Il Prefetto di Brescia convochi prima possibile il tavolo di coordinamento previsto dall’art.4 dell’ordinanza sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati, “per monitorare il fenomeno ed avviare incisive azioni di contrasto su un territorio più ampio”. L’on. Michela Vittoria Brambilla dà pieno appoggio alla richiesta del sindaco di Manerba del Garda, dove, daluglio a settembre, sono stati segnalati ben dieci casi mortali di avvelenamento di cani (e altri animali hanno rischiato grosso) ed esprime “vicinanza e affetto – non solo a parole ma partecipando direttamente al corteo – ai proprietari di quei poveri cani che hanno perso la vita per un atto tanto vile quanto crudele”.
Questa mattina l’ex ministro del Turismo, e presidente della Lega Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, ha partecipato alla “cagnolata”, la passeggiata di protesta attraverso le zone più colpite, organizzata nel Comune bresciano dai cittadini preoccupati. “I bocconi killer – sottolinea la parlamentare di FI – sono un problema molto grave, non solo perché uccidono i cani. Rappresentano un gravissimo pericolo anche per gli animali selvatici, comprese le specie minacciate, e ovviamente per tutte le persone, soprattutto i bambini, che frequentano le aree di verde pubblico. In alcuni territori del Paese questo deplorevole fenomeno ha assunto le dimensioni e le caratteristiche di una vera e propria emergenza ambientale”.
Per contrastarlo adeguatamente, aggiunge l’ex ministro, “è essenziale che tutti i soggetti interessati, come per parte sua ha fatto il sindaco Bertini, applichino appieno le disposizioni dell’ordinanza ministeriale, e agiscano secondo le linee guida che il ministero della Salute ha emanato nel 2011. Se c’è l’impegno di tutti (il veterinario che certifica l’avvelenamento, le asl e gli istituti zooprofilattici che effettuano le analisi, il sindaco che informa i cittadini, fa bonificare l’area e intensifica i controlli, le Prefetture che si attivano), le disposizioni risultano efficaci. Detto questo, sarebbe ora di trasformare l’ ordinanza in legge: se non erro, è dal 2008 che viene reiterata. Non solo non è corretto, ma c’è il rischio che qualche disguido burocratico apra all’improvviso pericolosissimi vuoti normativi”.