“L’assegno di mantenimento per il cane o per il gatto non è ancora la regola generale, in caso di separazione tra coniugi che hanno condiviso l’affetto per un animale domestico, ma bisogna individuare dei criteri, come ho fatto in una mia proposta di legge, per evitare che gli animali siano penalizzati quando la coppia scoppia”.
Lo dice l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commentando il caso, citato dal “Corriere della sera”, di una coppia di quarantenni di Pavia che, in sede di separazione consensuale, si sono preoccupati di definire nel dettaglio il trattamento da riservare alla golden retriever Lulù, 4 anni, il cane di casa che vuole bene a tutti e due. All’esito di una negoziazione assistita dagli avvocati, Lulù resterà con l’ex moglie ma l’ex marito verserà degli alimenti per contribuire al suo mantenimento e potrà vederla previo appuntamento telefonico. “Capita sempre più spesso – osserva l’ex ministro Brambilla – che accordi di questo genere, di solito modellati su quelli relativi ai figli minorenni, siano convalidati dal giudice della separazione, e certo è sempre meglio, anche per gli animali di casa, che la coppia arrivi ad un’intesa. In caso di conflitto sull’assegnazione dell’amico a quattro zampe, il magistrato non è tenuto ad occuparsi del problema. E gli animali, soggetti deboli e meritevoli di tutela ma considerati oramai membri della famiglia, rischiano di subirne le conseguenze”. Come evitarlo? “La risposta – ricorda la parlamentare di Forza Italia che É anche presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente – è nel progetto di legge che ho depositato alla Camera – AC795 “Introduzione dell’articolo 155-septies del codice civile, concernente l’affido degli animali di affezione in caso di separazione dei coniugi” – per regolare una materia che può diventare motivo di scontro, con pregiudizio per l’incolpevole quattro zampe. Secondo il testo proposto, in mancanza di un accordo, il giudice – “a prescindere dal regime di separazione o di comunione dei beni e a quanto risultante dai documenti anagrafici dell’animale, sentiti i coniugi, la prole, se presente, e, se del caso, esperti del comportamento animale” – attribuisce l’affido, esclusivo o condiviso, alla parte “in grado di garantire il maggior benessere” dell’animale. “Nel nostro Paese – sottolinea l’on. Brambilla – quasi una famiglia su due convive almeno con un animale domestico, quindi la casistica che ho descritto è piuttosto frequente. Mi auguro che la commissione Giustizia esamini la mia proposta e si faccia carico del problema”.
“Ancora oggi – conclude l’ex ministro – il diritto italiano considera gli animali come oggetti, in netto contrasto con l’art.13 del Trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione europea, che definisce gli animali “esseri senzienti” e impone al legislatore europeo e agli Stati membri, sia pure con deroghe, di “tener pienamente conto” di tale principio. E’ ora di cambiare prospettiva anche in Italia, a cominciare dalla Costituzione per arrivare ai codici civile e penale. Si è infatti oramai affermata una coscienza di amore nei confronti degli animali e rispetto dei loro diritti. Me ne sono resa interprete presentando ben cinquanta proposte di legge ispirate al principio che gli animali debbano essere riconosciuti come esseri senzienti e quindi soggetti portatori di diritti”. Conclude l’on. Michela Vittoria Brambilla.