Chiusura definitiva, entro sei mesi, degli allevamenti di animali da pelliccia ancora formalmente attivi in Italia (10, di visoni); indennizzi e contributi alle imprese parametrati sul numero degli animali ancora presenti, sul fatturato dell’ultimo ciclo produttivo e sulle spese sostenute per la demolizione o la riconversione degli impianti; una corsia preferenziale per l’assegnazione di parte (5 milioni di euro) dei fondi del PNRR destinati all’agrivoltaico. Questi i capisaldi dell’emendamento alla legge di bilancio presentato dall’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali – di cui è presidente la deputata Michela Vittoria Brambilla (Fi) – a prima firma della sen. Loredana De Petris (LeU), presidente del Gruppo misto al Senato della Repubblica e vicepresidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della sen. Gabriella Giammanco (Fi).
Proprio l’on. Brambilla, il 16 novembre scorso, aveva annunciato l’emendamento, presentando – insieme con Martina Pluda, direttrice per l’Italia di Humane society international – l’indagine “L’allevamento di visoni in Italia: Mappatura e prospettive future” realizzata per conto dell’organizzazione internazionale di protezione animale da Studio Come Srl. Il rapporto contiene un approfondimento sullo stato attuale degli allevamenti di visoni in Italia, sulla loro rilevanza economica e commerciale per il nostro Paese e proposte concrete per favorire il superamento e la riconversione di questa attività, eticamente inaccettabile, incompatibile con il benessere animale, pericolosa per la salute umana, dannosa per l’ambiente e ormai di dimensione e rilevanza ridotte in Italia.
Nelle ultime ore il testo dell’emendamento è stato definito nei dettagli e depositato, a breve sarà pubblicato sulla pagina internet del Senato. Prevede l’immediato divieto di riproduzione per gli animali da pelliccia ancora presenti negli allevamenti e la chiusura degli stessi entro il 30 giugno 2022. Gli allevamenti, la cui attività è sospesa fino al 31 dicembre 2021, a causa del dilagare del virus SARS-CoV-2 tra i visoni di due di queste strutture, saranno comunque soggetti al monitoraggio e alle procedure previste dal Ministero della Salute. Alle aziende che ancora detengono il codice attività, indipendentemente dalla presenza o meno di animali, saranno riconosciuti un indennizzo per ogni animale presente alla data di entrata in vigore della legge, un contributo a fondo perduto corrispondente al 30% del fatturato registrato nell’ultimo ciclo produttivo, un contributo a fondo perduto, sino ad un massimo di 10.000 euro, per la copertura delle spese sostenute per la demolizione degli impianti o per la riconversione in attività agricola diversa. L’ammontare complessivo dei benefici e le modalità di erogazione saranno stabiliti da un decreto interministeriale: la copertura prevista è di circa un milione di euro. Alle stesse aziende sarà riconosciuta una corsia preferenziale nell’assegnazione dei fondi del PNRR per lo sviluppo agrivoltaico e la creazione di parchi agrisolari entro il limite complessivo di 5 milioni di euro e di 500.000 euro per singolo intervento.
Il decreto interministeriale regolerà anche l’eventuale cessione degli animali, con obbligo di sterilizzazione (i visoni sono specie alloctone, di origine americana) e nel rispetto delle procedure indicate dal Ministro della Salute per la prevenzione della diffusione di zoonosi, a strutture autorizzate, preferibilmente quelle gestite da associazioni di protezione animale riconosciute.
L’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, ha dichiarato: “Ovunque si parla di transizione ecologica, di svolta ambientalista, di rispetto per la natura e gli animali: concetti e principi che presto otterranno un riconoscimento formale anche nella nostra Costituzione. A maggior ragione è impensabile perpetuare la sofferenza di animali nati per correre in libertà, ma costretti ad una vita che non è vita e destinati ad una morte orribile, solo per lucro e vanità. Chiudere definitivamente gli allevamenti di visoni è etico, auspicabile per la salute umana, responsabile nei confronti dell’ambiente e sostanzialmente indifferente per la nostra economia”.
La sen. Loredana De Petris, presidente del Gruppo misto al Senato della Repubblica e vicepresidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, ha dichiarato: “Già 19 paesi europei hanno posto fine alla vergogna degli allevamenti da animali da pelliccia, da ultimo Irlanda e Francia hanno eliminato così, alla radice, il rischio che questi stabilimenti, potenziali serbatoi del virus SARS-Cov-2, rappresentano per la salute pubblica nel pieno della pandemia. Proprio perché “non è finita”, e purtroppo ce lo confermano le cronache di tutti i giorni, anche noi in Italia dobbiamo muoverci rapidamente, e senza esitazioni, nella stessa direzione dei nostri partner. Grazie al lavoro dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, il Parlamento italiano ha l’opportunità di mettersi al passo. Le forze politiche siano responsabili e facciano la scelta giusta”.
Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International, ha dichiarato: “Ci troviamo davanti a un’occasione storica per relegare definitivamente al passato l’allevamento e l’uccisione di animali per produrre pellicce, colletti, pompon e altri capi o accessori frutto di crudeltà, di cui nessuno ha più bisogno e la cui domanda è in costante calo. Da anni HSI si batte, anche a livello internazionale, per la chiusura degli allevamenti di animali da pelliccia, documentando ciò che avviene al loro interno, dialogando con gli attori del settore e offrendo soluzioni concrete come quelle contenute nello studio che abbiamo pubblicato, punto di partenza per l’emendamento presentato”.