Sono un piccolo imprenditore e le invio questo sfogo che mi viene dal cuore.
Sono stufo di essere trattato come un nemico della società, invece che come parte di una colonna portante della stessa, quella degli imprenditori. La pregherei di prendere anche lei a cuore il problema che sto per esporle. A quanto mi risulta, pochi quotidiani hanno dato rilievo alla notizia (fornita anche dall’Ansa) che, secondo dati della Banca d’Italia, a fine ottobre 2006 il debito pubblico è aumentato di ben 90,1 miliardi euro, raggiungendo il record di 1.600 miliardi di euro. Caro direttore, non conviene con me che, a questo ritmo, tra sei o sette anni l’Italia sarà pronta a seguire il destino dell’Argentina? Da queste cifre è evidente che fino ad oggi i nostri governi sono stati incapaci di gestire l’economia e che quindi è urgente correre ai ripari, se non vogliamo che i nostri risparmi e i nostri beni finiscano in polvere. È insomma opportuno che tutte le categorie imprenditoriali, con a capo le loro associazioni e i loro rappresentanti, prendano in mano la situazione e tolgano ai politici il potere di spendere e distruggere la nostra economia. Non mi permetto di dare soluzioni (anche se qualche idea l’avrei), ma è opportuno che immediatamente si studi a fondo la situazione:
non c’è più molto tempo. Il problema è che mentre i ceti produttivi diminuiscono, le sanguisughe aumentano. Al fine di giustificare assurdi aumenti delle tasse e dei controlli, in questi giorni si fa un gran parlare di evasione fiscale. Ma l’argomento più importante è come i politici e burocrati spendono i nostri soldi. Mentre da noi si parla da anni di migliorare i servizi e per questo servono nuove tasse, Irlanda, Spagna, Inghilterra e Portogallo hanno diminuito le tasse alle imprese e introdotto regole flessibili che hanno fatto di queste nazioni le nuove “tigri d’Europa”. In Francia in questi giorni il presidente ipotizza una imposizione alle aziende massimo al 20%. Noi imprenditori dobbiamo essere consapevoli che se le stesse regole fossero applicate da noi anche la nostra economia conoscerebbe un analogo boom. Bisogna quindi reagire! E cambiare in fretta: comprendendo che nessuno ci regalerà mai la nostra libertà. Sta a noi conquistarla. Sta a noi alzare la testa di fronte allo Stato e non subire più passivamente arbitrii e sopraffazioni.
Giuseppe