Il Paradiso può attendere, almeno a Lecco. Secondo l’ “indicatore sintetico del disagio nella crisi”, elaborato dal Censis, gli abitanti della provincia di Lecco non hanno molte ragioni per dichiararsi “felici”, come li aveva dipinti, nei giorni scorsi, un’indagine della scuola di psicoterapia “Erich Fromm”. Se 0 rappresenta il minimo disagio e 100 il massimo, la provincia di Lecco– con il punteggio di 60 – si colloca all’ottavo posto tra le province italiane, alla pari con Ragusa e un punto sopra Napoli .
L’indicatore individuato dal Censis non è fondato sulle “sensazioni”di un campione di cittadini interpellati, ma sintetizza le variazioni nel periodo 2008-2011 di un ampio set di variabili oggettive: tasso di disoccupazione totale e giovanile, intensità dei fallimenti dichiarati; sofferenze bancarie sul totale degli impieghi, indice delle infrastrutture sociali, reddito disponibile pro capite, spesa delle famiglie pro capite, quota di delitti e criminalità diffusa denunciati, minori denunciati sul totale denunciati, dispersione scolastica (quinquennio istituti tecnici scientifici e classici), indebitamento delle famiglie.
Il dato, diffuso ieri durante l’audizione del Censis davanti alla commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, conferma che la crisi ha colpito duro anche nella ricca Brianza e che il disagio è ormai “trasversale”, cioè supera le tradizionali barriere tra Sud, Centro e Nord.