“II discredito della politica non si ferma con le buone intenzioni e con i vari progetti. Ma i nuovi partiti e coloro che si propongono sulla scena come nuovi protagonisti dell’ormai vecchio e fatiscente teatrino vanno analizzati con attenzione e non liquidati con superficialità, arroganza o, peggio, liquidati con sarcasmo e distacco.
L’altro ieri, il Foglio metteva in guardia Michela Vittoria Brambilla da quelli che, secondo il giornale di Ferrara, sarebbero le sue vere nemiche: le dirigenti del partito di Berlusconi, le mogli, le amanti e le giornalista politiche; in primo luogo la Rodotà del Corriere della Sera e la De Gregorio di Repubblica. Non sappiamo se le cose stiano in questi termini. Ma riteniamo un fatto comunque positivo la discesa in campo della trentanovenne imprenditrice di Lecco.
Ma questa sua discesa non deve provocare guerre interne – che sarebbero dannose -, rivalità intestine e polemiche, in primo luogo in Forza Italia. Quello di Berlusconi non è un partito dì plastica, a differenza di quanto ritiene Galli Della Loggia, eccessivamente severo con il primo partito dell’opposizione a Prodi. Bondi, Cicchitto e gli altri diligenti azzimi – che hanno lavorato sodo in questi anni per radicare Forza Italia nelle realtà locali -, sono politici esperti e non si lasceranno coinvolgere in dispute sterili. Al contrario, la discesa in campo della Brambilla va valutata e presentata come un arricchimento di Forza Italia e del centrodestra. E, soprattutto, come il primo segnale, atteso e significativo, dell’apertura della Cdl a nuovi apporti, a energie qualificate ed anche a quei settori, delusi da Prodi e dal governo di centrosinistra, non attratti dall’egemonia che i post-comunistì hanno già impresso sul partitone democratico.
A quanti, poi, sulla stampa vicino all’Unione, salgono in cattedra per bocciare il metodo della promozione della Brambilla occorre rispondere con pacatezza, sottolineando il lavoro da lei svolto nella creazione dei Circoli della libertà nel tentativo di attrarre i tanti italiani delusi dalle caste politiche e gli astensionisti dal voto.
E, infine, abbiamo già dimenticato come i Fassino, i Mastella ed i Bassolino hanno imbarcato le mogli nelle istituzioni centrali e locali? Non ricordiamo, allora, pensosi editoriali di Galli Della Loggia contro le scelte familistiche di quei dirigenti politici.”
Avanti!, Pietro Mancini, 24 agosto