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FERRI: AL 31/12/2015 803 I MINORI E GIOVANI ADULTI IN COMUNITA’ PER DECISIONE DEL GIUDICE PENALE. BRAMBILLA: “PIU’ ATTENZIONE PER I RAGAZZI A RISCHIO”

Pubblicata il 23 Febbraio 2016

Al 31 dicembre 2015 erano 803, di cui 423 minori e 380 adulti fino ai 25 anni, i giovani entrati nel circuito penale e collocati in comunità su provvedimento della magistratura. Di questi, 542 Italiani (67,5 per cento), 120 di origine africana (14,9 per cento, soprattutto da Marocco ed Egitto) e 44 minori stranieri non accompagnati (provenienti per lo più da Egitto, Gambia e Tunisia). Lo ha riferito oggi il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, durante l’audizione sui “minori fuori famiglia” davanti alla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta dall’ on. Michela Vittoria Brambilla. L’ex ministro chiede al governo “risposte più adeguate per i minori che si allontanano dalle comunità esponendosi al rischio di cadere, o ricadere, nelle mani di bande criminali”.

Tra le criticità segnalate, infatti, c’è il fenomeno degli “allontanamenti arbitrari”, cioè dei casi in cui il minore o giovane adulto contravviene al provvedimento del giudice e si allontana dalla comunità. “Purtroppo – sottolinea Ferri – dall’analisi dei dati del 2015 si rilevano 49 allontanamenti arbitrari ogni 100 collocamenti in comunità private e disaggregando tale dato per nazionalità, si osservano tassi di allontanamento arbitrario superiori per gli stranieri (61) rispetto agli italiani (39). Storicamente, si tratta di un fenomeno in crescita: nel 2010 il tasso di allontanamento era del 31 per cento ed ha superato il 40 per cento nel 2012. Anche in questi dati – conclude il sottosegretario – trova conferma la necessità di definire presto un nuovo ordinamento penitenziario minorile, per dare più articolate risposte a speciali esigenze e sanzioni più adeguate alla fascia di età dei destinatari”.

“I numeri relativamente piccoli –commenta la presidente Brambilla – non devono trarre in inganno. L’obiettivo della rieducazione, proprio di tutto il sistema penitenziario, è sentito a maggior ragione quando si tratta di minori e giovani adulti. In attesa di una riforma, il governo non può trascurare il problema degli allontanamenti arbitrari e della tutela dei minori che rischiano di cadere, o ricadere, in circuiti criminali. Occorre difendere e valorizzare il collocamento in comunità quale valida alternativa all’istituto penale, per puntare sull’effettivo recupero della persona”.

Ferri ha ricordato che la competenza del Dipartimento per la giustizia minorile è limitata ai minori e ai giovani adulti autori di reato che, in esecuzione di un provvedimento giudiziario, sono inseriti in comunità di accoglienza, ministeriali o convenzionate, per l’attuazione di progetti educativi alternativi alla pena detentiva. Rispetto al 2010 vi è stata una leggera flessione delle presenze (che allora erano 844), mentre negli ultimi dieci anni si è registrata una crescita dei collocamenti in comunità “come strategia intermedia capace di garantire un contenimento educativo, senza ricorrere all’Istituto penale”. Nel sistema le 10 comunità ministeriali hanno ormai un ruolo di “filtro”, di osservazione del minore in attesa di altra destinazione, visto che oltre il 90 per cento dei collocamenti riguarda comunità del privato sociale, monitorate dai Centri per la giustizia minorile.

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