“In un’intervista di un paio di mesi fa Silvio Berlusconi ha affidato ai Circoli della Libertà una missione: “Che facciano penetrare le nostre idee nella società. Che aumentino il nostro radicamento sul territorio. Che facciano aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita politica” Michela Vittoria Brambilla è il presidente nazionale dei Circoli della Libertà, nei quali mette passione e una professionalità molto accurata. Dopo alcuni mesi di attività, e dopo l’annuncio della “Tv della Libertà” è il momento di fare i conti e vedere le linee di tendenza. Si tratta di capire se i Circoli sapranno ripetere le performances di Forza Italia nel 1994 e nel 2001. I giovani potranno avere diversi punti di vista, sfuggendo al triplo indottrinamento della scuola, dei media e del sistema culturale pop? Finora le idee liberali sono soffocate, il quotidiano “La Repubblica” entra come unico “giornale di classe” in 7000 scuole italiane e il pluralismo resta un’utopia.
A che punto siamo? Quanto è importante la comunicazione nel vostro impegno, visto che Berlusconi ha denunciato la tecnica dell’egemonia che ha consegnato l’Italia del dopoguerra alle parole d’ordine della sinistra?
Noi ci rivolgiamo alla gente, non alle élite. Partiamo da questo, per semplificare la questione.
In effetti dopo pochi mesi di vita già si parla di un canale televisivo. I media politici e quelli dedicati ai più giovani sono spiazzati: in effetti qualcosa potrebbe cambiare.
E’ vero. Sarà la “televisione della libertà”. Un canale tv prodotto dall’associazione Circolo della Libertà, che ha lo scopo di dare voce alle persone. E’ la nostra intuizione iniziale: siamo nati per questo, per offrire un’opportunità di partecipazione a tutti i cittadini che si sentono esclusi, messi ai margini da una politica autoreferenziale e inconcludente. La prima partecipazione è la voce, la possibilità di dire, di intervenire, di chiedere e di replicare alle risposte.
Per questo la vostra televisione offrirà uno spazio di dibattito, di confronto?
Innanzitutto di ascolto. Gli italiani devono essere ascoltati. A volte ci si dimentica che il popolo è sovrano. La Costituzione lo ribadisce, ma la politica dei politici di professione tende spesso a dimenticarlo. I cittadini hanno voglia di partecipare alla costruzione del loro futuro, ma non trovano spazi, né interlocutori. I circoli della libertà si propongono di dare voce a chi non l’ha più.
Vi proponete di sviluppare una cultura popolare e liberale?
Le etichette non mi appassionano. Certamente, come ricorda Berlusconi, la sinistra in Italia ha saputo mettere bene in pratica l’insegnamento gramsciano, teso a conquistare l’egemonia culturale attraverso le cosiddette casematte del potere. Il risultato è stato che chi non è di sinistra viene percepito come un nemico, o al massimo, come un qualunquista. È ora di finirla. E bisogna ripartire dalla gente, dai cittadini, dalle loro aspettative. E bisogna archiviare definitivamente l’ideologia. Soprattutto quella più persistente, che è quella figlia del comunismo.
Tutta colpa del comunismo?
No, ma credo che essere anti-comunista sia un dovere morale. Così come essere anti-fascista. Il problema è che in Italia si accetta l’idea del comunismo, dimenticando le efferatezze compiute nel suo nome. Ma l’impegno dei circoli va oltre questi retaggi del secondo millennio. Noi vogliamo guardare all’Italia di domani, non a quella di ieri. Vogliamo costruire un Paese più moderno, degno di far parte delle grandi democrazie dell’occidente.
Si, ma come pensate di collegare le idee con il territorio? I circoli sono realtà territoriali o sono un movimento nazionale?
Tutte e due le cose. I circoli della libertà sono ormai un movimento di massa in Italia. Ne sono nati più di quattromila in soli tre mesi di vita. Ma sono realtà fortemente radicate nelle loro zone, nella loro città, nel paese.
L’Italia ha un patrimonio che non può e non deve dissipare: il territorio. I territori. Senza eccedere in tentazioni municipaliste, il nostro Paese è fatto di ricchezze locali, di risorse umane e naturali che cambiano di città in città. Lo si vede anche nei tessuto economico e produttivo: oltre il 95% della ricchezza prodotta dall’Italia nasce in aziende di piccole o piccolissime dimensioni. Da questo che è il vero Paese vogliamo partire per coltivare il sogno di un’Italia più grande e moderna.
E quindi in questo progetto gli strumenti di comunicazione diventano importanti. Oltre alla tv?
Beh, la tv sarà una grande cosa. Difficile dire adesso “oltre alta tv” Certo è che tutti gli strumenti di comunicazione sono utili per ascoltare e per parlare. Abbiamo anche un sito (www.circolodellaliberta.it) con un canale di comunicazione aperto per tutti coloro che vogliono partecipare al nostro movimento. Sarebbe bello avere una radio, ma c’è un problema enorme delle frequenze. Sarebbe bello avere un giornale. Ma oltre a compilare il libro dei sogni dobbiamo avere la consapevolezza di fare un passo per volta.
Questa sensibilità per la comunicazione nasce anche dalla sua preparazione personale?
Sono giornalista. Ho lavorato tanti anni nei canali Mediaset. Ma poi ho fatto altro. Ho seguito le orme della famiglia: imprenditori da quattro generazioni. Un’industria leader nella lavorazione dell’acciaio e un’altra che ho creato io, attiva nella distribuzione di prodotti alimentari. Ma anche gli imprenditori sono comunicatori. Come tutti. Non siamo nella società dell’informazione e della comunicazione?
Certamente. Ma proprio per questo che tipo di relazione c’è con le altre realtà e organizzazioni preesistenti?
L’iniziativa dei Circoli della Libertà interpreta un sentimento popolare diffuso: riappropriarsi della politica. La prima ondata avvenne tra il ‘93 e il ‘94 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi. La nostra avventura nasce in quell’alveo. Vorremmo essere in un’ideale continuità con quell’esperienza. Vogliamo dare voce a quel grande popolo della libertà che in Italia, siamo certi, è maggioranza. Il popolo del centrodestra ha bisogno di avere un interlocutore unico a livello partitico. I circoli della libertà hanno l’ambizione di essere la culla del nuovo grande patito del centrodestra. Stiamo lavorando per quello, convinti come siamo che gli elettori del centro-destra siano molto più uniti di alcuni dei politici che li rappresentano.”
“L’opinione della Libertà”, Paolo Della Sala, 17/04/2007″
