web bilingui. «A Napoli siamo più di 500 aderenti. Mi sembra un bel segnale di speranza e di rinnovamento, proprio oggi che si parla di qualunquismo e di antipolitica. Ci sentiamo delusi da come viene trattata la Campania, e il caso Napoli, dalle cronache nazionali».
Personaggi di culto? Cesare Miglioli non ha dubbi: «Braveheart, il personaggio del film diretto e interpretato da Mel Gibson. Perché è un combattente per la libertà, perché i valori di rispetto e di fede che mostra sarebbero oggi necessari. Perché si offre come leader vero: noi vogliamo che la classe dirigente abbia più poteri, per esempio con il presidenzialismo. Ma assumere un potere vuol dire anche assumersi il rischio di sbagliare. E chi sbaglia va a casa». La politica come professione a tempo pieno? «Per adesso proprio no, grazie. Noi siamo gente che ha da fare, nella vita».
«Anche io sono per Braveheart» continua Maurizio Rogliero. «Però aggiungerei il Dorian Gray di Oscar Wilde, perché è adatto ai nostri giorni. Il romanzo secondo me è una critica dell’esteriorità, vista come bellezza superficiale e come spettacolo, in nome dell’interiorità, dei valori e del carattere. A noi dei Circoli si avvicinano in tanti, anche la gente delusa dal governo Prodi, perché sente che non siamo clientelari e utilitaristici come un partito. Io ho aiutato i politici della Casa delle libertà alle ultime elezioni, ma con noi giovani è sempre così: portiamo voti, grazie, una pacca sulla spalla e chi si è visto si è visto. Ma adesso basta, noi giovani contiamo, vogliamo affermarci, partecipare».
Ma sarà vero che nei Circoli confluiscono anche ragazzi di sinistra, delusi dalla classe dirigente unionista? Pare proprio di sì, a quanto sostiene Norberto Gallo, 36 anni, di Napoli, aderente ai Circoli e animatore di un blog che si chiama Napoliooline.org: «Mio padre era di idee socialiste, io vengo dal Pds, sono stato nella sinistra giovanile, segretario della sezione del mio quartiere, Soccavo, e poi ho vissuto cinque anni a Milano, sempre militando a sinistra». E perché mai questo cambiamento di fronte? «Per il Paese e per Napoli: avete idea del mostruoso sistema di controllo delle tessere politiche rappresentato qui dal duopolio Antonio Bassolino-Rosa Russo Iervolino? Avete idea degli sprechi, del clientelismo, della corruzione tranquillamente tollerata da questi signori? Grazie a queste sinistre. Napoli va a fondo. Praticamente, dopo il crollo del Muro di Berlino, la Campania è rimasta l’unica repubblica del socialismo reale».
E il libro di Roberto Saviano, Gomorra? «Un lavoro molto sincero e rispettabile, ma Saviano sbaglia nelle conclusioni. La nuova camorra non ingrassa grazie al capitalismo, ma grazie al sistema di controllo di tessere e voti gestito da poche grandi famiglie. Che, guarda caso, un tempo appoggiavano tutte il fascismo, oggi sono tutte a sinistra. Questi sono i nuovi viceré borbonici: loro, come è tradizione, della plebe (che poi saremmo noi cittadini) se ne infischiano. La Napoli che vogliamo noi con questi partiti non vuole avere più niente a che fare».
Più liberismo, dunque? «Lo ha letto il libro di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, Il liberismo è di sinistra? Lì si sdogana il liberalismo economico. Loro hanno ragione, ma magari fosse così a Napoli. Qui, se aspettiamo un cambiamento liberista dalla sinistra, stiamo freschi».
Insomma, il messaggio arriva chiaro e forte: mentre i sociologi dormono e i giornalisti prendono tempo, si sta costruendo un nuovo ceto giovanile di destra. Chiamatela, se volete, Gioventù Brambilla. Magari il nome piacerà anche a loro, e ci scherzeranno su. Sono gente di spinto, in fondo. Solo che, invece di farsi quattro risate con l’antipolitica di Beppe Grillo, hanno deciso di innamorarsi ancora, magari a modo loro, della Politica con la P maiuscola. Per forza o per amore, con i Brambilla Boys (& Girls) dovremo fare i conti. Presto.”
Panorama, Alberto Castelvecchi, 04/10/07