PESTE SUINA, ON.BRAMBILLA: “NO ALL’ABBATTIMENTO INDISCRIMINATO”

No all’abbattimento/macellazione indiscriminata dei suini, per prevenire la diffusione del virus della PSA (Peste suina africana) la cui presenza è stata riscontrata nelle carcasse di cinghiali tra la Liguria e il Piemonte. In un’interrogazione ai ministri della Salute e delle Politiche agricole, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, chiede se gli interrogati “non ritengano di dover escludere esplicitamente dalle disposizioni relative alle immediate macellazioni/abbattimenti i suini salvati da macellazione e detenuti da associazioni o i suini detenuti a fini di compagnia non affetti dalla malattia, con la previsione di apposite prescrizioni finalizzate alla prevenzione del contagio”.

Per contenere l’epidemia, la Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari del ministero della Salute (DSGAF) ha provveduto innanzitutto ad istituire la zona infetta, con ordinanza i ministri hanno successivamente vietato alcune attività all’aperto, tra cui quella venatoria, nei territori interessati e la stessa DSGAF ha emanato un provvedimento con “Misure di controllo e prevenzione della diffusione della Peste suina africana”, che dispone l’immediata macellazione di maiali, cinghiali e loro ibridi “detenuti all’interno di allevamenti bradi, semibradi e misti anche di allevamenti familiari” e il divieto di ripopolamento per sei mesi: tale previsione è ricalcata dall’ordinanza in materia della Regione Liguria.

“Nei provvedimenti citati – ricorda l’on. Brambilla –  non vi è alcuna previsione riguardo ai suini salvati da macellazione e detenuti da associazioni o ai suini da compagnia,  non destinati all’alimentazione, detenuti da privati o associazioni a scopo d’affezione, in condizioni ben differenti rispetto a quelle degli allevamenti a scopo alimentare”. Giuridicamente la posizione di questi animali è la stessa, ma la situazione di fatto è del tutto diversa, come dimostrano le numerose proteste arrivate alle associazioni di protezione animale. Di qui la richiesta ai ministri di un chiarimento che escluda dalla mattanza i suini detenuti per compagnia (per esempio i “maialini vietnamiti”) e i suidi salvati dalla macellazione o dalla caccia che vivono in rifugi gestiti da associazioni.