“«Tutti volevano conoscere la strategia di Silvio Berlusconì: eccola qui tutta intera, chiara, trasparente: sono orgogliosa del fatto che i mici Circoli della Libertà siano stati l’avanguardia di questo grande progetto. E proprio perché noi siamo stati i primi a crederci e a portarlo avanti io, in qualità di presidente nazionale dei Circoli della libertà, annuncio l’adesione del mio movimento al Partito della libertà» afferma decisa Michela Vittoria Brambilla. La quale aggiunge: «Ogni giorno di più, la nostra politica offre un triste spettacolo di sé. È avvenuto in questi giorni anche per il voto sulla finanziaria al Senato. Anche per questo, vogliamo cambiare il modo di gestire la cosa pubblica e di fare politica nel nostro Paese. Vogliamo creare una nuova classe dirigente, composta da giovani e da protagonisti del corpo sociale. È questo uno degli obiettivi principali dei Circoli della Libertà e, alle elezioni amministrative e provinciali di primavera, faremo la differenza. In tante realtà». Sta ai lettori decidere se si tratta di una promessa o di una minaccia. La Brambilla sembra – oggi più che mai – un treno in corsa, con il non celato obiettivo di travolgere un modo di fare politica che non c’entra più nulla con la società civile.
Lo dice così, con decisione e lievità, rifuggendo per tutta l’intervista concessa a «La Provincia», le frasi che appartengono – da mezzo secolo in qui – al lessico del politichese.
La televisione, il giornale, i comizi in piazza con Berlusconi. Dove vuole arrivare signora Brambilla?
Io so soltanto da dove parto. E parto dagli oltre 5,000 Circoli della Libertà nati in tutta Italia e dalla grande vittoria che abbiamo ottenuto la scorsa settimana alle elezioni amministrative di Courmayeur.
Ma non è esattamente Milano.
Eppure è stato un laboratorio politico di grande interesse. Creda, non era facile. Intanto perché era il primo test per i Circoli della Libertà, e poi perchè in Valle d’Aosta non ci sono partiti tradizionali e quindi è più difficile trovare convergenze che con le forze politiche della Cdl. C’è l’Union Valdotaine, che sostiene il governo Prodi ma con la quale – grazie al nostro modo di intendere la politica – abbiamo trovato un accordo…
Vincente, mi pare.
Altro che. I nostri sei candidati, compreso il vice sindaco, hanno ottenuto il 60% dei voti della lista. I candidati più votati hanno 27 anni e, comunque, nessuno di loro aveva mai fatto politica prima d’ora. Perdoni la presunzione, ma abbiamo rinvigorito e ringiovanito il panorama politico localo.
Una rivoluzione?
Sì, un segnale di novità. Quasi una rivoluzione.
Ma il modello si può esportare?
Ne sono convinta. La nostra trasversalità, sia pure all’interno di un preciso quadro di riferimento, ci ha consentito di ottenere quello che i tradizionali partiti politici difficilmente avrebbero potuto ottenere. Sono convinta che i Circoli della Libertà potranno cimentarsi per fare la differenze in tante amministrazioni comunali e provinciali sin dalla prossima tornata. Soprattutto in quei Comuni che hanno giunte rosse da sempre.
Impegnativa come promessa…
Gli uomini e le donne dei Circoli lavorano per formare una classe dirigente nuova, che voglia impegnarsi e che venga dalla società civile. Portiamo linfa vitale per il Paese. La politica, da sola, non ce la fa più e ha bisogno di un rinnovamento.
Uomini dei Circoli ovunque, allora?
Con debite proporzioni e alla luce della situazioni locali, naturalmente. Di certo il nostro modello è chiaro: elettori o simpatizzanti di tutto il centrodestra, moderati che riuniscano le forze liberali sotto un unico innovativo progetto di rinnovamento politico. Per arrivare ad essere elemento fondante del Partito delle Libertà. Nei nostri Circoli questa rappresentazione è già una realtà e, per questo, sono certa che la politica dovrà adeguarsi alle rinnovate esigenze dei cittadini.
Ma è certa che glielo lasceranno fare? Le vecchie classi dirigenti dei partiti mica mollano facilmente…
Ne sono consapevole e lo stesso problema c’è a livello nazionale e locale. Il nostro modo di lavorare ed il nostro attivismo ha scompaginato gli equilibri di certi politici doc. In alcuni casi, è avvenuto anche all’interno della CdL ma non è un problema, li poi non si tratta mai di esponenti di primo piano…
Ma se li chiamano colonnelli, i suoi amici…
Macché colonnelli. I timorosi, per definizione, sono personaggi di medio profilo, che hanno vissuto la logica della politica por cooptazione, persone che non fondano la propria influenza sul consenso che sanno raccogliere ma su qualcosa che hanno ricevuto in dono. Comunque è fisiologico che, in un’assemblea di persone, accada un po’ di tutto.
Partito unico come destinazione finale?
