“Un fatto a dir poco sconvolgente, anche per chi, come me, da sempre fa campagna contro la caccia”. Così l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commenta la “tragedia sfiorata” (parola del Questore) a Terni, dove, questa mattina, il proiettile partito accidentalmente dall’arma di un cacciatore ha percorso circa 400 metri, ha sfondato la finestra di un istituto professionale mentre gli allievi erano a lezione e si è conficcato nel muro di un corridoio, ad altezza d’uomo.
“Per quanto possa sembrare incredibile – incalza l’ex ministro – le norme vigenti consentono di detenere e di usare per la caccia armi potentissime, con una gittata anche di due chilometri, e lo consentono a persone evidentemente irresponsabili, visto che l’interessato, poi identificato dalle forze dell’ordine, non solo se n’è andato tranquillamente a caccia di cinghiali dopo lo sparo accidentale, ma all’inizio ha dichiarato di aver esploso un colpo a salve. Per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma credo che tutti abbiamo il dovere di riflettere sui pericoli ai quali la caccia, questa pratica assurda, anacronistica e crudele espone i comuni cittadini”.
Nella stagione 2015-2016 l’Associazione vittime della caccia, consultando fonti di stampa, ha contato, in ambito venatorio, 18 morti (tra cui 1 minore) e 72 feriti (3 minori). Tra febbraio e agosto di quest’anno, quindi fuori della stagione, 17 vittime di armi da caccia, di cui 6 morti. “Non mi faccio illusioni sull’atteggiamento del governo filo-doppiette del premier Renzi – conclude l’onorevole – ma spero che in Parlamento qualcuno rifletta sul caso di Terni e su queste cifre, prima di compiacere ancora, con nuovi “regali”, la lobby dei cacciatori e degli armaioli”.