LEGGE DI BILANCIO, INTERGRUPPO PER I DIRITTI DEGLI ANIMALI: FISCO MENO GRAVOSO PER PROMUOVERE SALUTE PUBBLICA E RIPRESA ECONOMICA

Ridurre gli oneri fiscali indiretti sui proprietari di animali d’affezione e stimolare la ripresa rafforzando una delle filiere più dinamiche e resilienti dell’economia: quella della cura e dell’alimentazione dei milioni di animali che vivono nelle case degli italiani. E’ il duplice obiettivo che si propone di raggiungere l’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, presieduto dall’on. Michela Vittoria Brambilla, di cui fanno parte esponenti di Forza Italia, Pd, M5S, Lega, Fratelli d’Italia, LeU e Gruppo misto. “Abbiamo imparato sulla nostra pelle – sottolinea l’on. Brambilla – che la salute pubblica è una sola, umana e animale. E’ tempo di trarne le conseguenze anche dal punto di vista fiscale”.

Il pacchetto di emendamenti alla legge di bilancio, messo a punto dopo aver attentamente considerato le proposte delle associazioni di categoria e di quelle animaliste, comprende innanzitutto proposte che, indicando adeguate coperture, riducono al 10 per cento l’IVA sulle prestazioni veterinarie e sugli alimenti per gli animali d’affezione. Si prevede inoltre, anche come misura alternativa, la totale esenzione dall’IVA sulle prestazioni veterinarie per l’identificazione degli animali e il controllo della riproduzione (microchippatura e sterilizzazione). Altra proposta di rilievo, dinanzi all’emergenza Covid, l’assegno “una tantum” per gli animali familiari: una misura di sostegno alle famiglie che convivono con uno o più animali d’affezione. Se l’ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) non supera i 25.000 euro annui, la famiglia potrà ricevere un assegno pari a 150 euro per ogni animale convivente. Se l’ISEE non supera i 7.000 euro l’importo dell’assegno sarà doppio, ossia 300 euro, da destinare alla cura e all’accudimento di ciascun animale. L’Intergruppo insiste anche su due esigenze che hanno trovato solo parziale soddisfazione nella legge di bilancio dell’anno scorso: l’innalzamento della soglia di detraibilità delle spese veterinarie, che si vorrebbe portare a 1.060 euro, e l’aumento dello stanziamento per le finalità indicate dalla legge quadro sugli animali di affezione e prevenzione del randagismo, da portare a 2 milioni per il 2021.

Infine, ad avviso dei firmatari, è assolutamente necessaria l’abrogazione del 2.o comma dell’art.137 della legge di bilancio, che lascia nella custodia dei proprietari gli animali esotici o pericolosi sequestrati dall’autorità giudiziaria: “Non possono restare in balia dei maltrattatori”, sottolinea l’on. Brambilla.

“Sono proposte – aggiunge la deputata di FI – che meritano di essere seriamente considerate, non solo come concreta applicazione del principio “one health” (salute unica per uomini e animali) di cui da tempo l’Organizzazione mondiale della Sanità si fa portavoce, ma anche quale strumento per stimolare il rilancio dell’economia.”

“Il settore dell’alimentazione e della cura degli animali d’affezione – ricorda la sen. Loredana De Petris (LeU), vicepresidente dell’Intergruppo – vale oltre 2 miliardi di euro e ha dimostrato di resistere bene anche alle spinte negative di una crisi economica che nel nostro paese dura da più di dieci anni. Cure veterinarie e alimenti per animali sono voci di spesa che interessano decine di milioni di italiani: tassarli come fossero beni di lusso è assurdo e contrario al buon senso che caratterizza la politica fiscale in materia di altri paesi europei”.