“Posso dirle che cosa farei io, se mai dovesse capitarmi un’altra gravidanza, che per la verità escludo. Vede: quando aspettavo mio figlio, io non ho fatto neanche l’amniocentesi. Per me, nel momento in cui era stato concepito, quello era già il mio bambino». Nel dibattito etico-politico-religioso-medico sull’interruzione di gravidanza prevista dalla legge 194, Michela Vittoria Brambilla, 40 anni, presidente dell’associazione nazionale Circolo della Libertà, ma soprattutto delfina di Berlusconi votata ad alti incarichi – «Ministro? Io continuerò a fare quello che faccio: da che posizione lo farò deciderà lui» -, entra senza mal di pancia nell’arena delle opinioni. Se altre donne di spicco del centrodestra tacciono, con l’abituale eccezione del bastian contrario Prestigiacomo, lei non ha dubbi: il capo – che ha chiesto all’Onu una moratoria sull’aborto – ha sempre ragione.
Sono forse madri indegne, le donne che non si sentono madri dal concepimento, o che rinunciano a bambini destinati alla malattia e alle difficoltà?
«No, guardi, io sono per la totale libertà di coscienza. Ma sono molto grata a Giuliano Ferrara e spero che entri nel Partito della libertà: c’è proprio bisogno oggi di un uomo come lui per riportare la politica sul terreno anche delle idee e dei principi. L’entrata in campo di un uomo di grande spessore intellettuale rappresenta un contributo importante, in un momento in cui si sta finalmente tentando di rigenerare anche quei valori di tradizione, cultura e impegno morale che si sono appannati negli ultimi due anni».
Lo hanno accusato di essere «neoguelfo» e «baciapile».
«Lei davvero pensa che un uomo come Ferrara si assuma tutti i rischi di chi ha deciso di andare controcorrente solo perché “plagiato” da qualche vescovo? Ma andiamo… E anche l’etichetta di “neoguelfo” mi sembra del tutto fuori posto. Le ingerenze della Chiesa su questo tema ci sono, e non potrebbero non esserci, date le vistose carenze nell’applicazione della legge».
Lei è contraria alla 194?
«La verità è che è stata – e continua a essere – applicata in modo spesso assai parziale e anche maldestro. Si faccia un giro nei consultori, scoprirà che alle donne si chiede solo di scegliere se lo vogliono maschio o femmina, biondo o bruno».
Chi, scusi?
«Il ginecologo che farà l’interruzione».
Non capisco.
«Il mio è evidentemente un paradosso per farle capire che, ferma restando la libertà ultima della donna a proseguire o meno la gravidanza, non viene affatto messa in grado di valutare tutti gli elementi. Lo Stato laico ha gestito male, anzi malissimo, la 194: lo Stato deve salvaguardare i diritti delle donne, ma anche quelli di chi sta per nascere».
Non le sembra curioso che sia Berlusconi che Veltroni abbiano dichiarato di voler tenere questo tema fuori dalla campagna elettorale? Nobiltà d’animo nel non volere ridurre a slogan un argomento così delicato, o paura di scontentare per un verso o per l’altro gli elettori?
«Guardi, mi sembra che il loro programma converga su tanti punti. Con una differenza: che col 55% di cui è accreditato nei sondaggi, Berlusconi potrà portarlo avanti. Veltroni, col suo 27%, no».”
Vanity Fair, 27/02/08
