“E’ finito il tempo della strumentale campagna di disinformazione sulla sperimentazione animale, che da anni si impone nel nostro paese e che è volta a salvaguardare i notevoli interessi economici di certe multinazionali e delle loro lobby. Mi appello nuovamente ai senatori della XIV commissione, perché votino l’art.14 come licenziato dalla Camera. Non si tratta – purtroppo – di abolire la vivisezione, ma di offrire maggiore tutela agli animali e di fare la volontà del popolo italiano che non vuol veder spuntare, sul proprio territorio, altri allevamenti-lager come Green Hill”. Lo ha detto oggi a Milano l’ex ministro del Turismo, on Michela Vittoria Brambilla, a sostegno della norma da lei scritta e contenuta nella legge comunitaria 2011 all’esame del senato, che prevede il divieto di allevare cani, gatti e primati destinati alla sperimentazione su tutto il territorio nazionale. L’evento ha visto la presentazione della campagna-verità di sensibilizzazione dalla Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente contro la sperimentazione animale. Una campagna rivolta innanzitutto ai decisori istituzionali, in questo caso i senatori, invitati a “diventare promotori di una ricerca moderna che investe in metodi sostitutivi”, ma indirizzata anche ai cittadini, “bombardati” dalle lobby farmaceutiche con la grossolana e falsa alternativa “salvare l’animale o salvare l’uomo”. La scienza moderna è sarà sempre di più in grado di salvarli entrambi. Lo spiega il primo “testimonial” della campagna: Susanna Penco, ricercatrice all’Università di Genova e malata di sclerosi multipla, in questa duplice veste assolutamente contraria alla sperimentazione sugli animali, per ragioni etiche e scientifiche.
“Dal punto di vista etico – spiega la ricercatrice Susanna Penco – perché non ritengo giustificabile, neppure in nome di un presunto progresso, infliggere sofferenze ad altri esseri senzienti, umani e non umani, per i quali provo egualmente compassione. Dal punto di vista scientifico, considero la sperimentazione sugli animali inutile e dannosa. E’ inutile perché studiare una cura su una specie diversa da quella a cui la cura è destinata non ha alcun senso. È dannosa perché distrae dei soldi, spendendoli in modo inopportuno, e perché spesso i farmaci testati sugli animali poi creano dei problemi all’uomo. I risultati non sono “trasferibili” da una specie all’altra, mentre esistono ormai metodi alternativi molto più sicuri, come la sperimentazione in vitro di cui mi occupo da decenni”. Perciò la dott.ssa Penco si è offerta come “cavia” per identificare il “Major Histocompatibility Complex, il “codice” dal quale dipende la sclerosi multipla, malattia esclusivamente umana, ed ha donato i propri organi -ovviamente, il più tardi possibile – all’Associazione italiana sclerosi multipla.
La sperimentazione in vivo è e resta fortemente impopolare. Neanche questionari “tempestivi e mirati” possono alterare la realtà, rilevata negli anni da istituti indipendenti: l’opinione pubblica italiana è in grandissima maggioranza ostile a questa pratica. Lo dice il Rapporto Italia 2012 dell’Eurispes: l’86,3 per cento degli italiani è contrario alla sperimentazione in vivo, perché il rispetto per gli animali è “di gran lunga superiore ai vantaggi e agli eventuali benefici che l’uomo potrebbe trarre dallo sperimentare su altri esseri viventi”. Lo dice il rapporto speciale Eurobarometro 225 “Valori sociali, scienza e tecnologia” (2005), secondo il quale l’87 per cento degli italiani si dichiara d’accordo con l’affermazione “Abbiamo il dovere di proteggere i diritti degli animali quale che ne sia il costo”. Un risultato superiore alla media europea, peraltro altissima (82 per cento)