Quello che accadrà alle prossime elezioni politiche dipenderà dalle decisioni di Silvio Berlusconi e dagli altri leader. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, ovunque. Ma a livello nazionale è difficile fare previsioni: bisognerebbe sapere con
quale legge elettorale si andrà alle urne, se i partiti della CdL saranno riuniti in una federazione o in qualcosa di più organico…
Di certo i leghisti non ne vogliono sapere di partito unico e neppure dei Circoli della Libertà. Hanno messo per iscritto il divieto ad iscriversi…
Bisogna stare attenti a non confondere le azioni di qualcuno con il pensiero di una forza politica. Per quello che tocco io con mano, non ci sono contrasti. Con la Lega ho collaborato quando si parlava di sciopero fiscale o di opposizione agli studi di settore nel commercio, non abbiamo preclusioni. I Circoli sono fatti per aggregare, non per separare.
In televisione lei è stata durissima sulla sicurezza.
E’ la questione di fondo. E purtroppo da priorità è stata declassata ad affare di serie B.
Ma nei cinque anni precedenti…
Togliere 800 milioni dal bilancio del ministero degli Interni, a parer mio, significa non rispondere alle richieste, sempre più frequenti da parte dei cittadini, di maggiore sicurezza. Al Nord come al Sud. Il resto è demagogia, come il pacchetto sicurezza di Amato.
Ovvero?
Dopo un anno e mezzo in cui ha guardato da un’altra parte, per evitare contrasti con la sinistra radicale, adesso il governo ha preparato cinque disegni di legge che rappresentano soltanto un manifesto di buone intenzioni. Se un problema c’è oggi, lo affronti con un decreto legge di immediata efficacia. Non con un disegno di legge che ha un iter parlamentare lungo già con una maggioranza solida. Figuriamoci con questa maggioranza scalcinata e divisa.
Rumeni ed immigrazione, allora.
Il sindaco Veltroni è responsabile della mancanza di controllo sul grande numero di rumeni insediati a Roma, senza né identità né lavoro. Poi, se vogliamo allargare il discorso, diciamo pure che quando terribili omicidi, commessi da persone di altre etnie, sono avvenuti nelle varie città italiane – penso ad esempio ai due coniugi di Treviso – il governo ha fatto finta di nulla. Quando, invece, teatro di un terribile crimine è stata la città di Roma, si è convocato il Consiglio dei ministri straordinario e si è fatto il decreto legge. Certo, Veltroni è il maggior azionista di Prodi…
Perché ritiene che la mancanza di controllo sulla popolazione rumena a Roma sia colpa di Veltroni e, se immagino bene, del governo?
Perché l’Unione Europea ha emanato, e non da oggi, una direttiva che consente ad ogni Stato di riaccompagnare a casa i loro cittadini comunitari, non soltanto in caso di loro comprovata pericolosità ma anche se si trovano nell’impossibilità di provvedere al proprio sostentamento e di dimostrare un reddito. Molti stati europei hanno recepito questa direttiva, l’Italia di Prodi no. Se l’avesse fatto, il problema delle cosiddette espulsioni di massa non si sarebbe neppure posto.
E voi che cosa proponete, sulla sicurezza?
Le primarie. Abbiamo raccolto le firme per mandare a casa Prodi, aderendo all’iniziativa di Silvio Berlusconi. Contemporaneamente, nei nostri gazebo, c’era un modulo, in cui votare quali, tra i provvedimenti che proponiamo in tema di sicurezza, siano più urgenti ed importanti. Delle vere e proprie primarie. Abbiamo dato voce ai cittadini perché, al di là delle polemiche delle ultime settimane, il tema della sicurezza non dovrebbe avere barriere ideologiche. Non è un tema di destra o sinistra, di Nord o Sud.
Pentita della politica, sia pure come la intende lei?
No, consapevole della responsabilità ma sempre entusiasta del progetto o del grande entusiasmo che riscontro tra i cittadini. Vogliono partecipare, fare sentire la propria voce e ci considerano un punto di riferimento di libertà.
L’essere una giovane donna l’ha resa bersaglio degli attacchi di molti esponenti della casta?
Solo di quelli che non hanno argomenti politici da opporre. Ma li capisco: reagiscono così davanti a una persona – una donna oltretutto – che è entrata a gamba tesa e senza bussare in una casta vera e propria, che non ammette nel suo salotto persone senza consolidato curriculum di militanza politica… Che ci vuole fare,
E le imitazioni in tivù…
Mi divertono davvero molto, il Ballantini di Striscia, poi, che cammina ondeggiando su tacchi di 10 centimetri e spostandosi la parrucca dagli occhi, è insuperabile. Chissà che fatica, poveretto.
Avere un imitatore dicono che sia un segno inequivocabile dell’essere arrivati.
Non mi soffermo mai su questo tipo di considerazione. Però, visto che mi ci fa pensare, è chiaro che, se quello che dice è vero, avere tre imitatori in azione contemporaneamente, più che una satira è una celebrazione.
Ci parli bene di tre esponenti della Cdl.
Frattini, Pera o Pisanu. Hanno capito in anticipo che i Circoli avrebbero potuto essere qualcosa di importante. E poi, se posso aggiungerne un quarto, ci metterei Scajola. Mi ha sorpreso per l’attenzione.
Non le chiedo dell’altro fronte…
E perché no? Ci sono persone con le quali dialogo con piacere, a cominciare da tre ministri: Emma Bonino, Antonio Di Pietro e Rosy Bindi.
Rosy Bindi?
Certo. Allo primarie del Pd tifavo per lei. Non lo sapeva?”
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