“Gli insegnanti sono la nostra unica speranza per rimettere i giovani dinanzi al senso del limite: il primo limite è il rispetto di sé e del proprio corpo”. Lo ha detto oggi Stefano Scovazzo, presidente del Tribunale per i minorenni di Torino durante l’audizione davanti alla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’on. Michela Vittoria Brambilla, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile. D’accordo la presidente: “Bisogna davvero puntare sulla scuola, ma non a parole, per arrivare là dove oggi le famiglie, per tante ragioni, faticano ad arrivare”.
Scovazzo invita a “non ipotizzare inasprimenti delle norme penali, che non servono e comunque agiscono quando il danno è fatto”, né “a sprecare denaro in inutili campagne informative” – basti pensare a quelle contro il fumo, “praticamente senza effetto sui giovani” – ma semmai a concentrare le risorse sulla scuola, restituendo agli insegnanti “autorità” e “potere d’intervento”, anche superando “le interferenze genitoriali”, per insegnare a bambini e ragazzi il rispetto di se stessi e del prossimo, il rispetto del proprio corpo, “che è il veicolo dell’esperienza e pertanto non può essere messo in vendita”. E’ pessimistico, infatti, il giudizio del magistrato sulla capacità dei “moderni” genitori di “insegnare i limiti, che essi stessi non conoscono”. Le famiglie sono spesso “assenti e distratte”, se non addirittura “disfunzionali”, e non in grado, quindi, di contrastare quello che il magistrato ha definito “l’inno rintronante all’assenza di limiti” intonato dalla pubblicità. Sostanzialmente sulla stessa linea le valutazioni del presidente del Tribunale dei minorenni di Milano, Mario Zevola, che parla di “genitori inesistenti”, di famiglie “ormai prive di strumenti di controllo” e di media “corresponsabili” nella diffusione di modelli di comportamento sbagliati.
“Un panorama sconfortante – osserva la presidente Brambilla – al quale però non si può rispondere alzando le braccia in segno di resa. Bisogna davvero puntare sulla scuola, ma non a parole, per arrivare là dove oggi le famiglie, per tante ragioni, faticano ad arrivare”.