“La sentenza di oggi, con il secondo grado di giudizio, è una vittoria della giustizia e mette di fatto il suggello su una vicenda che mi ha visto da sempre in prima linea: contro la vivisezione in generale e in particolare contro la vergogna di un allevamento di cani destinati ai laboratori che, grazie alla norma che ho scritto, non potrà mai più aprire nel nostro paese”. Lo ha detto oggi, commentando la decisione della Corte d’appello di Brescia sul caso Green Hill, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, e autrice della norma che dal 2014 vieta, sul territorio nazionale, l’allevamento di cani, gatti e primati da utilizzare per la sperimentazione.
“La nostra società – sottolinea – attraversa una fase di grandi cambiamenti che investono, naturalmente, anche il rapporto tra l’uomo e gli animali. Il processo Green Hill è probabilmente l’evento simbolo di questa rivoluzione sempre meno silenziosa. Per la prima volta, nel nostro paese, la magistratura, requirente e giudicante, interpreta i reati di maltrattamento e di uccisione di animali in chiave davvero moderna, assumendo il punto di vista delle vere vittime (i beagle) e delle loro esigenze etologiche, contro i preponderanti interessi di una grande multinazionale. Grazie alla norma che ho scritto e che oggi è diventata legge nel decreto legislativo 26/2014 – aggiunge l’ex ministro – un allevamento come Green Hill non può più aprire nel nostro Paese. E’ una vittoria di cui sono fiera e che dedico ai milioni di italiani che amano gli animali, detestano gli orrori della vivisezione e si sono battuti al nostro fianco”.