INTERVISTA A BALDASSARRI SUL GIORNALE DELLA LIBERTA’

Quando lei era al Governo disse dell’Alitalia: ma quale privatizzazione, qui si deve fare come con la Swissair, libri in tribunale e basta. Poi però le cose andarono diversamente.
Ma avevo ragione io perché, da quando saltò l’accordo con Klm, avevo percepito che c’erano forti lobby che, sotto traccia, spingevano perché la situazione peggiorasse al punto da cederla quasi gratis a Air France o ad altri. E il boccone prelibato non era tanto un’azienda ormai decotta quanto una rete di slot e un bacino di consumatori assai appetibili. Insomma l’obbiettivo di questi condor, pronti a calarsi sul cadavere, era chiudere la fabbrica e scipparsi la rete di vendita. Poi scattò l’ultima illusione.
E andò di male in peggio a quanto pare.
L’idea fu quella di dar corpo, per rimetterla in carreggiata, ad un piano industriale per poi privatizzarla solo che si partì da un presupposto sbagliato e cioè che, a fronte dei soldi che lo Stato tirava fuori per il rilancio, sindacati e management avrebbero mantenuto fede alle promesse impegnandosi anch’essi per il rilancio. Cosa che, invece, non è avvenuta. Soldi sì ma promesse vanificate. E poi che errore è stato quello di affidare la compagnia ad uno come Cimoli, che aveva già dato prova di una negativa performance alle ferrovie.
Guardando agli sfracelli dell’Alitalia ma anche a quelli delle ferrovie e agli sconquassi della rete stradale, tutte cose che hanno portato al declassamento del nostro sistema dei servizi, c’è da chiedersi: è la politica ad essere incapace di risolvere questi problemi o è colpa solo degli esecutori cioè dei burocrati e dei manager che essa ha comunque, in molti casi, scelto?
È un circolo perverso in cui si impattano interessi di ogni genere e non solo politici e hanno ragione tutti quei cittadini che oggi, appellandosi proprio ai vostri Circoli, cominciano a dire basta a questo modo di fare politica e di gestire il paese.
Ma il vostro Governo, per la modernizzazione dei servizi, mi pare che qualcosa abbia cercato di fare. Solo che ora siamo ripiombati nel buio. O no?
Per tagliare il nodo gordiano dei ritardi accumulati nel settore dei servizi in 30 anni il Governo Berlusconi aveva approvato, dal 2003 al 2006, attraverso la “legge obbiettivo”, opere per 160 miliardi di euro di cui 75 già finanziati. Poi arriva il Governo Prodi e che fa? Invece di limitarsi ad aggiustare il tiro blocca tutto il bloccabile.
Quindi il vostro è stato un lavoro del tutto inutile?
Per fortuna no. Meno male, infatti, che per alcune opere – il quadrilatero Umbria-Marche, trasversale Tirreno-Adriatica, la Salerno-Reggio Calabria e il passante di Mestre- le procedure di apertura dei cantieri erano già state completate tanto che bloccarle sarebbe costato, di sole penali, più delle stesse opere. Insomma abbiamo fatto appena in tempo. Ma lo sa qual è un altro abbaglio preso da questo Governo.
Provo ad indovinare: il Ponte sullo Stretto?
Certo. Le opere per noi dovevano essere conseguenti. La Salerno-Reggio Calabria il più rapidamente possibile e difatti, grazie al nostro Governo, sono ora aperti 300 cantieri, ma poi anche il ponte che, per altro, allo Stato sarebbe costato, invece, una cifra irrisoria perché 8 miliardi di euro di finanziamento sarebbero venuti dal mercato internazionale. E che fa Prodi? Dà un calcio a questi 8 miliardi e spalma, invece, a pioggia i soldi pubblici già stanziati nelle province di Messina e di Reggio. Eccolo qui il circuito perverso. Ma le racconto una confidenza di un mio amico comunista.
Ci dica…
Quando il Cipe deliberò la spesa di 2,1 miliardi di euro per la Tirreno- Adriatica, la prima via di scorrimento che passa l’Italia da parte a parte, mi tira per la giacca e mi dice: ma lo sai che politicamente sei proprio un pollo? Noi distribuendo questi soldi un po’ di qua e un po’ di là avremmo campato vent’anni. Ecco anche Prodi, senza dirlo, lavora in quest’ottica che poi è anche quella di certi enti locali che, pensando solo a consolidare il loro potere, se ne infischiano della grande rete dei servizi.
Non mi dica però che solo una parte politica agisce oggi in questo modo.
Difatti il problema è generale. È una tara genetica che il mondo della politica, ai vari livelli, si porta dietro dalla prima Repubblica. Nei partiti non ci sono più scuole di formazione tanto che alla politica ci si arriva ormai solo per cooptazione. Non vorrei esagerare ma spesso è una selezione alla rovescia del tipo: venga in politica chi non ha altro di meglio da fare. E poi c’è naturalmente chi sale su questo treno per fare affari.
Tasto anch’esso assai delicato.
Non parlo solo della holding che oggi manovra a Palazzo Chigi ma anche delle centinaia di holding che si annidano nei palazzi comunali e regionali e che, operando sotto traccia, contano assai più di quanto non si creda. È il governo occulto di questo paese. Per non trascurare poi il potere occulto esercitato da fondazioni,banche, imprese private, pubbliche o privatizzate soltanto in apparenza.
Insomma una specie di Spectre trasversale.
Paragone suggestivo ma ho un esempio fulminante. Arrivano alla commissione Bilancio i 1367 commi dell’emendamento alla legge Finanziaria 2007 e il diktat del Governo è di esaminarli subito perché il testo dovrà andare in aula alle 8.30 del mattino dopo. Io che faccio l’economista da 25 anni mi metto a sfogliare il malloppo e scopro che, per la fretta, il computer del ministero ha stampato, a fianco dei commi, una colonna in cui sono elencati anche i nomi e i cognomi- una lunga sfilza di persone per lo più sconosciute- di coloro che hanno proposto ogni singolo emendamento. Salto sulla sedia e avverto il presidente della commissione, Morando. Guarda, gli dico, che se va in aula una cosa del genere è uno scandalo perché non possono essere evidenziate, in un testo ufficiale del Parlamento, simili cose. Le telefonate però non sortiscono alcun effetto e l’indomani il testo va in aula così com’è. Ma lo sa qual è la cosa ancora più curiosa? È che nessuno, in Senato, ci ha fatto caso .
Un’altra domanda: è vero o no che la prossima Finanziaria comporterà una manovra di altri 21 miliardi, con altre tasse quindi probabilmente in arrivo?
Non 21 ma 25 per essere esatti, quanto serve cioè per riportare il rapporto deficit/pil al 2,2% cioè ai livelli concordati con l’Unione europea. La verità è che, per come aveva già costruito la Finanziaria 2007, Padoa Schioppa sarebbe già passibile del reato di falso in bilancio perché non erano veritiere le cifre da lui dichiarate sia per quanto riguarda le entrate che le uscite. E i trucchi per far apparire la nostra situazione finanziaria diversa da quella che è purtroppo continuano.”