MONTE RUFENO, CACCIA AL CINGHIALE NELLA RISERVA: L’ON. BRAMBILLA INTERROGA I MINISTRI DELL’AMBIENTE E DELLA SALUTE

Se i ministri dell’Ambiente e della Salute “non ritengano opportuno intervenire per evitare che si torni a cacciare per mesi in un territorio” – la Riserva naturale di Monte Rufeno ad Acquapendente (Viterbo) – “dove non si cacciava da più settant’anni, che si arrechi disturbo all’inestimabile patrimonio faunistico della riserva e che si metta a rischio la sicurezza dei numerosissimi visitatori”. Lo chiede in un’interrogazione depositata oggi l’on. Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati), presidente dell’intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell’Ambiente.

“La Riserva – spiega nelle premesse la deputata – incorpora ben 7 siti Natura 2000: 5 Zone Speciali di Conservazione ai sensi della Direttiva Habitat dell’UE (ZSC, ex SIC) e 2 Zone di Protezione Speciale ai sensi della Direttiva Uccelli dell’UE. Tutte le altre aree protette del Lazio che hanno aderito alla strategia regionale per il contenimento del cinghiale (circa 15) – continua – hanno scelto la forma delle catture. Solo nella RNMR si è scelta la caccia di selezione con il metodo della “girata” che, in sostanza, non è altro che una piccola battuta di caccia con un cane e un cacciatore al seguito più 9 cacciatori alle poste. Sono previsti indicativamente due giorni di caccia al mese a partire da febbraio, quindi al di fuori dei periodi abituali previsti dal calendario venatorio, “fino al raggiungimento dell’obiettivo numerico complessivo di almeno 70 capì abbattuti. Sono previste piccole aree di battuta nella Riserva, almeno 4 o 5 per ogni giornata di caccia”.

“Al di là del fatto simbolico – argomenta l’on. Brambilla – cioè il venir meno dell’”immunità” dalla caccia in un vero e proprio scrigno di biodiversità, tutto questo arrecherà un disturbo enorme agli habitat naturali dell’area protetta, in cui sono presenti molte specie animali protette in quanto rare o in via di estinzione, soprattutto nel periodo chiave delle nidificazioni e delle nascite dei piccoli. Il tutto avverrà, inoltre, senza alcuna considerazione dei fruitori della Riserva stessa, che annualmente registra un flusso di circa 20.000 visitatori che percorrono una rete di decine di chilometri di sentieri, visitano diversi musei, centri di informazione e interpretazione naturalistica e possono avvalersi di ben sette strutture ricettive gestite in convenzione da soggetti esterni. Con il paradosso che, proprio in primavera/estate, sarà necessario disdire prenotazioni per attività o soggiorni. In ogni caso una famiglia che cammina tranquillamente sul sentiero potrebbe trovarsi a sentire spari ravvicinati o urla di animali agonizzanti”.