“In occasione della giornata mondiale contro le pellicce vogliamo denunciare con forza la tragedia degli animali allevati, catturati e uccisi per la produzione di pellicce, una pratica crudele ed inaccettabile, figlia solo del capriccio e dalla vanità”. E’ quanto affermato il 25 novembre a Milano dall’on. Michela Vittoria Brambilla, fondatrice del movimento “La Coscienza degli Animali insieme al prof. Umberto Veronesi, nel corso dell’evento organizzato in occasione della giornata mondiale contro le pellicce.
“In nome di questo capriccio e di questa vanità – continua l’ex ministro del turismo – milioni di animali soffrono nelle gabbie degli allevamenti intensivi o sono strappati al loro ambiente naturale ed uccisi nei modi più crudeli. Da tempo la pelliccia ha cessato di essere un prodotto funzionale a riparare dal freddo per diventare puro status symbol o, in altri casi, decorazione o guarnizione per capi d’abbigliamento o accessori. Nulla, certo, di cui non si possa – e non si debba, dico io – fare a meno”. La campagna realizzata da La Coscienza degli Animali si compone, in primo luogo, di un video shock che propone, senza alcuna censura, la crudeltà di tali pratiche e termina con un messaggio molto incisivo: “Questo è un appello alla tua coscienza, rispetta la vita degli animali, non vestirti di cadaveri”.
“La bellezza e l’eleganza di una persona si riflettono prima di tutto nel suo essere bella ed elegante nell’animo – spiega l’on. Brambilla – Non possono coniugarsi con la sofferenza degli animali e diventano una vergogna se il sacrificio di creature viventi ne è il presupposto. Pertanto, mi rivolgo soprattutto alle altre donne, a quelle – quantomeno – che possono permettersi un capo così costoso come la pelliccia: non vestitevi di cadaveri! La pelliccia non aggiunge nulla al vostro fascino, ma può dire molto della vostra personalità. Può voler dire, ad esempio, che siete indifferenti di fronte al sacrificio di creature innocenti, barbaramente uccise e scuoiate dopo una vita-non vita in un allevamento. Se non ci avete mai pensato prima, è tempo di pensarci adesso. Non vestitevi di cadaveri! – conclude l’ex ministro del turismo – Vi sentirete meglio con voi stesse e con gli altri”.
L’on. Michela Vittoria Brambilla ha quindi presentato la proposta di legge, di è primo firmatario, insieme ai colleghi deputati membri del coordinamento per la creazione di un’Italia Animal Firenldy. Il testo integra le fattispecie previste dall’articolo 544 bis del Titolo IX- bis del codice penale (delitti contro il sentimento per gli animali) vietando anche l’allevamento, la cattura e l’uccisione di animali per la produzione di pellicce. Le violazioni sono quindi punite con la reclusione da 3 a 18 mesi, con l’aggiunta di sanzioni fino a 5000 euro per ogni animale.
“La fine di questo orrore – spiega l’on. Brambilla – passa anche attraverso un adeguamento delle nostre normative ad un contesto nazionale ed internazionale che vede l’affermarsi di una sempre maggiore coscienza di amore e rispetto per gli animali ed i loro diritti e l’estensione del concetto di tutela a tutte le specie animali. Tanti paesi europei hanno già da tempo imboccato questa strada. Ora tocca a noi”.
Infine, grazie al contributo di Elio Fiorucci, garante del manifesto del movimento La Coscienza degli Animali nonché affermato stilista “fur free”, la campagna intende promuovere modelli virtuosi, interpreti di una nuova tendenza di moda rispettosa dell’ambiente e degli animali. Molti stilisti e molte imprese del settore dell’abbigliamento hanno già fatto propria questa sensibilità e si sono orientate verso una politica fur-free, cioè hanno rinunciato a produrre e commercializzare pellicce ed accessori di pelliccia. “E’ indubbio infatti che proprio dal nostro Made in Italy, che costituisce da sempre un faro nel mondo, debba arrivare quel cambiamento in linea con il comune sentire che possa costituire un riferimento per il mercato internazionale della moda”. Ha concluso l’ex ministro del turismo.
A livello mondiale, il business delle pelli comporta la sofferenza e la morte di circa 70 milioni di animali l’anno. L’approvvigionamento di pellicce avviene per l’85 per cento attraverso gli allevamenti e per il 15 per cento da catture in natura. Dagli allevamenti europei provengono il 60 per cento delle pellicce commercializzate nel mondo.
In Italia, la filiera della pelliccia non ha mai avuto una particolare rilevanza economica e negli ultimi anni appare in costante declino: nel 2010 il fatturato rappresentava circa il 2,8 per cento di tutto il settore abbigliamento, che rappresenta comunque un business da più di 800 milioni. Anche il numero degli allevamenti (visoni e cincillà, la volpe non è più allevata dalla fine degli anni Ottanta) si è ridotto, da 170 nel 1988 con circa 500 mila animali a 10 nel 2011 con circa 100-150 mila animali.